3 – Dai Bias cognitivi ai Bias Culturali

(prosegue la serie di approfondimenti dei punti sinteticamente elencati nel post intitolato: “Sui processi di Inganno”)

La socializzazione dei meccanismi di inganno amplifica la Volontà individuale e la traduce in Volontà collettiva
Una Volontà socialmente amplificata è in grado di generare (estrarre) Ricchezza per gli esseri umani a spese della biosfera

Estendendo alla sfera sociale le considerazioni fin qui sviluppate, osserviamo come i Bias Cognitivi individuali trovino un rinforzo se condivisi con altri membri del proprio gruppo. Una convinzione irrazionale, se collettivamente condivisa, risulta consolidata nella sua funzione di sostituirsi ad una realtà oggettiva.

Dalla condivisione dei Bias Cognitivi e dalla loro elaborazione collettiva si sviluppano narrazioni utili a cementare le relazioni sociali, costrutti culturali che tendono a propagarsi alle generazioni successive. Nella loro forma più semplice si tratta di gesti apotropaici, o propiziatori, di convinzioni condivise da piccoli gruppi sul momento migliore per effettuare specifiche operazioni, come la semina.

Col tempo queste convinzioni si consolidano dando luogo a quelli che ho definito, in mancanza di termini preesistenti, Bias Culturali. I Bias culturali si propagano attraverso ‘meme’ e forme proverbiali, e lentamente si accumulano nella cultura condivisa, in genere rafforzandosi a vicenda sulla base delle rispettive affinità.

A titolo di esempio, un Bias Cognitivo classico riguarda la convinzione che la ‘fortuna’, ovvero l’esito positivo desiderato di un determinato processo, possa essere influenzata da gesti propiziatori. La forma che assumono questi gesti propiziatori varia da cultura a cultura, ed è il prototipo dell’idea di Bias Culturale.

In alcune culture si tratta di indossare (o evitare di indossare) determinati indumenti o colori, effettuare gesti rituali (dal minimalista gettare il sale dietro la schiena, su su fino ai sacrifici di animali, o esseri umani), o recitare formule scaramantiche, più o meno accompagnate da gesti specifici.

Esempi di Bias Culturali appaiono in ogni cultura umana conosciuta. Si va dall’ossessione dei popoli preistorici per la fertilità e la morte, culminati nella cultura dell’antico Egitto, con tutto il suo corollario di riti propiziatori, tecniche di imbalsamazione e monumenti funebri, ai sacrifici umani nelle civiltà mesoamericane, alla celebrazione megalitica degli antenati sul più remoto ed isolato fazzoletto di terra del pianeta, l’isola di Pasqua.

Nessuna di queste convinzioni può essere giudicata, a posteriori, utile o efficace rispetto alle esigenze pratiche: benessere, sopravvivenza e riproduzione, ma tutte hanno in comune una funzione di collante sociale, incarnando i desideri e le aspettative dei diversi popoli e fornendo loro una spinta propulsiva, in mancanza della quale si registra una stagnazione sociale.

Il principio che se ne può dedurre è che, laddove ci si trovi di fronte all’assenza di evidenze fattuali, o all’impossibilità di applicare un ‘principio di causa-effetto’, si apre lo spazio per l’emergere di tesi e supposizioni infondate.

In assenza di una specifica metodologia di validazione oggettiva della realtà, il cosiddetto ‘Metodo Scientifico’ (peraltro sviluppatosi ed affermatosi solo in epoche relativamente recenti), tendiamo ad integrare la porzione di realtà mancante con una narrazione di fantasia, che viene quindi socialmente condivisa.

Un costrutto culturale irrazionale come quelli fin qui descritti svolge sia una funzione tranquillizzante (dalla consapevolezza del valore del sapere discende la paura di non sapere abbastanza) che una spinta motivazionale, derivante dal rimuovere i freni inibitori innescati dalla consapevolezza delle conseguenze di quanto si intende fare.

