Per Eva

And the mercy seat is waiting
And I think my head is burning
And in a way I’m yearning
To be done with all this measuring of truth.
An eye for an eye
A tooth for a tooth
And anyway I told the truth
And I’m not afraid to die.


“E il giudizio divino mi attende
E credo che la mia testa bruci
E in qualche modo io sto agognando
Di essere sottoposto a questa prova della verità
Occhio per occhio
Dente per dente
E comunque ho detto la verità
E non ho paura di morire”

Questa settimana è stata terribile. Prima la notizia della morte di Eva, poi l’eco rimbalzante attraverso tutti i social network, le parole di chi la conosceva, le foto di questa ragazza sorridente che ora non c’è più, la mia certezza di averla vista, più volte, in occasione dei picnic del mercoledì, la cappa di angoscia che è scesa su tutti noi.

Quindi il senso di infinita tristezza, e di impotenza, di fronte ad una ennesima ‘morte annunciata’. La consapevolezza che è solo questione di tempo prima che tocchi a qualcun altro. La rabbia infinita di fronte ad istituzioni che fanno sempre meno del minimo indispensabile. L’indifferenza criminale di automobilisti che si preoccupano sempre e solo della propria sicurezza, mai di quella di chi hanno intorno, troppo intenti a nutrire il proprio egoismo.

“La strada è di chi se la prende” recita la delirante pubblicità di un nuovo SUV, e probabilmente lo stesso si può dire della vita altrui, abbandonata in balia di mostri d’acciaio pesanti tonnellate, lanciati a folle ed inutile velocità sulle strade urbane, senza nemmeno la protezione di una riga disegnata a terra. Senza diritti. Senza giustizia. Senza misericordia.

Giovedì sera ho partecipato ad una riunione spontanea, ed eravamo a decine. Tutte le ‘tribù’ del ciclismo urbano, un attimo prima pronte a litigare ed a rinfacciarsi le rispettive ortodossie riunite intorno ad un tavolo dalla morte di una ragazza. Per la prima volta ci si è voluti incontrare di persona, decidere un’azione comune. È stato bellissimo, ma una voce insistente dentro di me si domandava: ‘Quanto durerà? Quanto tempo passerà prima che si torni a litigare come bambini?’

Venerdì mattina, andando in ufficio, il ritornello ipnotico della canzone di Nick Cave mi rimbombava in testa ossessivo, “an eye for an eye and a tooth for a tooth”, “occhio per occhio, dente per dente”, l’antichissimo codice di Hamurrabi urlava la sua martellante e seducente litania.

Quante volte si è talmente accecati dalla rabbia da voler fare propria questa legge, da volersi sostituire ad un giudizio, umano o divino, che non avverrà mai, che non sarà mai equo, e volersi fare giustizia da sé?

Venerdì sera abbiamo partecipato in silenzio ad una fiaccolata spontanea sul luogo del delitto, via dei Fori Imperiali, una via che fa parte dei luoghi simbolo di questa città. Ci è stato impedito di lasciare una bici bianca legata al lampione di fronte al tratto di strada dove la vita di Eva è stata spezzata, ma abbiamo lasciato fiori, e candele, e messaggi.

Quel luogo, da ieri, è diventato per noi ciclisti romani un simbolo di quello che potrebbe succedere a chiunque di noi se non saremo in grado di cambiare le maledette regole del gioco che ci vedono, birilli umani, obbligati a condividere le strade con persone distratte, frettolose, indifferenti ed armate di autoveicoli mortali dalla potente mano delle ‘leggi di mercato’.

Ed allora la rabbia diventa lucida determinazione, da non sprecare in un atto inconsulto, in una vendetta sommaria. Una fiamma da mantenere accesa e bruciante dentro di sé, in modo che possa guidare le nostre azioni fino ad un obiettivo di civiltà, di sicurezza, di giustizia per tutti.

Per Eva. Per tutti quelli che quotidianamente si spostano in bici. Per i pedoni falciati sugli attraversamenti. Per i portatori di handicap. Per i bambini prigionieri di quest’assurda organizzazione urbana. Ed anche per loro, gli altri, gli adoratori del totem, del vitello d’oro, del ‘feticcio nerolucido’, e che ad esso sacrificano le proprie vite, e quelle altrui, senza neppure rendersene conto.


8 pensieri su “Per Eva

  1. Ancora non ho capito perche’ non e’ stato permesso di lasciare la bici bianca, quando quasi di fronte ce n’e’ una dipinta di rosso, legata ad un palo da parecchi mesi… o forse la pubblicita’ di un noleggio bici va bene, ma ricordare una ciclista morta puo’ turbare i passanti?

    Marco, sicuramente avrai letto "La collina dei conigli": non ti sembra che siamo un po’ come la tribu’ di conigli che aveva riparo e da mangiare in abbondanza, e non si chiedeva come mai ogni tanto qualcuno di loro sparisse?

    Marcello

  2. @ Marcello
    La seconda che hai detto.
    Sembra brutto ricordare, a gente che ha speso tanti soldi per venire fin qui ed in futuro ne convincerà altri a farlo, che sotto quest’aspetto da "città più bella del mondo" la gente muore per scelte urbanistiche sciocche e criminali.
    Quanto alla "collina dei conigli", no, non l’ho letto, ma la metafora è quasi ovvia. Ho letto una vignetta poco tempo fa che parafrasava il celebre motto "dateci libertà o dateci morte"… recitava "Dateci libertà o dateci… consumismo, televisione, automobili e centri commerciali!"

    cit. David Byrne:
    "We don’t want freedom,
    we don’t want justice,
    we just want… someone to love!"

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