La fabbrica dei Troll

Troll

Oggi non tratteremo dei folletti delle leggende scandinave, bensì dei Troll di Internet, o meglio, del comportamento da troll che si attiva spontaneamente nei Social quando un qualsiasi utente deve confrontarsi con argomentazioni che contraddicano le proprie convinzioni.

Prendiamo Facebook. È il social network più diffuso tra gli utenti non giovanissimi, ed uno spazio in cui molti, tra i quali il sottoscritto, scelgono di interagire con la propria cerchia relazionale per sviluppare temi che potremmo definire di ‘promozione sociale’: come migliorare la sicurezza nelle strade, gli spazi urbani, la socialità, la salute e lo svago.

Tutto va mediamente bene finché le discussioni restano confinate nell’ambito specifico, ovvero i gruppi di discussione tematici. Quando però questi argomenti vengono portati ‘fuori’, ovvero in gruppi allargati ad una fetta di popolazione che dell’argomento non si è mai interessata né mai lo ha approfondito, cominciano i problemi.

Il comportamento ‘da troll’ non tarda ad emergere quando singoli individui vengono posti di fronte ad affermazioni che mettono in discussione le proprie convinzioni profonde, o anche solo i propri pregiudizi. Si scatenano reazioni veementi, che non tengono minimamente conto della preparazione degli interlocutori. Si pretende, spesso e volentieri, di mettere sullo stesso piano lavori scientifici e ‘chiacchiere da bar’.

Ora, è indubbio un dato di ignoranza diffusa nella popolazione italiana. È altrettanto indubbio che parte dell’autostima delle persone poggia sul non ammettere la propria ignoranza, ma il dato interessante è proprio la veemenza delle reazioni, l’arrampicarsi sugli specchi, l’incapacità di ascolto ed approfondimento.

A lungo andare mi sono convinto che parte del problema consiste nella frettolosità con la quale si usano i social, e parte nel loro anonimato. Da un lato i tempi ‘marginali’ che vengono in genere riempiti con la comunicazione via social non sono compatibili con l’approfondimento degli argomenti trattati (un problema che si riflette anche nella diffusione di “fake news”). Dall’altro, il non poter conoscere personalmente gli interlocutori, in assenza della necessaria umiltà, mina alle radici la possibilità di un confronto realmente costruttivo.

Purtroppo non ho indicazioni su come fronteggiare questa ennesima disfunzionalità di uno degli strumenti di comunicazione più diffusi. Quello che posso consigliare è di interagire con cognizione di causa, perché, come sottolinea spesso il mio amico Alfredo: “le persone sono in genere migliori di come appaiono via internet”.
Perfino i Troll.

4 pensieri su “La fabbrica dei Troll

  1. Immagino il tema in questione sia quello della bici e di dove e come dovrebbe circolare, almeno questo i troll vorrebbero decidere per tutti.
    Non sono preoccupato da questi arrampicatori di specchi, quasi sempre innocui anche a livello verbale, piuttosto mi concentrerei, e forse qui tu potresti approfondire, su l’odio che si registra sia sui social che in strada da parte di autisti spericolati anche alla guida di mezzi pesanti.
    No non riusciranno a farmi desistere ma sto aumentando l’attenzione e alcune scorrettezze per rischiare meno ma mi chiedo: è normale tutto questo?
    Perche succede in questo particolare momento?
    Tante domande mi frullano per la testa ma poi mi dico: non sarà meglio ignorarli e lasciarli al loro odio, almeno sui social?

    • Molte domande, le risposte sono diverse.
      L’odio sui social e in strada a mio parere è motivato da un eccesso di aspettative sistematicamente frustrate. La società consumista vive di bisogni indotti, per questo opera una continua sollecitazione dell’immaginario per farti sognare e desiderare quello che non hai. Chi non possiede anticorpi culturali a questo passa la propria vita all’inseguimento della macchina di lusso, del Rolex, dell’ennesimo status symbol, solo per scoprire che sono scatole vuote. A questo punto monta una rabbia inspiegabile unita ad inconscio desiderio di morte. Vediamo il risultato sulle strade e sui social semplicemente perché sono spazi pubblici, in quelli privati avvengono violenza domestica, uso di droghe, suicidi.
      Perché in questo particolare momento? In realtà succedeva anche prima, e in altre epoche storiche era probabilmente peggio (rammento la violenza politica degli anni ’70). Questo momento storico è caratterizzato da una crisi economica della quale non si vede l’uscita (probabilmente perché non c’è possibilità di uscita, almeno all’interno del paradigma economico corrente) e questo per generazioni abituate all’idea di avere sempre di più sembra un tradimento dell’illusione in cui sono stati cullati.
      Lasciarli al loro odio è l’unica via di scampo, perlomeno come forma di autodifesa da parte del singolo utente. Io ho già un centinaio di profili bloccati su Facebook. Ma non credo che l’isolamento dei singoli possa rappresentare una terapia utile di fronte ad un disagio collettivo conclamato.

    • Guarda, ti fermo qui.
      Evidentemente non hai letto uno dei post fondamentali di questo blog (probabilmente dovrei metterlo più in evidenza), datato gennaio 2007.
      Lo trovi qui: https://mammiferobipede.wordpress.com/2007/01/26/le-regole-della-casa-del-sidro/

      Cito testualmente:
      “Per questo mi riservo di non approvare toni e contenuti di alcuni commenti, cancellarli o ‘troncarli’ a seconda del caso. Accadrà molto raramente e solo per quei lettori che non vorranno accettare, o sceglieranno di ignorare, le ‘regole’ che mi sono dato, il ‘tono generale’ che desidero questo spazio possieda. Non ci tengo a che diventi un ricettacolo di liti e discussioni accese, dove chiunque possa dar sfogo alla propria aggressività, superficialità o crassa ignoranza.”

      Puoi scegliere se continuare ad insultare, finendo col farti cassare tutti i futuri commenti, o trovarti di meglio da fare in qualche altra parte della rete.
      Internet è grande e c’è spazio per tutti.
      Bon voyage!

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