Il vantaggio di ciò, in termini sociali, è evidente: i tempi decisionali vengono abbreviati, si fa quello che si è deciso di fare senza troppe analisi e discussioni. Questo sistema presta il fianco a decisioni arbitrarie, non di rado errate. Ma a giudicare l’efficacia del processo sono i risultati finali, non le ipotesi di partenza, ed il giudizio può variare a seconda del momento storico in cui viene emesso.

Possiamo pensare che una società analitica e riflessiva sia migliore di una frenetica ed impulsiva, perché in grado di attingere alle risorse ambientali in maniera più graduale, consentendo alle specie predate il tempo di ristabilire l’equilibrio. Tuttavia, in Natura, in presenza di abbondanti risorse, è in genere la specie più energivora ad avere il sopravvento, perché saccheggiando con maggiore efficacia priva le altre di quanto necessario al sostentamento.

Anche in termini di Civiltà, quelle con un approccio più aggressivo riescono in genere a sottomettere e cancellare le civiltà più fragili, indipendentemente dal fatto che questo ottenga solo di posticipare un collasso inevitabile. Quando una cultura pacifica e rispettosa del proprio ecosistema ne incontra una predatrice, è solo l’esito finale a sancire la validità dell’approccio scelto.

L’esempio più evidente è probabilmente quello dell’invasione del Nord America da parte dei popoli del ‘Vecchio Mondo’. Da un lato troviamo culture sostanzialmente stabili ed in equilibrio con le risorse disponibili (per una civiltà dell’età della pietra), dall’altro popoli con alle spalle secoli di aggressività e conflitti, che hanno spinto uno sviluppo tecnologico accelerato, generando al contempo sovrappopolazione ed esaurimento delle risorse.

Potremmo apprezzare le civiltà del Nord America per il raggiungimento (faticoso) di un equilibrio stabile con l’ambiente naturale, se non fosse che il ristagno culturale e scientifico ha finito col rendere quelle culture inermi di fronte all’aggressione di popolazioni più conflittuali, arroganti, aggressive e tecnologicamente evolute, decretandone la quasi scomparsa.

Come già detto, i processi biologici, ivi inclusa l’ascesa di specie invasive come quella di cui facciamo parte, non rispondono ad esigenze etiche e/o morali: si sviluppano e basta. Quello che è premiante nel breve termine può risultare letale su una dimensione temporale più estesa, ma il saperlo o meno difficilmente riesce ad influenzare processi che si sviluppano in tempi più lunghi dell’arco vitale dei singoli individui.

Convinzioni irrazionali portano a condotte irrazionali, che tuttavia sono spesso premianti sul medio termine il che, ragionando di civiltà, può ben coprire un arco temporale di secoli. La storia umana è costellata di esempi di civiltà che hanno sviluppato un approccio tecnologicamente aggressivo, hanno dato vita ad imperi e sono quindi scomparse con l’esaurirsi anzitempo delle risorse predate (un portato dello sfruttamento eccessivo consentito dai processi tecnologici innovativi).

Nel successivo approfondimento vedremo come i Bias Culturali finiscono col generare ‘Processi di Inganno’ che, in ultima analisi, trovano formalizzazione nei costrutti culturali che definiamo col termine ‘Ideologie’.

2 – Evoluzione dei Bias cognitivi

(prosegue la serie di approfondimenti dei punti sinteticamente elencati nel post intitolato: “Sui processi di Inganno”)

La Volontà può scegliere di applicare la Razionalità, oppure di ingannarsi
La Volontà inganna se stessa producendo razionalizzazioni e finendo col crederci
L’esercizio di Volontà è inscindibile da meccanismi di auto-inganno

La razionalità, come abbiamo visto, si è rivelata un potente strumento di manipolazione del mondo e della realtà fattuale. Una sua applicazione indiscriminata può, tuttavia, risultare controproducente, minando l’efficienza delle funzioni biologiche primarie degli individui: sopravvivenza e successo riproduttivo.

Un primo problema discende dai tempi e dall’attenzione richiesti per elaborare le informazioni ricavate dal mondo esterno, informazioni poi non sempre disponibili in quantità sufficienti ed in forme adeguate.

