Sterminare il nemico vegetale

Da molti anni combatto con un invisibile nemico vegetale. Le spine di questa pianta me le ritrovo sistematicamente conficcate nelle ruote della bicicletta, in prevalenza nella stagione autunnale, e sono da sempre la mia principale causa di forature in città. Sono nefaste al punto che arrivo a rammentare episodi singoli risalenti a molti anni addietro. Funestarono, per dire, la primissima uscita in bici con la mia futura moglie Emanuela in quel di Ostia.

Spina
Le spine hanno l’aspetto che vedete in foto, e solo recentemente sono infine riuscito a mettere in atto un efficace metodo di prevenzione delle forature, utilizzando il lattice come spiegato in questo post. Ma il nemico non aveva ancora un volto né un nome. Solo un soprannome: spina “baciapiedi”.

Da ignorante di botanica pensavo ad una pianta che ‘perdesse le spine’ in autunno, magari seccandosi (una pianta stagionale), quindi andavo cercando un’erbacea alta intorno al metro. Ce ne sono parecchie dotate di spine difensive che muoiono prima dell’inverno, soprattutto in Caffarella.

Ma le spine di quelle piante sono per lo più sottili ed innocue, insufficienti a forare lo spessore di una gomma da bicicletta. L’alternativa erano spine legnose come quelle dei rovi che producono le more… ma queste ultime, oltre ad avere una forma diversa, sono anche fortemente attaccate alla pianta stessa (che, del suo, le spinge in alto, cosa che rende difficile calpestarle)

Insomma, passava il tempo e la pianta maledetta non saltava fuori. Alla fine c’è voluto l’occhio acuto di mia sorella Paola per individuarla e mettere la parola fine al mistero. E l’ha trovata cercandola dove io non avrei mai pensato di guardare. Ieri mi ha mandato una foto via Whatsapp, un po’ sfocata, col commento “l’ho trovata, la pianta è quella che si vede dietro, a terra…”.

Tanto bastava. Breve ricerca su Google per ‘spina baciapiedi’ (chissà perché, prima non mi era venuto in mente…), confronto le foto ed ecco che il nemico ha finalmente un volto ed un nome: Tribulus terrestris. Eccolo qui, con tanto di spine in bella mostra.

Tribulus

Studiando un po’ ho capito perché non riuscivo a trovarla: avevo sbagliato tutto. In primo luogo non è una pianta erbacea, né rampicante: è una pianta che cresce in orizzontale! In secondo luogo le spine non sono difensive, bensì un sistema di trasporto e diffusione dei semi (sic!).

Le specie vegetali hanno infatti la necessità di spargere i propri semi su un areale vasto, per diffondersi e conquistare nuovi territori. Le piante ad alto fusto li affidano al vento (la lanugine dei pioppi sono semi ‘piumosi’, non polline come credono in molti).

Le piante da frutto fanno in modo che i semi attraversino indenni il sistema digestivo degli animali che si nutrono dei loro frutti, per essere quindi depositati a distanze notevoli dalla pianta progenitrice. Ma non è necessario che i semi viaggino ‘dentro’ l’animale, quando possono semplicemente attaccarsi all’esterno del corpo.

Così le lappole (che hanno suggerito l’invenzione del velcro) hanno semi che terminano ad uncino e si afferrano al pelame degli animali. Ma una pianta come il Tribulus, che cresce al suolo, a cosa si può afferrare facilmente? Alle zampe!

Ecco dunque svelato l’arcano: le maledette spine “baciapiedi” altro non sono che il metodo di inseminazione della pianta. Non sono difensive ma ne rappresentano il ‘frutto’. Un frutto dalla vita stagionale che in autunno, una volta giunto a maturazione, diventa legnoso, penetra nella pelle e si aggrappa alle zampe degli animali che distrattamente ci camminano sopra. E alle ruote di bicicletta, bucandole!

E indovinate un po’ quali sono gli habitat ideali di questa pianta? Semplice: dato che rimane sempre in prossimità del suolo qualunque habitat erboso è sufficiente a toglierle luce, quindi la pianta si sviluppa al meglio affondando le radici nelle fessure del terreno e diffondendosi su superfici orizzontali prive di vegetazione. I marciapiedi.

Macchia

Eccolo lì. In basso a destra c’è la mia ruota accanto ad una pianta del tutto innocua, al centro ed a sinistra il malefico Tribulus. L’apparenza è quella di una povera ed innocente piantina dalla crescita rasoterra e che parrebbe non rappresentare alcun pericolo se per sbaglio ci si dovesse passare sopra con la ruota, la realtà è che le malefiche spine sono proprio lì sotto, in agguato.

E dato che, oltre al danno, di solito c’è anche la beffa, mi sono reso conto che mentre portavamo in giro le sue spine attaccate alle nostre gomme in attesa di trovarle sgonfie, altro non facevamo che diffonderne i semi per ogni dove (l’infame!). Ma adesso che so cos’è e dove trovarla… ‘la vendetta è mia’!

cesoie

Stamattina sono uscito di casa armato di cesoie da giardiniere ed un paio di buste di plastica. I primi cespugli li ho trovati a nemmeno un centinaio di metri dalla porta di casa, in un punto dove passo obbligatoriamente quasi tutti i giorni. Venti minuti di ‘giardinaggio’ e prime due buste riempite.

Sacchi

Suggerisco di non limitarsi ad eradicare le piante e lasciarle sul terreno, perché in tal caso i semi resteranno in loco pronti a germogliare di nuovo. La cosa migliore è insaccarle e ficcarle in un cassonetto dell’indifferenziata, direzione inceneritore.

La buona notizia è che, sapendo come intervenire, la rimozione è semplice. La pianta cresce con una struttura radiale, quindi basta risalire al punto dove la radice si interra per sfilar via del tutto tralci che si allungano fino a due metri di distanza e coprono ampie superfici. L’infestazione della terza foto, quella con la ruota di bicicletta sulla destra, era composta da sole cinque piante distinte (ed ha riempito una busta intera).

La forma delle foglie è inconfondibile. Suggerisco di non accanirsi ad eliminare anche le piante innocue perché queste ultime rappresentano un naturale ‘competitor’ per il Tribulus, occupando la stessa nicchia ecologica, e la loro eventuale presenza ne previene la crescita.

Spina (1)

N.b.: la pianta malefica non mancherà di difendersi, quindi nelle vostre spedizioni di sterminio provvedete di disporre delle necessarie strategie antiforatura. La spina qui sopra me la sono ritrovata conficcata nella ruota davanti a lavoro terminato, ma stavolta ha trovato lattice per i suoi denti!

Update: aggiungo, per completezza, questo video girato in occasione dello “Stermination Party” di sabato 5 settembre.

8 pensieri su “Sterminare il nemico vegetale

  1. ti è sfuggito un particolare, è una pianta per ciclisti!
    Tribulus terrestris L. è una pianta appartenente alla famiglia delle Zygophyllaceae. Ha la caratteristica di essere spinosa e viene usata nella fitoterapia per la cura di alcune patologie legate alla sfera sessuale. Inoltre diventò discretamente nota poiché nel Novecento venne usata per migliorare le prestazioni sportive di alcuni atleti.

    • Ha migliorato noevolmente anche la mia abilità nel riparare le forature. E adesso sta attivamente contribuendo al perfezionamento della capacità relativa al maneggiare le cesoie. Sul serio, in tre giorni sono cambiato tantissimo! 😀

  2. Pingback: Ruote e lattice (sei anni dopo) | Mammifero Bipede

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