(prosegue la serie di approfondimenti dei punti sinteticamente elencati nel post intitolato: “Sui processi di Inganno”)
L’incremento del benessere alimenta l’emergere di nuove classi sociali specificamente occupate ad inculcare le ideologie e coltivare i Processi di Inganno collettivi |
Negli approfondimenti precedenti abbiamo visto come i Processi di Inganno emergono dall’organizzazione delle società umane e come finiscano con lo strutturarsi in Ideologie. Ora cercherò di dar conto degli stessi eventi in chiave dinamica, ovvero come Processi di Inganno ed Ideologie evolvano dalla reciproca interazione, modificandosi a vicenda nel corso del tempo.
Il successo delle singole Ideologie dipende principalmente dal grado di benessere che ognuna di esse è in grado di restituire alla collettività che la adotti per un arco di tempo sufficientemente prolungato. L’eventuale successo di una ideologia porta all’emergere di una ‘casta sacerdotale’, un gruppo organizzato di persone che massimizza l’efficacia dei processi di inganno, percepiti come vantaggiosi dalla popolazione, e ne innesca di propri, tipicamente di natura parassitaria.
La ‘casta sacerdotale’ trae alimento dal surplus di ricchezza prodotta dall’operato delle popolazioni che si identificano nell’Ideologia collettivamente condivisa, ed ottiene benefici diretti, via via crescenti, dalla dipendenza che si sviluppa nella popolazione, il cui ‘benessere’ discende dai costrutti irrazionali di cui la casta sacerdotale stessa è veicolo.
Esempio pratico (civiltà antica): una tribù stabilisce che credere in una divinità è preferibile all’affrontare la paura della morte. I sacerdoti della divinità iniziano ad interpretarne le volontà, formalizzando una serie di regole, anche pratiche, che i fedeli sono tenuti a seguire. Le regole sono efficaci ed ottengono di migliorare la qualità della vita della collettività. La collettività riconosce ai sacerdoti il merito di tale miglioramento. Parte del surplus prodotto viene investito nell’alimentare il processo generatore di ‘benessere’. I sacerdoti riutilizzano quanto donato sia per le proprie necessità che per far crescere la ‘fede’, realizzando opere di ringraziamento alla divinità, luoghi di culto ricchi ed appariscenti e tutto il relativo corollario (di fatto l’adorazione della divinità appare indistinguibile dall’adorazione per il ‘benessere’ di cui la divinità è ritenuta dispensatrice… ciò vale sia per le divinità ultraterrene, sia per i costrutti culturali elaborati in tempi recenti: la supremazia militare, i mercati, la tecnologia, ecc…)
Nel caso in cui il surplus di ricchezza prodotto sia abbondante, gli individui animatori dell’Ideologia spingeranno il resto della popolazione a farne dono. Il possesso e la gestione di tale ricchezza viene quindi incorporato all’interno dell’Ideologia stessa, e descritto come necessario al rafforzamento dei processi responsabili del benessere collettivo.
I membri delle società umane tendono ad accettare l’idea che un ‘mediatore’ (la divinità, o il costrutto culturale, e di conseguenza i ‘sacerdoti’ che ne interpretino la volontà) debba ricevere una parte dei beni che l’Ideologia ha contribuito a generare. Il fatto che i ‘tributi’ vengano quindi specificamente incorporati nell’Ideologia condivisa favorisce questo processo di accettazione.
- Nel caso di una cultura animata dalla religiosità, ad esempio una civiltà agricola primitiva, i sacerdoti operano a convincere la collettività della necessità di riti propiziatori, sacrifici animali, olocausti. Con l’accrescersi del surplus di risorse generato dalle pratiche agricole possono essere retribuiti operai per fabbricare manufatti dedicati al culto: vengono costruiti altari, prodotta oggettistica devozionale ed innalzati templi. Sul lungo termine avviene una strutturazione gerarchica nella stessa casta sacerdotale, i rituali diventano più complessi, vengono redatti testi sacri, si definiscono norme di abbigliamento e vengono stabilite ed imposte delle scadenze temporali arbitrarie per l’effettuazione di specifici rituali.
- Nel caso di una cultura militare, la cui ricchezza derivi dal saccheggio di territori e culture limitrofe, assistiamo a processi analoghi, col ruolo sacerdotale incarnato nelle gerarchie militari. Anche in questo caso avremo le benedizioni rituali e i sacrifici alle divinità della guerra, avremo un vestiario specifico per l’esibizione di ruoli e gerarchie (le alte uniformi), avremo i manuali di tattica e strategia a formalizzare l’Ideologia e tramandarla, avremo opere monumentali (p.e. statue di re, generali ed archi di trionfo) a testimoniare e consolidare la memoria dei successi riportati.
- Nel caso di una cultura produttivo/mercantile, a dominare sarà l’ostentazione della ricchezza ottenuta, sotto forma di oro, gioielli, tessuti pregiati e pietre preziose (in tempi più recenti oggetti tecnologici costosi, barche, orologi e automobili di lusso). I sacerdoti di una tale cultura si riuniranno in spazi ‘esclusivi’, per rimarcare il proprio status e la loro distanza dal ‘popolino’, erigeranno monumenti all’operosità sotto forma di grandi edifici di uffici e centri commerciali visibili a chilometri di distanza, che torreggeranno sulle città sottostanti per esibire il potere dell’Ideologia che li ha eretti.
