Potete ricordare quando è stata l’ultima volta che avete portato ad aggiustare un vestito, o un paio di scarpe? Sapete dire di qualcuno che abbia mai portato a riparare un telefono cellulare, o un televisore, o una macchina fotografica? Io sì, ma sono un caso a parte. Eppure chiedetelo agli anziani, ai vostri genitori o nonni, se si ricordano che una volta le cose si aggiustavano. Si ricordano, eccome…
Mia madre ottantenne conserva un coltello, nella sua cucina. E’ un vecchio coltello di ferro un po’ rugginoso, non l’acciaio inox 18/10 a cui siamo abituati anche nelle produzioni cinesi col manico di plastica. Un coltello da cucina di ferro col manico di metallo cromato, vecchio di cinquant’anni e più. Un coltello appartenuto a sua madre, prima di lei… ormai un anacronismo. Retaggio di un’epoca in cui un semplice coltello da cucina si tramandava di madre in figlia.
Dunque qualcosa è successo, nell’arco delle ultime due o tre generazioni. Qualcosa che abbiamo chiamato in diversi modi: “progresso”, ovviamente, “crescita” secondo alcuni, “consumismo” secondo altri. Modi molto diversi per definire una trasformazione sociale epocale. Siamo passati da un mondo in cui le cose avevano un valore, un’importanza, e valeva la pena ripararle e continuare ad usarle, ad uno in cui, se una cosa si rompe, si butta e se ne acquista una nuova.
Problemi di gestione della quantità di rifiuti a parte, sembrerebbe a prima vista una condizione desiderabile, e sicuramente lo è per chi ha la fortuna di viverla, ma vale la pena comprendere a cosa sia dovuta, in base a quali meccanismi sia venuta a prodursi, ed a cosa ci porterà.
Alla base di tutto c’è il progresso tecnologico, la produzione in serie che consente di abbattere i costi, ma quello che ha davvero dato l’avvio al modello consumistico è stata la disponibilità di energia a basso costo. Il carbone prima, il petrolio poi, hanno consentito di azionare macchinari sempre più sofisticati per produrre ogni genere di utensili (e sciocchezze) l’umanità potesse desiderare.
Il salto di qualità dal carbone al petrolio è leggibile attraverso le trasformazioni avvenute nell’agricoltura, primaria fonte di approvvigionamento di cibo. Nel momento in cui il lavoro di decine di braccianti si è potuto sostituire con un singolo trattore le campagne si sono spopolate, e la manodopera è andata ad affollare i cantieri edili e le fabbriche dei distretti industriali.
Per farla semplice è come se avessimo scavato la terra per portare alla luce un tesoro nascosto, e da quel momento in poi ci fossimo affannati ad estrarne e spenderne il più possibile, al punto da mettere in moto meccanismi economici premianti lo sperpero al posto della conservazione. Chi più in fretta riusciva a convertire l’energia fossile in oggetti e ricchezza (spesso effimera) finiva premiato dal mercato e dagli investitori.
Tutto ciò non ha precedenti nella storia dell’umanità. Il “mondo alla rovescia” è in realtà quello che stiamo vivendo adesso, e la normalità il suo contrario. Quello che ce lo fa sembrare tanto normale è il fatto di esserci vissuti dentro per più di mezzo secolo, il che significa per molti (me compreso) l’intero arco della propria vita.
Quanto a lungo può durare un “mondo alla rovescia”? Sicuramente non molto oltre la singolarità economica rappresentata dall’energia e dalle materie prime a basso costo. E’ evidente a qualunque geologo che a furia di scavare avremo a disposizione sempre meno petrolio e materie prime, ed a costi via via crescenti (a meno di progressi tecnologici drammatici che si attendono da decenni ma dei quali non si vede ancora nulla all’orizzonte).
L’aspettativa è dunque che l’anomalia raggiunga il suo culmine e venga successivamente riassorbita, riportando il mondo ad un suo più naturale percorso. Un futuro in cui torneremo a costruire oggetti con l’idea che debbano essere duraturi e riparabili, in cui il risparmio sia premiato e lo spreco condannato, ed in cui le formiche sopravviveranno più facilmente delle cicale.
A chi ha occhi per vedere questo futuro appare già iniziato, gli altri non dovranno aspettare a lungo prima di doverne prendere atto. Con prezzi del petrolio continuamente crescenti ed in assenza di alternative plausibili su larga scala il “mondo alla rovescia” ha ormai imboccato la sua fase declinante.
“Per farla semplice è come se avessimo scavato la terra per portare alla luce un tesoro nascosto, e da quel momento in poi “. I miti ci hanno sempre messo in guardia dalla maledizione portata dai “tesori”…
Già, bella riflessione, la scienza come un vaso di Pandora fonte di tutti i mali.
Penso che i nostri antenati ne fossero consapevoli già all’epoca dell’invenzione dell’agricoltura… 😉