Armi, acciaio, malattie ed il dominio sul mondo

Molti, moltissimi anni fa, mi capitò per le mani un volumetto dello scrittore di fantascienza Alfred E. Van Vogt intitolato Crociera nell’infinito (il cui titolo originale, “The voyage of the space Beagle”, esplicita l’ispirazione al “Viaggio di un naturalista intorno al mondo” di Charles Darwin).

Nel volume si immagina una enorme astronave esplorativa popolata di centinaia di scienziati specialisti delle diverse discipline, più un singolo portavoce di una disciplina nuova, il “connettivismo”, la cui funzione è di ricercare un approccio multidisciplinare alla conoscenza. Quest’idea di una forma di sapere in grado di inglobare e relazionare competenze diverse mi affascinò a lungo, e probabilmente modellò il mio approccio all’idea di sapere.

A distanza di molto tempo ho trovato qualcuno che ha realmente tentato di applicare un metodo analogo nientemeno che alla storia dell’umanità. Sullo slancio datomi da L’origine delle specie di Darwin ho, nei giorni scorsi, letteralmente divorato Armi, acciaio e malattie, di Jared Diamond, dove con la stessa, multidisciplinare, impostazione di fondo si analizza l’evoluzione delle società umane. La pagina su Wikipedia ne offre un valido sunto.

Diamond

Diamond applica i criteri dell’evoluzionismo darwiniano alle società umane, descrivendone l’evoluzione complessiva su un arco temporale di decine di millenni: la diffusione al di fuori dell’Africa, la conquista di tutte le terre emerse, l’invenzione dell’agricoltura, la stanzialità, la nascita delle civiltà, quindi la diffusione delle civiltà, in ondate successive. Nel farlo riscrive la storia del mondo non già dalla prospettiva estemporanea dei conquistatori, ma da quella dell’antropologo che osserva col necessario distacco un processo in corso da millenni.

Insomma, un testo a suo modo sconvolgente e spiazzante, che fa tabula rasa delle tesi razziste e del suprematismo bianco schiacciandole sotto una mole di evidenze sterminata e multidisciplinare, ed arrivando addirittura a rovesciare l’assunto per cui le civiltà rappresentino un’evoluzione della specie umana, dimostrando nei fatti come sedentarietà ed abbondanza abbiano pressoché invertito i meccanismi naturali che hanno portato alla comparsa ed allo sviluppo dell’homo sapiens sapiens.

La supremazia delle società moderne sui popoli di cacciatori/raccoglitori non è data da vantaggi fisici o intellettuali, bensì dalle armi, dall’acciaio e dalle malattie che si sviluppano (e vengono localmente metabolizzate) nelle città affollate ed a stretto contatto con gli animali. Il cacciatore/raccoglitore sopravvive grazie alla prestanza fisica, all’intelligenza ed alle proprie abilità, laddove per la sopravvivenza dell’allevatore/coltivatore contano molto di più la resistenza alle malattie e l’inserimento in un contesto sociale.

Anche i luoghi dove queste forme di organizzazione umana hanno maggior probabilità di svilupparsi non sono uniformemente distribuiti. Come già intuito da Charles Darwin per l’evoluzione delle specie animali, un continente esteso e disposto orizzontalmente lungo una fascia a clima temperato sarà enormemente avvantaggiato in termini di competizione, varietà di forme viventi e possibilità di diffusione di popoli, idee ed invenzioni rispetto ad uno più piccolo (Africa sub-sahariana), isolato (Australia), con climi estremi e/o con una disposizione nord-sud con aree climatiche radicalmente dissimili (Americhe).

N.b.: segnalo, per approfondimenti, l’articolo di Luca e Francesco Cavalli-Sforza, ad oggi pubblicato come introduzione al volume e che ne riassume efficacemente la complessità di contenuti ed argomentazioni. Servirà per seguire meglio le tesi che svilupperò nel prossimo post.

12 pensieri su “Armi, acciaio, malattie ed il dominio sul mondo

  1. Io lessi, di Diamond, prima Collasso, poi Armi, acciaio e malattie.
    Sono le due fasi della vita, la crescita e poi la diminzione/invecchiamento fino alla morte. Da questo punto di vista anche le culture hanno una dinamica biologica.
    I temi affrontati da Diamond hanno, specie ora, una rilevanza politica straordinaria.
    Scienza e conoscenza ci permettono di conoscere quali siano pattern (buone pratiche) e antipattern (pratiche perniciose) delle culture.
    Le nostre dirigenze, nel sistema delle demagogie pseudodemocratiche, non hanno quasi nulla di poltico, essendo impegnate nella conservazione dell’esistente, delle sperequazioni e dell’ecocido che lo caratterizzano, senza alcuna visione temporale e con una morale semplicemente anacronistica i cui dogmi/credenze (uno dei cinque fattori di collasso, secondo Diamond) sono concausa della degenerazione, della corruzione e sclerosi del sistema.

    • “Collasso” stavo per prenderlo insieme a questo. Ora penso di aver bisogno di metabolizzare a fondo il ribaltamento di paradigmi a cui mi ha costretto, quindi credo mi prenderò una pausa…

  2. può una riflessione sul mondo d’oggi fare a meno di a.a.& m. ? secondo me no. il contenuto è a dir poco dirompente, per quanto esposto in modo chiaro e coinvolgente. alla piero angela, per dirla brutalmente, un p’ come fanno desmond morris o marvin harris.
    collasso (che non è un manuale di gioco di carte) mi pare più lento e intriso di paesaggi nordamericani, e solo nell’ultimo capitolo c’è una presa di posizione.
    il mondo fino a ieri… boh, forse sto invecchiando più rapidamente a causa dell’incidente…. purtroppo non condivido e non sono molto d’accordo con chi ha scritto l’unico saggio fra i 10 libri che porterei all’altro mondo (gli altri sono romanzi)

  3. Letto solo Collasso. Notevole. Per l’altro dovrei trovare tempo. Mi domando se i nostri decisori politici abbiano qualche cognizione storiografica oltre alle date delle battaglie degli ultimi tre secoli.

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