È bello avere un corpo

appiantica

Non cesserò mai di stupirmi della capacità, propria dell’andare in bicicletta, di stimolare pensieri, idee e riflessioni. Proprio ieri, mentre con Manu percorrevamo un’Appia Antica pressoché deserta, in una splendida mattina d’inverno che sembrava piuttosto rubata ad un mite autunno, l’ennesima ‘lampadina’ mi si è accesa in testa regalandomi un’altra briciola di comprensione.

Pedalavo e sentivo il mio corpo: le mani, le braccia, il movimento ritmico delle gambe. Sentivo il mio corpo muoversi, lavorare, agire, e dopo un po’ mi sono reso conto del perché questa sensazione mi pareva così piacevole. Mi sono reso conto che normalmente, del mio corpo, non me ne accorgo neppure.

A spiegarlo sembra strano, ma è esattamente così: siamo esseri dotati di mente e corpo, ma se il lavoro che dobbiamo fare è puramente cerebrale (cosa che, in una società in cui quasi tutte le operazioni sono delegate a macchine più o meno sofisticate, avviene ormai nel 90% dei casi), finiamo col concentrarci solo sulla sfera intellettiva dimenticandoci perfino che ce lo abbiamo, un corpo.

Tempo addietro scrissi che la bicicletta altro non è che una sorta di ‘protesi’, utile a renderci capaci di fare cose che normalmente non potremmo fare: come un bastone o una stampella rendono una persona claudicante capace di camminare, così una coppia di ruote rende un corpo normale capace di spostarsi di parecchi chilometri, ed a velocità impensabili, con relativamente poco sforzo.

Oggi mi sono reso conto che nel mio lavoro di tutti i giorni, svolto davanti ad un computer, finisco col trattare tutto il mio corpo come una semplice appendice del cervello. E in realtà è così per tutti, per quanto folle ciò possa sembrare. Abbiamo questa sorta di ‘grappolo di organi’ appeso sotto la testa, e lo trattiamo come tale: lo usiamo il meno possibile (…sennò “si fatica”!), lo nutriamo, spesso e volentieri anche troppo, e la sera lo abbandoniamo su un divano mentre il nostro cervello si ‘diverte’ a guardare qualche spettacolo televisivo.

Da questa dissociazione nascono molti dei problemi odierni, dall’eccesso di peso alla depressione da pigrizia, mentre basta davvero molto poco, basta una passeggiata in bicicletta, a saldare insieme l’unità mente-corpo che abbiamo perduto. Vado in bici e mi rendo conto che ho gambe, braccia, muscoli, che sono miei, che sono “io”.

Daniel Goleman ci spiega, nel volume Intelligenza Sociale, che le zone del cervello che si attivano quando guardiamo un film, o un qualunque spettacolo, sono le stesse che si attivano quando operiamo i gesti che osserviamo. È per questo che ci piace guardare i film d’azione: perché in questo modo il cervello sperimenta, in forma simulata, quei movimenti e quelle azioni che nella vita di tutti i giorni non compiamo più. Muoverci ci dà piacere, ma siccome è un piacere che ci neghiamo, compensiamo questa mancanza attraverso un’azione simulata, nel guardare i movimenti degli altri.

Invece muovendoci davvero, come per esempio andando in bicicletta, possiamo sperimentare la completezza del nostro organismo, sentirlo vivere, respirare, esistere. Andare in bici è piacevole di per sé: per il semplice fatto che ci restituisce il nostro corpo, di cui quotidianamente ci dimentichiamo.
E il motivo è molto semplice: è bello avere un corpo!

4 pensieri su “È bello avere un corpo

  1. grande, grandissima la tua scoperta del corpo appendice/cervello.
    finchè lavoravo (adesso mi mantiene l’imps) era un continuo vivere le sensazioni che descrivi, ma da quando sono in pensione il mio lavoro è pedalare – …tarda scoperta ma sto facendo gli straordinari per recuperare. f

  2. Ciao “f”
    Innanzitutto buone pedalate, spero di incontrarti di persona prima o poi per scambiare un po’ di idee (chissà, magari non sei nemmeno di Roma…).
    A presto

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