Cieli bui a tutti!

La crisi sta cominciando ad innescare le prime positive trasformazioni. Dopo gli Stati Generali della Bicicletta, tenutisi la scorsa settimana a Reggio Emilia (sui quali non ho scritto nulla non avendovi partecipato) oggi è rimbalzata su tutti i forum che si occupano di astronomia la notizia di un prossimo decreto legge intitolato “cieli bui”, su risparmio energetico e lotta all’inquinamento luminoso.

Per contestualizzare la situazione italiana penso sia impagabile questo frammento di una conferenza tenuta dall’astronauta italiano Paolo Nespoli pochi mesi fa:

Sul problema dello spreco energetico causato dall’illuminazione notturna e sulle devastanti ricadute sulla visibilità del cielo stellato ho scritto molto negli anni passati. Tre su quattro dei miei viaggi estivi degli ultimi anni (Canarie, Corsica e Croazia) sono legati a luoghi dove è ancora possibile osservare un cielo veramente buio.

Cosa è successo al pianeta negli ultimi cinquant’anni? Niente di particolare o imprevedibile: l’atavica paura del buio ha trovato conforto nella tecnologia illuminotecnica a basso costo, e il “bambino che è in noi” ha potuto realizzare il sogno di dormire con la luce accesa. Non dentro la stanza, ovviamente… con la luce accesa “fuori”.

Pian piano, anno dopo anno, abbiamo trasformato le nostre città in enormi alberi di natale, e l’intero paese in un gigantesco lampadario ancorato al suolo, in una rincorsa priva di senso a scacciare il buio e la notte il più lontano possibile.

(foto tratta da cielobuio.org)

Popoli meno sciocchi del nostro si sono dati per tempo regole, leggi e prassi. Un dato fra tutti: la Germania consuma annualmente per la pubblica illuminazione 40kw/h ad abitante, l’Italia quasi 120, su un territorio per giunta molto più ridotto, circa un terzo della superficie complessiva.

Ora, se i tedeschi possono illuminare e far funzionare un paese grande il triplo del nostro (e quanto al saperlo far funzionare meglio di noi… direi che non ci sono dubbi) spendendo a testa un terzo di quello che ci costa in Italia, probabilmente è il caso di cercare di capire come ci riescano, ed imitarli.

I punti sui quali intervenire sono almeno tre. Il primo e più evidente riguarda la dispersione prodotta da lampade e riflettori inefficienti e mal orientati. La luce prodotta dalle lampade, invece di essere direzionata dove realmente necessario, finisce sparpagliata in tutte le direzioni. In molti casi una percentuale consistente, fino al 75%, viene dispersa direttamente verso il cielo (tipico esempio i globi luminosi da giardino, presenti anche in molte soluzioni di pubblica illuminazione.

In assenza di legislazione in merito (*) le pubbliche amministrazioni hanno delegato ai fabbricanti la definizione delle specifiche tecniche, ed i fabbricanti hanno puntato a soluzioni puramente estetiche, producendo impianti di illuminazione tra i più inefficienti al mondo. Regolarmente acquistati ed installati.

(foto tratta da cielobuio.org)

Il secondo punto riguarda la sovra-illuminazione, ovvero la quantità di luce che arriva al suolo. L’occhio umano ha enormi capacità di adattamento al buio, ed esiste una soglia minima al di sopra della quale aggiungere più luce produce solo un adattamento dell’occhio, senza che la luminosità percepita si modifichi significativamente. Ovviamente anche su questo non esiste alcuna specifica normativa nazionale.

Il risultato è che vengono installati impianti di potenza molto superiore al necessario, che oltre a sprecare energia hanno anche l’effetto di abbassare la sensibilità naturale dell’occhio, facendo poi percepire come “inadeguata” tutta l’illuminazione circostante ed innescando un circolo vizioso di reinstallazioni ed adeguamenti “al rialzo”.

Il terzo punto riguarda le installazioni inutili, che comunque in tempi di “vacche grasse” e spese allegre non sono mancate, spesso col pretesto della pubblica sicurezza. In questa categoria rientra l’illuminazione (a giorno) di chilometri e chilometri di autostrade, di svincoli su strade minori, parcheggi deserti e spazi nottetempo disabitati.

L’unico risultato che si ottiene ad illuminare tratti stradali per veicoli che dispongono di sorgenti luminose proprie (i fari) è aumentare le velocità di percorrenza ed i rischi conseguenti di incidenti. Se può aver senso illuminare nottetempo gli spazi destinati alla socialità (vie, piazze, passeggiate) nelle ore in cui sono frequentate, ne ha poco o nulla illuminare spazi spopolati o destinati unicamente al transito di veicoli.

Altra pessima abitudine è quella di sparare vagonate di watt sui monumenti, illuminandoli dal basso (con inevitabile dispersione di luce verso il cielo) in maniera tanto appariscente quanto tragicamente pacchiana.

Col progredire della notte e la riduzione del passeggio l’illuminazione può essere ulteriormente ridotta, come avviene in molte zone della Francia. Due anni fa mi stupì constatare come nei paesi della costa nordoccidentale della Corsica l’illuminazione pubblica venisse totalmente spenta dopo la mezzanotte. Niente del genere mi è capitato di vedere in Italia, perlomeno in tempi recenti.

