Circenses (et panem)

La locuzione latina ‘panem et circenses’ compare in una satira del poeta latino Giovenale [1]. Il motto descrive le due aspirazioni fondamentali della popolazione romana, e per estensione di qualsiasi popolazione umana: pancia piena e mente distratta. Secondo Giovenale, qualunque forma di governo capace di garantire queste due condizioni non correrebbe rischi di sollevamenti popolari o rivolte.

Sul ‘panem’ c’è poco da aggiungere: una corretta alimentazione è alla base della soddisfazione individuale e da essa discende la salute dell’individuo, sia fisica che mentale. Sul piano fisiologico la carenza di cibo comporta i cosiddetti ‘morsi della fame’, e su quello psicologico genera pensieri compulsivi orientati al soddisfacimento del fabbisogno alimentare. In questo non siamo diversi dagli altri esseri viventi.

Circenses’, al contrario, nella sua accezione estesa di ‘distrazioni’, rappresenta un’esigenza specifica delle specie intelligenti. Semplificando molto: quando la sopravvivenza richiede la capacità di gestire situazioni complesse, il cervello si struttura per tale necessità. Nel momento in cui l’esigenza di sopravvivenza è soddisfatta (perché la pancia è piena) sopravviene la noia.

Il cervello non può essere ‘spento’. Nemmeno nel sonno avviene una totale cessazione dell’attività cerebrale. Questo continuo rimuginare genera una sensazione di affaticamento che può essere gestita in due maniere opposte. La prima è lo ‘stordimento’, consistente nell’assunzione di sostanze psicotrope tali da rallentare il lavorio intellettuale, offuscando ed annebbiando le percezioni.

Comportamenti di questo tipo si osservano in diverse specie del regno animale. Pur essendo una pratica molto diffusa fin dall’antichità, non mancano le controindicazioni. L’assunzione ripetuta di sostanze stordenti rende temporaneamente incapaci di intendere e di volere, tende a danneggiare le funzionalità cerebrali nel lungo periodo e può dar luogo a fenomeni di assuefazione e dipendenza, oltre a dar luogo a comportamenti psicotici e autodistruttivi.

Un’alternativa allo stordimento è mantenere il cervello occupato in attività ‘ricreative’. Il gioco, l’esercizio fisico (danza, palestra, escursioni), l’apprendimento, l’assistere a confronti dall’esito imprevedibile (competizioni sportive), forniscono ai nostri cervelli gli stimoli necessari ad evitare la noia e la sensazione di fastidio che essa comporta.

Le attività ricreative sono fondamentali anche per sopportare i lavori monotoni e ripetitivi. La transizione dalle modalità di sussistenza basate su caccia e raccolta a quelle fondate sull’agricoltura ha comportato una semplificazione delle operazioni da effettuare e, per contro, una ripetitività che mal si concilia con forme di intelligenza brillanti.

Per ovviare a questo problema si sono sviluppate modalità ricreative che non interessano le articolazioni e possono essere svolte nel mentre si effettuano operazioni monotone e ripetitive. Il canto svolge questa funzione peculiare, ed era solito accompagnare i lavori agricoli. Con l’avvento degli strumenti di riproduzione sonora quest’attività ha preso a declinare in favore di modalità di fruizione musicale più passive, come l’ascolto in cuffia.

In assenza di adeguate attività ricreative il cervello sperimenta una sensazione di insoddisfazione, che tende ad attribuire all’organizzazione sociale. Quest’ultima viene individuata come diretta responsabile della condizione di sofferenza. In conseguenza di ciò, rimuginare su aspettative di trasformazione sociale diventa una delle attività ‘ricreative’ capaci di allontanare il fastidio e la noia.

L’insoddisfazione individuale viene attribuita ad un deficit di stimoli dei quali l’organizzazione sociale non si fa adeguatamente carico, che si tratti di ricchezza materiale, della dimensione spirituale, della sfera sessuale o di ‘ideali’ più astratti, come l’aspirazione di potenza proiettata su scala collettiva (nazionalismo). Da questa insoddisfazione, e dalle dinamiche che ne possono scaturire, discendono i processi di trasformazione dell’organizzazione sociale.

Tornando a Giovenale, una forma di governo che si limiti ad organizzare il lavoro della collettività ignorandone le esigenze ricreative va incontro a potenziali problemi. In assenza di distrazioni la popolazione matura un’insoddisfazione diffusa che facilmente prende la forma di una domanda di cambiamento nell’organizzazione sociale. Da qui alla nascita di una specifica IdeoCultura [2], potenzialmente in grado di sovvertire l’ordine costituito, il passo è molto breve

Appare evidente come la gestione delle forme di ‘distrazione’ rappresenti un elemento chiave in relazione ai processi di auto-domesticazione precedentemente analizzati [3]. L’efficacia del controllo sociale dipende strettamente dall’equilibrio tra quanto richiesto alla popolazione in termini di sacrifici e quanto restituito alla stessa in termini di soddisfazioni, materiali e psichiche. Una popolazione insoddisfatta, sia sul piano alimentare che ricreativo, agirà attivamente per ottenere una riorganizzazione sociale.