Dover gestire una mole incongrua di fatti, oltretutto potenzialmente ambigui, può causare il blocco dei processi razionali e l’emergere di processi mentali ripetitivi ed inconcludenti, capaci di generare stress e dar luogo a comportamenti svantaggiosi sotto diversi profili.

Allo stesso modo un eccesso di consapevolezza, in particolare quando si affrontino situazioni emotivamente difficili o impossibili da gestire, come una malattia, la stessa vecchiaia o l’idea della morte, risulta potenzialmente disfunzionale, generando una mole soverchiante di pensieri negativi, dannosi per il benessere individuale.

In individui particolarmente sensibili ciò può condurre, non di rado, a comportamenti autodistruttivi. In questo scenario si inquadrano diverse delle derive comportamentali legate allo stordimento (alcol, droghe) ed in ultima istanza al suicidio.

Non è un caso che molte delle filosofie orientali siano focalizzate su tecniche di gestione della mente (meditazione) atte a svuotare la coscienza dall’accumulo di pensieri e preoccupazioni, portato negativo dell’eccesso di consapevolezza.

Per far fronte a questi potenziali guasti il cervello attua spontaneamente specifiche modalità di auto-inganno, i Bias Cognitivi [1], ovvero razionalizzazioni sbrigative, spesso prive di fondamento, che consentono alla sfera emozionale di riprendere il controllo nei momenti di impasse e contenere il rischio di collasso dei processi razionali.

L’acquisizione di capacità di auto-inganno appare pertanto come un necessario ed inevitabile corollario allo sviluppo del pensiero razionale, atta ad impedire che le funzioni cognitive superiori interferiscano con gli imperativi biologici. Un’articolazione obbligata degli strumenti a disposizione della nostra sfera emotiva che si sviluppa in parallelo all’aumento dell’intelligenza e delle abilità di analisi logica.

In sintesi: l’abilità di comprendere la realtà in maniera obiettiva e spassionata porta con sé tutta una serie di complicazioni, che richiedono di essere gestite per non finire col compromettere la nostra capacità di sopravvivenza e riproduzione.

Gli strumenti cognitivi di auto-inganno emergono nel corso dello sviluppo della razionalità proprio per consentire alla sfera emozionale di bypassare, ove necessario, i processi razionali, senza minare la fiducia in essi. Una soluzione che può apparire poco soddisfacente ma che, in termini evolutivi, è risultata premiante.

Conseguenza interessante dell’esistenza dei meccanismi di auto-inganno è che non possiamo mai aver certezza di stare sviluppando un’analisi razionale o, al contrario, di appoggiare le nostre convinzioni su una razionalizzazione priva di reale fondamento. È questo uno dei principali motivi per cui risulta difficile sviluppare un confronto costruttivo su convinzioni non condivise.

La capacità di analisi razionale risulta pertanto limitata all’ambito conoscitivo, mentre qualsiasi applicazione pratica delle nozioni apprese è mediata dalla sfera decisionale, agita dagli ‘imperativi biologici’ e capace di sovvertire senza difficoltà qualsiasi evidenza entri in contrasto con essi.

I meccanismi di auto-inganno vengono rafforzati ed amplificati dalla condivisione sociale, fissandosi in Bias Culturali che tendono a strutturarsi in Processi di Inganno i quali, col tempo, si formalizzano in Ideologie [2].

(continua)


1 – Bias Cognitivi

2 – Ideologie

1 – Razionalità vs Volontà

(comincia la serie di approfondimenti dei punti elencati sinteticamente nel post precedente, intitolato ‘Sui processi di Inganno’)

Le azioni umane sono il prodotto di una Volontà
La Volontà è, per forza di cose, irrazionale
La Razionalità è uno strumento cognitivo al servizio della Volontà

Per far luce su questi due punti occorre risalire alle origini dei processi vitali, intesi come sviluppo di forme biochimiche complesse in grado di autoreplicarsi..

I processi vitali non emergono da una ‘necessità’, si sviluppano unicamente a partire da potenzialità. Date le necessarie condizioni di contorno, implicanti la possibilità di alimentare a tempo indeterminato una chimica organica complessa, è sufficiente la comparsa di molecole auto-replicanti a dare l’avvio ai processi evolutivi.

