
Il mio incontro con Capitan America data parecchio indietro nel tempo, correva l’anno 1973, avevo nove anni ed ero già appassionato lettore di albi di supereroi quali "l’Uomo Ragno", "I Fantastici Quattro", "Thor" ed altri, pubblicati in Italia dall’editrice Corno da diversi anni. Nel primo numero si narrava la "resurrezione" di Capitan America, congelato per vent’anni in un blocco di ghiaccio, ed il suo ritrovarsi fuori tempo e fuori luogo nell’America degli anni ’60.
Un personaggio strappato dalla sua epoca, facile agli sbandamenti ed alle crisi di identità, con l’unico punto fermo della sua dirittura morale, e degli ideali dell’America di quel tempo: "libertà e giustizia per tutti", anch’essi negli anni portati alla crisi da un sistema politico completamente prono ai dettati dell’economia capitalista.
L’ultima battaglia di Capitan America, nei fumetti, è stata da un lato contro i terroristi, e dall’altro contro l’invasività schiacciante del governo americano, e contro le leggi limitative delle libertà individuali (Patriot Act in testa, seppur non direttamente menzionato).
Ora Capitan America, alias Steve Rogers, è definitivamente morto. Forse è un segno che il mondo della cultura (certo, cultura pop, ma forse proprio per questo più vicina al sentire dei cittadini comuni) vuole mandare a quello della politica. Fatto sta che a noi dispiace, e non tanto per quello che in fondo è sempre stato solo un segno di penna su un foglio di carta, quanto perché in fondo al nostro cuore c’è ancora quel ragazzino di nove anni che non vuole smettere di sognare.
Non e’ detto che la morte sia definitiva: il mio personaggio Marvel preferito, il Punisher, in uno spin-off (orribile) e’ morto ma continua ad essere attivo come fantasma; inoltre, c’e’ la serie 2099 (anch’essa non all’altezza, pero’).
Marcello
Io temo che lasceranno morto Steve Rogers e tutt’al più riprenderanno il personaggio con un’altra identità.