Possiamo osservare un processo di questa natura all’opera in tutte le grandi rivoluzioni moderne. Tipicamente, un modello sociale che finisca con l’assumere caratteri eccessivamente parassitari, risultando incapace di gestire il necessario equilibrio tra sforzi richiesti e gratificazioni restituite alle masse operaie, alimenta le aspirazioni di realizzarne uno diverso e più funzionale.

Come esempio, il sistema monarchico/feudale della Francia del 1700, ereditato senza significative trasformazioni dai secoli precedenti, finì col produrre una classe dirigente nobiliare inetta, le cui decisioni ottennero di alimentare l’insoddisfazione nella popolazione in un’epoca caratterizzata dalla facilità di circolazione di nuove idee (consentita dall’avvento della stampa a caratteri mobili). La diffusione delle idee insurrezionali diede vita alla Rivoluzione Francese.

Una situazione analoga si verificò in Russia all’inizio del XX secolo, quando un’organizzazione di stampo feudale venne abbattuta e sostituita da un’altra, mai prima sperimentata, fondata su ideali almeno in teoria più egalitari: il comunismo. Un esperimento sociale che finì col consolidarsi in una nuova e più disastrosa dittatura, guidata dalla personalità psicopatica di Josip Stalin.

Le rivoluzioni sociali dei secoli passati possono essere facilmente interpretate attraverso la chiave di lettura fornitaci da Giovenale. Da un lato la scarsità di distrazioni (circenses) libera spazi di elaborazione intellettuale che la propaganda politica si affretta a colmare, dall’altro la scarsità di generi alimentari (panem) genera insoddisfazione sociale diffusa e preoccupazioni per il futuro, fornendo il ‘carburante’ capace di alimentare una rivoluzione.

Non mancano esempi di ‘rivoluzioni mancate’, nello specifico in tempi recenti. Negli anni ‘60 le controculture giovanili tentarono di contrastare il militarismo delle società occidentali, utilizzando anche la leva ricreativo/culturale (poesia, musica, letteratura, cinema). A distruggere quel movimento dall’interno, negli anni ‘70, più che le azioni repressive degli stati nazionali fu l’emergere di una ‘cultura della droga’.

Il mercato illegale fu inondato da una grande quantità e varietà di sostanze psicotrope (hashish, eroina, cocaina, LSD…) la cui assunzione divenne una moda, spinta da figure carismatiche della stessa controcultura popolare. Questa diffusione massiccia, unita agli inevitabili abusi, ottenne di bruciare un’intera generazione di potenziali ‘intellettuali rivoluzionari’.

C’è chi ha teorizzato la longa manus dei servizi segreti di diverse nazioni come causa scatenante della diffusione delle droghe, ma è una tesi indimostrata e, per sua natura, indimostrabile. Appare purtroppo tragicamente verosimile l’idea di supplire ad un sopravvenuto deficit di ‘circenses’ nelle dinamiche di controllo sociale attraverso la diffusione di ‘droghe ricreative’.

In tempi più recenti osserviamo una inquietante proliferazione capillare di ‘passatempi’ e modalità di intrattenimento, conseguente all’avvento degli smartphone: dispositivi informatici multimediali tascabili perennemente connessi alla rete internet. Questi strumenti garantiscono un ventaglio prima impensabile di modalità ricreative, di fatto impedendo il proliferare di ideologie finalizzate a trasformazioni sociali. Sono da considerarsi i moderni ‘circenses’, capillari e pervasivi garanti del controllo sociale.

P.s.: nel caso ve lo stiate domandando, trovo i ragionamenti come quello appena esposto estremamente scomodi e spiacevoli. L’idea di una società alimentata a benessere ed intrattenimento ed incapace, per ciò stesso, di elaborare una qualsiasi idea di cambiamento, francamente mi terrorizza. Continuo a pubblicare queste riflessioni solo perché le ritengo indispensabili a comprendere i processi in atto nelle società umane. Se tale comprensione potrà mai risultare di una qualche utilità, tuttavia, non è mi dato sapere.

Immagine da Wikimedia Commons

[1] – Panem et Circenses (Wikipedia)

[2] – L’ascesa delle IdeoCulture

[3] – I Processi di Inganno in sintesi

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