Da quel punto in poi i comportamenti utili alla sopravvivenza ed alla riproduzione diventano oggetto di auto-selezione: chi ne dispone si riproduce, chi ne è privo, o carente, si estingue, senza alcuna necessità di operare decisioni razionali.

Col passare del tempo i processi vitali tendono spontaneamente ad un aumento della complessità che coinvolge sia le dinamiche di cooperazione che quelle di competizione. In quest’ottica forme di vita più semplici entrano in sinergia per dar vita ad esseri più articolati, come gli organismi unicellulari, i quali, a loro volta, evolvono in organismi multicellulari.

Nella competizione che si sviluppa spontaneamente per la sopravvivenza, la possibilità di esercitare scelte può rappresentare un vantaggio. Per questo motivo osserviamo che gli esseri più complessi sviluppano organi di senso ed una rete di cellule nervose che fa capo ad un cervello, la cui funzione è decidere quali comportamenti mettere in atto.

Cervelli molto semplici, come quelli degli insetti, possiedono solo un ventaglio ristretto di opzioni geneticamente programmate. Cervelli più complessi, come quelli di mammiferi ed uccelli, possiedono una plasticità che li rende in grado di imparare dall’esperienza e dalla trasmissione di informazioni, modellando comportamenti molto più complessi ed efficaci.

La sfera cognitiva, tuttavia, si sviluppa all’esterno delle aree del cervello, più antiche, che coinvolgono le funzioni emotive. Il motivo di ciò è evidente: la razionalità può tornare utile a dirimere situazioni complesse, ma sono le nostre emozioni, la sfera irrazionale, a farci desiderare di sopravvivere e riprodurci.

Senza il desiderio di vivere non c’è sopravvivenza, senza il desiderio sessuale non c’è riproduzione della specie. La razionalità, di fronte a questi ‘imperativi biologici’, è ricondotta alla sua funzione di strumento: utile alla sopravvivenza, ma sottomessa ad altre priorità, necessariamente irrazionali.

L’irrazionalità della Volontà appare evidente dall’egoismo di fondo che regola i processi biologici: si uccide per vivere, si tolgono spazi e risorse ad altri esseri per riservarne di più a se stessi. Questo avviene a monte di tutto, prima dell’evoluzione di organismi complessi, prima dell’emergere degli esseri unicellulari: la molecola organica in grado di cannibalizzare un’altra molecola organica e fare una copia di se stessa già attua, inconsapevolmente, questa modalità relazionale.

Ho usato il termine egoismo, ma è un uso improprio. Solo esseri evoluti, capaci di operare scelte consapevoli, possono descrivere i propri comportamenti in termini di ‘egoismo’. Per organismi più semplici è solo l’unica maniera di continuare ad esistere e non estinguersi. Approfittare delle opportunità è una sorta di ‘dettato universale dei processi biologici’.

In questo scenario, in tempi recenti, appare la Razionalità, che potremmo descrivere come ‘la capacità di prevedere l’esito di diverse azioni potenziali’. I processi razionali consistono nel ricondurre quanto sperimentabile attraverso i sensi ad una concatenazione di fenomeni di causa-effetto, generando un’architettura logica in grado di rendere anticipabili le conseguenze di determinate azioni e situazioni.

La Razionalità è ciò che ha consentito lo sviluppo scientifico ed il raggiungimento di un livello di ‘benessere’ impensabile per le generazioni precedenti, finendo con l’assurgere a specificità unica e peculiare dell’essere umano e a dar vita a nuove mitologie ed ideologie.

Di fatto, però, l’esistenza di un singolo individuo, o di una specie, o dell’intero ambito dei processi viventi non può essere ricondotto ad alcunché di razionale. Ogni tentativo di far ciò è un esercizio puramente ideologico. La vita emerge, dove può, da una potenzialità, non da una necessità e men che meno da una scelta, perlomeno stando a quello che possiamo verificare e validare coi nostri strumenti e coi nostri sensi per mezzo del processo denominato ‘metodo scientifico’ (per quanto anch’esso una ideologia).