Ho scelto di accomunare questi tre esempi nella definizione di Processi di Inganno (oltre a diversi altri, che vedremo in seguito) perché, come già spiegato, la componente motivazionale è obbligata a basarsi su assunti indimostrabili ed irrazionali.
- Nel caso della religione è indimostrabile l’esistenza della divinità
(n.b.: ed è altrettanto indimostrabile la sua inesistenza… questa analisi non ha l’obiettivo di analizzare la falsità o meno delle credenze religiose, bensì quello di indagare la natura umana e descrivere parallelismi tra aspetti dei rapporti sociali che a prima vista possono apparire molto diversi tra loro) - Nel caso delle culture militari è indimostrabile il diritto di un singolo o un intero popolo ad approfittare delle ricchezze altrui, o di aggredire ed asservire altre popolazioni
(per questo si sono, nei secoli, costruite intere mitologie sui discendenze divine, popoli eletti, culture superiori o più evolute, fino ad arrivare alle moderne ideologie razziste). - Nel caso delle culture produttive/mercantili è indimostrabile che il benessere, individuale e collettivo, dipenda in misura diretta dalla quantità di beni di cui ognuno/a dispone
(qualunque studente in psicologia può facilmente smontare questa tesi, che tuttavia ha profonde radici, frequentemente di natura culturale, ovvero indotte).
In sintesi, all’origine di tutto c’è la nascita di un’idea di ‘benessere’ ottenibile, e della maniera per ottenerlo. Questo innesca un Processo di Inganno, la cui funzione è di realizzare quel ‘benessere’. Se il ‘benessere’ è realizzato, il processo si autoreplica crescendo di scala ad ogni passaggio: maggior benessere prodotto, maggior popolazione coinvolta, maggiori evidenze di benessere esibite pubblicamente, progressivi aggiustamenti all’ideologia responsabile del ‘benessere’, aumento della ricchezza e dell’importanza sociale della casta sacerdotale responsabile dell’Ideologia.
Questo crescendo inarrestabile finisce, presto o tardi, con lo scontrarsi coi limiti ecosistemici dell’ambiente dal quale il ‘benessere’ viene ricavato. Vivendo in un ‘mondo finito’, è evidente che l’accaparramento di risorse da parte di un’unica specie non può che comportare una riduzione delle risorse disponibili per tutte le altre.
La nostra specie ricava ‘benessere’ dal danneggiare le altre: uccidendo animali per nutrirci, bruciando legna per scaldarci, deforestando per far spazio alle colture, cementificando per ricavarne abitazioni, rilasciando agenti inquinanti ed alterando la composizione chimica dell’atmosfera. Tali processi non hanno effetti significativi per popolazioni numericamente ridotte, ma portati alla scala attuale sono più che in grado di turbare l’equilibrio complessivo dell’ecosistema, potenzialmente in maniera irreversibile.
Questo è un tema che svilupperò meglio nell’ultima parte, ma qui serve a chiarire meglio la definizione di ‘Processi di Inganno’: è vero che i processi di inganno generano ‘benessere’, e in questo non c’è inganno, tuttavia il ‘benessere’ generato è sempre provvisorio, ed ottenuto a spese di quegli stessi equilibri naturali che hanno favorito la comparsa della nostra specie.
La natura stessa di questo ‘benessere’ è perciò estemporanea, anche se trattiamo di archi temporali dell’ordine dei secoli, quindi non facilmente né pienamente contestualizzabili dai singoli individui. L’idea che il ‘benessere’ ottenuto nell’immediato sia realizzato a spese delle generazioni future è solitamente ignorata delle narrazioni ideologiche, e questo rafforza l’Inganno insito nel processo stesso.
Il risultato è che i Processi di Inganno si sviluppano, modificando progressivamente le Ideologie che ne discendono, in modo da massimizzare la propria efficacia e rendere inevitabile l’esaurimento delle risorse da cui dipende il ‘benessere’ promesso, dal momento che l’esistenza stessa di un ‘benessere’ induce la crescita della popolazione, che comporta l’aumento dello sfruttamento e, a lungo andare, l’esaurimento di ciò che pure era, originariamente, ‘rinnovabile’.
Nel prossimo post analizzerò il legame tra Processi di Inganno, Ideologie e Comunicazione, per illustrare le modalità attraverso le quali le Ideologie vengono veicolate al grande pubblico, informando e modellando la percezione collettiva della realtà e garantendo forme di controllo sociale atte a prevenire scostamenti dall’ortodossia ideologica.
Pingback: Sui Processi di Inganno | Mammifero Bipede
Un paese si può dire civile, quando ogni suo cittadino vive dignitosamente. Le ricchezze non distribuite generano cattivi presagi. Quello che stà succedendo nel mondo.
Trattandosi di processi fondati su convinzioni irrazionali, andrebbero arginati con modalità anch’esse irrazionali, che personalmente maneggio molto male…