Al malcostume pubblico si unisce poi quello privato, con capannoni, rimessaggi, cantieri ed aree industriali illuminati a giorno in chiave di prevenzione dei furti, ed in misura minore ma più capillare con villette, prati, cortili e giardini illuminati “all night long” dalle onnipresenti luci a palla, che pur se vietate da molte normative regionali restano disponibili in commercio e continuano a venir installate impunemente.

(foto tratta da cielobuio.org)

Il tutto in barba alle statistiche che dimostrano come non vi sia correlazione tra illuminazione e riduzione dei furti, che anzi in diversi casi vengono addirittura agevolati dalla disponibilità di luce ambientale. Ma più forti del buonsenso sono i pregiudizi, i timori atavici e la convinzione che luce e progresso siano direttamente correlati.

Invece le controindicazioni vanno ben al di là di quanto si potrebbe immaginare, arrivando ad influire negativamente sui cicli sonno/veglia di animali ed esseri umani su su fino alle rotte migratorie degli uccelli, producendo nervosismo, ansia ed in qualche caso patologie concrete, oltre all’inquantificabile danno culturale della perdita di cognizione dell’universo intorno a noi e del nostro posto nel cosmo.

Impossibile a questo punto non menzionare l’episodio del blackout avvenuto negli Stati Uniti negli anni ’70, nel corso del quale si registrarono numerose telefonate alla polizia di persone che domandavano, terrorizzate, cosa fossero tutti quei punti luminosi in cielo… le stelle. Non le avevano mai viste prima!

Vediamo quindi quali sono i punti in discussione nel decreto legge:

1. Per finalità di contenimento della spesa pubblica, di risparmio di risorse energetiche, nonché di razionalizzazione ed ammodernamento delle fonti di illuminazione in ambienti pubblici, con decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture, nonché con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro . giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti standard tecnici di tali fonti di illuminazione e misure di moderazione del loro utilizzo fra i quali, in particolare:

a) spegnimento dell’illuminazione ovvero suo affievolimento, anche automatico, attraverso appositi dispositivi, durante tutte o parte delle ore notturne;

b) individuazione della rete viaria ovvero delle aree, urbane o extraurbane, o anche solo di loro porzioni, nelle quali sono adottate le misure dello spegnimento o dell’affievolimento dell’illuminazione, anche combinate fra loro;

c) individuazione dei tratti di rete viaria o di ambiente, urbano ed extraurbano, ovvero di specifici luoghi ed archi temporali, nei quali, invece, non trovano applicazione le misure sub b);

d) individuazione delle modalità di ammodernamento degli impianti o dispositivi di illuminazione, in modo da convergere, progressivamente e con sostituzioni tecnologiche, verso obiettivi di maggiore efficienza energetica dei diversi dispositivi di illuminazione.

2. Gli enti locali adeguano i loro ordinamenti sulla base delle disposizioni contenute nel decreto di cui al comma 1. Le medesime disposizioni valgono in ogni caso come principi di coordinamento della finanza pubblica nei riguardi delle regioni, che provvedono ad adeguarvisi secondo i rispettivi ordinamenti.

Nulla di tragico, drammatico o terrificante, niente nuovo medioevo, solo razionalizzazione, riduzione degli sprechi e banale buonsenso. Ma probabilmente è proprio quello che ci spaventa tanto: il buonsenso. Non ci siamo abituati.

Update: qui potete ascoltare l’intervento del presidente dell’Unione Astrofili Italiani, Mario di Sora, ai microfoni di Radio3-Scienza.

7 pensieri su “Cieli bui a tutti!

    • Grazie. Purtroppo l’ho finito di scrivere troppo tardi per trovare il tempo di diffonderlo adeguatamente… Magari più tardi nel pomeriggio lo “spammo” un po’.

  1. Una sola precisazione, che direi importante! Lei ha scritto che:
    “…..In assenza di legislazione in merito le pubbliche amministrazioni hanno delegato ……..”.
    DAl 2000 quasi tutte le regioni italiane si sono dotate di leggi per combattere l’inquinamento luminoso e favorire il risparmio energetico. Quindi le amministrazioni comunali, provinciali DEVONO seguire le specifiche tecniche di legge che in sostanza dicono di rispettare le norme tecniche di settore, senza sovrailluminare e principalmente NON inviare luce sopra la linea dell’orizzonte!
    Grazie dell’articolo….
    Fabio Arcidiacono – referente CieloBuio per le Marche

    • Grazie della precisazione. Sono d’accordo, la questione è ancora più grave in quanto si tratta di legislazione disattesa (anche se le leggi regionali non sono tutte uguali, mi dicono p.e. di quella del Piemonte scritta malissimo, non so le altre…), in ogni caso una normazione a livello nazionale la aspettavamo da decenni… e dubito che senza la crisi l’avremmo ancora oggi.

      P.s.: i miei sono originari delle Marche e ci torno spesso. Attualmente abbiamo una casa a Pianello di Cagli (PU) con un’illuminazione pubblica che definire demenziale è poco, ed una terrazza dalla quale non posso osservare col telescopio perché flagellata da due lampioni che ne illuminano le pareti a giorno da una posizione diversi metri più in basso. Quello è un punto sul quale avrei volentieri combattuto una battaglia (il paesino è in un’area molto povera di IL, di solito vado ad osservare sulla cima del sovrastante monte Nerone, SQM~21.2), ma non so se posso farlo da non residente…

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