La caduta


La caduta in bici di martedì scorso, ad una settimana di distanza, assume connotati diversi e progressivamente meno rassicuranti. Niente di rotto, questo è stato il primo pensiero. Faccia gonfia, un paio di dita doloranti, un occhio nero. Niente di che, però…

Però c’è di mezzo un trauma non da poco. L’incidente, in sé, è stato abbastanza stupido. Con la bici nuova ho imboccato un prato in discesa, e mentre stavo sfrecciando sull’erba mi sono ritrovato davanti alle ruote un tubo di gomma messo in diagonale, che non sono riuscito a scavalcare. Le ruote ci sono slittate sopra ed ho fatto un capitombolo.

Di questa caduta, e di tutta la dinamica dei fatti dal momento in cui ho provato a saltare sopra il tubo, non ho ricordi. Quando ho ripreso conoscenza è stato come svegliarmi da un sogno. Ero seduto ed avevo intorno diverse persone che prima non c’erano: amici che stavamo andando a raggiungere quando ci siamo mossi poco prima della caduta.

Sono svenuto? No, e questa è forse la nota più inquietante. Racconta un ragazzo inglese che era con me che sono stato seduto forse una decina di minuti in stato confusionale, guardandomi intorno e chiedendo ripetutamente cosa fosse successo. Dieci minuti di cui non ricordo nulla. Sono tornato lucido in tempo per camminare fino all’ambulanza che era nel frattempo arrivata, e che mi ha poi trasportato al pronto soccorso.

Lastre alle mani, tac al setto nasale, niente di rotto. Dimesso dopo i controlli me ne sono tornato a casa da solo, con la metropolitana, per fare prima ed anche un po’ per rientrare al più presto nella "normalità".

Adesso, però, ad una settimana di distanza, gli "acciacchi" non sono ancora del tutto rientrati. La faccia è tornata quasi normale, dopo tre giorni di naso gonfio e dolorante ed un occhio nero che ha fatto capolino dopo un po’. Ma un dolore fastidioso al retro del collo, ormai quasi passato, ha ribadito il rischio di eventualità sicuramente peggiori.

Superato il momento in cui è essenziale rassicurarsi di stare bene si è fatta largo la riflessione su cosa sarebbe potuto accadere, ed il pessimismo ha preso a disegnare scenari tragici. Cadendo diversamente avrei potuto rompermi il proverbiale "osso del collo", restando paralizzato? La botta alla testa poteva causarmi una "perdita di lucidità" più prolungata, o un danno cerebrale permanente?

Ieri, tornato in ufficio, ho trovato una notizia terribile ad attendermi: una ciclista che si stava allenando per una gara, sui sentieri di Monte Cavo, è stata sbalzata dalla bici ed è morta, probabilmente per frattura dell’osso del collo, sotto gli occhi del marito.

Poteva succedere anche a me? Non so, forse… Preferisco non saperlo. Il mio commento sul forum ha evocato "l’idea di esser stato nuovamente sfiorato da qualcosa di nero ed orribile, ed ancora una volta lasciato andare". Non siamo indistruttibili, non siamo immortali, siamo forse più fragili di quanto si sia disposti ad ammettere.

Ieri sera, però, ero di nuovo in bici, nello stesso parco, con diverse delle persone presenti la scorsa settimana. Siamo andati un po’ in giro, ho fatto alcune delle discese "tecniche" proposte dalla guida, altre le ho evitate. Siamo anche tornati a dare un’occhiata al tubo, che sta sempre là, in attesa di nuove vittime. La vita continua, con un briciolo di prudenza in più.

Quello che sono solito dire, a chi mi rimprovera comportamenti "spericolati" alla guida della bicicletta, è di esser sempre caduto "troppo poco" per spaventarmi davvero. Ora spero di far tesoro di questo incidente, e non dimenticarmene troppo presto… anche se, conoscendomi, non sarà facile.

11 pensieri su “La caduta

  1. Dolori dopo una sola settimana penso siano normali, quando mi hanno sportellato su via tuscolana ho avuto dolori al petto per almeno due settimane.Per ricordarti di essere prudente metti un fiocchetto rosso sul manubrio 😉

  2. Considerazioni giuste e normali, ma io sono fatalista… quando tocca a te, può suddederti ovunque, anche con una banale scivolata nella vasca da bagno.Vero anche che quando accadono di questi incidenti ti rendi conto che ci sono cose che non hai valutato… ancora. la prossima volta sarai ancora più attento senza necassariamente perdere il gusto di fare certe cose.Mamaa

  3. Ho tardato un po' a rispondere perché volevo sentire il parere dell'ortopedico.In effetti un "residuo" della caduta c'è: ho un mignolo storto, o meglio piegato in avanti.L'ortopedico l'ha definito "dito a martello", ha detto che in genere, tenendolo dritto con un tutore, in capo a sei setimane torna come prima.In caso contrario si opera.Io avevo già un tutore, fatto da me con dei post-it e dello scotch… mi ha fatto i complimenti per l'intuizione e per la funzionalità (ma mi ha anche dato i riferimenti per comprarne uno vero…).Insomma, fra un mese e mezzo saprò se mi devo operare o no.Seguiranno aggiornamenti.

  4. @mignoloche brutta cosa, mi spiace, ho scherzato nel commento #1 ma pensavo fossi ormai uscito indenne dalla cosa.a dopoMarco

  5. Sono felice che non ci siano state conseguenze. Qualche anno fa in bici sono stata travolta da un'auto, sbalzata sul cofano, ho rotto il parabrezza con una craniata e sono stata lanciata a cinque metri di distanza dall'urto. Quando mi sono alzata a sedere in mezzo alla strada il primo pensiero che ho avuto è stato: "Che figura del cazzo". Giuro. Evidentemente il nostro cervello attua dei meccanismi di autodifesa (come nel caso tuo con i dieci minuti di ''buio'')….Yod

  6. @ YodPorca miseria!!!Ti è andata stra-bene, c'è da rimanerci secchi…Dopo una roba del genere il minimo è farsi venire una paura fobica delle auto.Comunque non è la prima volta che mi capita di finire in stato di shock. Da ragazzo feci un brutto incidente col motorino: un'auto mi piombò addosso fratturandomi una gamba. Mi risvegliai sul taxi che mi portava all'ospedale convinto di aver fatto un brutto sogno. Purtroppo era vero. Penso che il mio cervello, per lo spavento, abbia messo in atto una sorta di "strategia di riduzione del terrore" inconscia, dirottando tutto sui binari del sogno.

  7. ciao, leggo della tua caduta e mi è venuto in mente che nove anni fa mi era capitato un incidente quasi mortale, ma dopo un mese di ospedale tutto bene, ma non ho avuto il coraggio di salire sulla bici, se non dal cardiologo per le prove da sforzo.un paio di mesi fa mi è venuta la curiosità di frugare fra i dati degli incidenti in cui ci sono le bici e questi sono i numeri.spero di non essere fuori temaciao francesco

  8. Ciao FrancescoUn incidente "quasi mortale" è certo un buon motivo per rimanene traumatizzati. Il mio è stato un incidente abbastanza stupido e potenzialmente evitabile, ma ogni tanto mi lascio andare all'incoscienza…In compenso, se tendo a fidarmi troppo del mio controllo della bici, tendo a non fidarmi per nulla degli altri, ed uso la sede stradale il minimo indispensabile, quando è deserta oppure quando proprio non posso farne a meno. Se posso uso sentieri, strade bianche, marciapiedi, soprattutto quando mi muovo in città.Sui tuoi numeri ho commentato nel tuo blog.

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