Dell’incidente che mi ha visto protagonista sabato scorso, in rete sono già girate parecchie informazioni. Tanto spavento ma, per fortuna, danni solo alla bicicletta.
In due parole la dinamica dei fatti: un’auto sporge il muso da una via laterale sulla strada dove sto transitando, si ferma, io penso che mi stia dando la precedenza e mi sposto leggermente a sinistra per scorrergli davanti. Improvvisamente però l’auto riparte e procede nella manovra di immissione nella corsia del senso di marcia opposto al mio, tagliandomi la strada ed impattando col paraurti la mia bici.
L’ultima cosa che ricordo è di aver gridato: “NOOOOOOOO”, poi l’angolo del cofano che mi viene incontro mentre cerco di rallentare… subito dopo atterro in piedi, flettendo leggermente le gambe, sulla strada dal lato opposto del cofano. Mi rialzo e comincio ad inveire urlando frasi sconnesse. L’automobilista che mi guarda e pronuncia la fatidica frase: “Scusa… non ti ho visto!”
Sul cosa sia successo negli istanti dell’impatto posso solo fare ipotesi. Dalla dinamica, per come l’ho raccontata e me la ricordo, devo essere rotolato di schiena sul cofano dell’auto, appoggiando la spalla destra, in modo da ricaderne fuori, in piedi sul lato opposto, distendendo le gambe.
Molto probabilmente non si è trattato del semplice effetto dell’impatto: in qualche maniera d’istinto ho accompagnato l’urto, come fanno gli stuntman. Solo il giorno dopo mi sono ricordato di un movimento simile, nei giochi che facevo da ragazzo, prendendo la rincorsa per saltare di schiena su un letto (a due piazze) e rotolarne poi fuori. Il mio corpo conosceva quel movimento ed istintivamente l’ha utilizzato.
Insomma, ne sono uscito miracolosamente incolume, con solo una contusione alla mano sinistra ed un mezzo graffio sotto il ginocchio destro, quasi come se nulla fosse successo, al punto che invece di andare al pronto soccorso mi sono fatto accompagnare da Manu all’incontro a cui mi stavo recando in bicicletta, dove contavo di fare un intervento sui “corridoi ciclopedonali”.
Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? No, decisamente no. Per l’intera serata ed il giorno seguente sono stato ossessionato dal pensiero di quei pochi istanti fatali, e da tutta una serie di domande senza risposta. A chi mi chiedeva “come va?” rispondevo: “mi sento a metà tra un miracolato e Spiderman”… sottacendo il disagio nell’ironia.
In piccolo, molto in piccolo, è una forma di “sindrome post traumatica”: la sensazione perdurante di essere sfuggiti per qualche misteriosa sorte ad un destino ben peggiore. Di essere stati graziati, per non si sa bene quale motivo. Inspiegabilmente incolumi mentre gli altri vengono feriti ed uccisi. Testimoni muti del fatto che l’angelo della morte può arrivare fino al punto di sfiorarti, e senza motivo alcuno lasciarti andare.
I presenti/testimoni? Che hanno detto/fatto?
Le considerazioni finali e relativi timori credo siano condivise da tutti i “ciclisti urbani”.
Buona guarigione e che lo spirito torni quello determinato di una volta!
Buona guarigione, certo che la bici ha preso una bella botta
Ti possono capire in tanti. Da parte mia ti posso dire che non sei un miracolato, anzi:hai saputo affrontare la cosa a dispetto che la Strada ti giocasse contro, come sempre. Coraggio!
Caddi in bici con mio nonno quando avevo 5 anni, sò 42 anni che sò traumatizzata. Mi ero ripresa un po’ in verità sui 26: ma ci ha pensaro un guidatore ubriaco a traumatizzarmi for ever. Dai se un unto del signore manco un ossetto rotto.
Rispondo qui un po’ a tutti. Col passare dei giorni sto rientrando nel “tran-tran quotidiano” e nella normalità, e la sensazione di straniamento sta passando. Fra un po’ sarà soltanto un altro aneddoto da raccontare per riderci su…
Bene. Accorto lo sei già, non hai bisogno di un trauma per essere prudente
Ciao Marco! Il mio incidente sei anni fa: identico. Svizzera. Io in bici da corsa, vestito in rosso, fuori città, strada laterale, una macchina si avvicina, penso che lei mi ha visto, voglio passare davanti, il rumore, lei sta accelerando e centra con il cofano il parte posteriore del telaio, io cado – contusione alla mano, bici rovinata, la donna: Non le avevo visto. Ciao Manfred.
Dovrò aggiungerlo come “case study” ai corsi sulla sicurezza che tengo per LACU – Libero Ateneo del Ciclismo Urbano… 😦