Stando a ciò, la decisione se vivere o morire, o quella se riprodursi o meno, o quella di attuare un qualsiasi comportamento o nessuno, non può essere desunta da analisi razionali. A muoverci, a spingerci a vivere, è unicamente l’ambito emozionale: un nucleo di pulsioni ereditate geneticamente che domina l’ambito decisionale e tutte le nostre scelte.

Una volta deciso che vogliamo vivere, la razionalità può aiutarci a scegliere come vivere. La razionalità funge pertanto da strumento per la volontà, consentendo di perseguire i risultati desiderati. Ma la volontà è una pulsione irrazionale, votata alla sopravvivenza ed ai comportamenti connessi. Una pulsione che trae origine e legittimazione dal suo stesso esistere.

(continua)

Sui Processi di Inganno

Qualche tempo fa ho realizzato che la specie umana sta, sostanzialmente, saccheggiando il pianeta per appagare i propri appetiti più disparati, lasciando dietro di sé solo distruzione e perdita di biodiversità. Da persona tendenzialmente razionale ho provato a ragionare su questa evidenza, per comprendere da quali cause discenda.

Quello che ho trovato ha messo in discussione molto di ciò che mi è stato insegnato ed inculcato. Questo post rappresenta una estrema sintesi delle conclusioni cui sono giunto. Può essere considerato alla stregua di un indice degli argomenti da trattare, che troverete adeguatamente sviscerati nei post successivi.

  • Le azioni umane sono il prodotto di una Volontà
  • La Volontà è, per forza di cose, irrazionale
  • La Razionalità è uno strumento cognitivo al servizio della Volontà [1]
  • La Volontà può scegliere di applicare la Razionalità, oppure di ingannarsi
  • La Volontà inganna se stessa producendo razionalizzazioni e finendo col crederci
  • L’esercizio di Volontà è inscindibile da meccanismi di auto-inganno [2]
  • La socializzazione dei meccanismi di inganno amplifica la Volontà individuale e la traduce in Volontà collettiva
  • Una Volontà socialmente amplificata è in grado di generare (estrarre) Ricchezza per gli esseri umani a spese della biosfera [3]
  • Singoli meccanismi di auto-inganno si integrano per dar vita a Processi di Inganno capaci di amplificare le Volontà individuali e collettive [4]
  • I Processi di Inganno si formalizzano in Ideologie finalizzate a massimizzare il saccheggio delle risorse ecosistemiche a vantaggio delle collettività che vi si identifichino [5]
  • L’incremento del Benessere alimenta l’emergere di nuove classi sociali specificamente occupate ad inculcare le ideologie e coltivare i Processi di Inganno collettivi [6]
  • Le classi sociali responsabili della gestione dei Sistemi Ideologici drenano la maggior quantità possibile di Ricchezza collettiva a proprio vantaggio, utilizzando i Processi di Inganno a fini di Controllo Sociale [7]
  • I Processi di Inganno e le Ideologie prendono il controllo della Società spingendo alla massimizzazione della produzione di Ricchezza attraverso l’accelerazione del saccheggio ecosistemico
  • Essendo i Processi Ideologici fondamentalmente irrazionali, non sono in grado di tener conto della Realtà Fattuale, producendo l’esaurimento delle risorse disponibili nel più breve tempo possibile [8]

Quanto sopra può ritenersi valido per la maggior parte delle civiltà umane del passato, al netto di innovazioni nella produzione di Ricchezza che hanno consentito, dal momento della loro comparsa, di estendere la durata delle civiltà più recenti.

(tempo e risorse umane permettendo, sto procedendo a sviluppare nel dettaglio le singole voci, attingendo ad una vasta mole di materiale già redatto ed ancora non riordinato; gli approfondimenti già pubblicati sono elencati qui di seguito)


[1] Razionalità vs Volontà

[2] Evoluzione dei Bias cognitivi

[3] Dai Bias cognitivi ai Bias Culturali

[4] I Processi di Inganno

[5] Ideologie e Bisogni

[6] Evoluzione dei Processi di Inganno

[7] Comunicazione e Controllo Sociale

[8] Esaurimento delle risorse