Negli scaffali di casa mia è ancora rintracciabile un volume intitolato “Il pianeta sconosciuto”, a firma Peter Kolosimo. Un autore, per chi non lo sapesse, che andava per la maggiore negli anni ’70 sfornando ciclicamente volumi sui ‘grandi misteri irrisolti’ del nostro pianeta. Un po’ quello che in tempi più recenti fa Roberto Giacobbo con la sua trasmissione Voyager.
La cosa che me lo rese stucchevole già al primo volume fu che questa gran voglia di mistero non si concretizzava in spiegazione alcuna. I misteri, per Kolosimo, erano belli in sé: svelarli avrebbe ottenuto l’effetto di rovinarli. Il libro si riduce pertanto ad un elenco sfinente di cose che non si riuscivano ad interpretare, la maggior parte delle quali veniva fatta risalire a contatti con civiltà extraterestri.
Il libro è del ’57, temporalmente poco distante dalla psicosi collettiva che portò migliaia di americani a vedere in cielo oggetti volanti non identificati o U.F.O. dall’acronimo inglese. Alcuni atti recentemente desecretati dal Pentagono rivelano che alcuni di questi avvistamenti possono essere ricondotti ai voli di prova di veicoli sperimentali, cosa che non rende ugualmente giustizia delle dimensioni che il fenomeno assunse.
Erano anche gli anni della guerra fredda e dei racconti di spionaggio, della corsa allo spazio, con tutti i suoi potenziali misteri irrisolti. Tempi di grandi aspettative e di grandi incertezze, e le nuove mitologie spaziali erano pronte per un mercato di massa.
Cosa è rimasto oggi di quell’epoca? La corsa allo spazio è terminata per consensuale abbandono di entrambi i contendenti, troppo elevati i costi a fronte di ritorni sempre più esigui. Non ci sono basi lunari né miniere, e l’umanità si è ridotta a bazzicare l’orbita bassa e lanciare sonde robotizzate per l’esplorazione di mondi troppo lontani.
Gli extraterrestri non si sono fatti vivi. Secondo qualcuno perché la nostra specie non è probabilmente una compagnia piacevole né edificante, secondo altri perché le traversate spaziali sono qualcosa che va oltre la portata di specie simili alla nostra, o di specie viventi in generale. Una terza opzione è che la diffusione della vita nell’Universo potrebbe non corrispondere con una analoga probabilità che si sviluppi l’intelligenza.
I ‘misteri’ si sono quindi trasferiti armi e bagagli in rete, dove impazzano teorie largamente campate per aria, dalle scie chimiche al negazionismo climatico, dal pianeta Nibiru che sarebbe in rotta di collisione con la Terra (sebbene nessuno l’abbia mai osservato), ai millenarismi in stile Maya.
Il ‘fil rouge’ della maggior parte di queste teorie strampalate consiste nell’idea che certe informazioni vengano tenute nascoste, che ci sia un complotto ordito perché i cittadini vengano tenuti all’oscuro, in modo da poterli controllare con il rilascio di sostanze chimiche nell’aria, da poter controllare il clima con le onde elettromagnetiche (HAARP), abbattere grattacieli fingendo l’impatto di aerei terroristi (11 settembre), nascondere le mirabolanti invenzioni di Nikola Tesla e via tramando.
Ovviamente le spiegazioni ‘alternative’ fornite non hanno reali basi scientifiche, ma questo agli appassionati delle teorie complottiste non interessa. Esistono anche siti web divenuti celebri per la loro opera di ‘debunking’ di tali teorie ma, inutile dirlo, per i complottisti anche questi sono complici del complotto.
A questo punto non mi resta che formulare una ennesima teoria, che in mancanza di definizioni potrei definire “meta-complottista”, ovvero che tutte queste teorie del complotto siano esse stesse ‘il complotto’: che servano a tenerci occupati a ragionare di corbellerie mentre nel mondo accadono fatti realmente gravissimi.
Le famose ‘armi di distrazione di massa’, per mutuare una splendida definizione di Sabina Guzzanti. In fondo perché preoccuparsi dei danni reali che stiamo producendo alla biosfera da cui dipendiamo se c’è da vigilare su qualche oscura minaccia inventata all’uopo? Scopriremo probabilmente, in un futuro più o meno remoto, che dietro tutte le scemenze date in pasto agli internauti c’era gente pagata per creare cortine di fumo…
Bravo