Il trionfo della morte – 2

(prosieguo di una riflessione iniziata qui)

Parte seconda: il trionfo della vita

Dopo essere incappati nel paradosso che vede esseri viventi (noi umani) tesi a protendere le proprie intere esistenze nel possedere (o essere posseduti da) oggetti inanimati, tecnicamente “morti”, varrà la pena cercare di comprenderne il perché. Resta tuttavia da fare un distinguo preciso tra ciò che definiamo “vita” e ciò che definiamo “morte”, o in altri termini “non-vita”.

Saltando a pie’ pari vaneggiamenti pseudo-filosofici e digressioni new-age, il fenomeno che definiamo “vita” consiste nell’organizzazione prodotta da macromolecole autoreplicanti nel corso di diversi miliardi di anni sul nostro pianeta (e probabilmente altrove nel Cosmo). La condizione iniziale, oltreché maggiormente diffusa nell’Universo fisico, è quella di “non-vita”.

Brevemente: l’Universo nasce poco meno di 14 miliardi di anni fa sotto forma di una miscela di due soli elementi, idrogeno ed elio, in rapido raffreddamento ed espansione. Le nubi di idrogeno collassano quindi a formare stelle (e galassie), nel cui nucleo si formano gli elementi più pesanti della tavola periodica, culminando la loro esistenza in esplosioni che reimmettono tali elementi nello spazio interstellare.

La formazione delle stelle di seconda generazione avviene in nubi ricche di elementi pesanti, che finiscono col produrre intorno alle stelle stesse sistemi planetari dove si verificano le condizioni per il fiorire della vita. In presenza delle condizioni adatte (temperatura, acqua allo stato liquido, effetti mareali, ecc…) Gli atomi iniziano a legarsi in una varietà di molecole complesse, alcune delle quali hanno la proprietà di effettuare delle copie di se stesse.

Questo innesca il processo di “selezione naturale” descritto da Darwin, provocando continue trasformazioni ed adattamenti dell’ambiente planetario, che a loro volta innescano adattamenti e trasformazioni negli organismi che partecipano a tale processo. Difficile stabilire un confine netto in questa fase tra “vita” e “non-vita”, ma col tempo l’accresciuta complessità raggiunta nell’evoluzione molecolare varca questa soglia. Il primo passaggio probabilmente consisté nella capacità di produrre, a partire dal materiale organico disponibile, oltre a copie di se stesse anche molecole “funzionali”, a partire da rivestimenti in grado di difendere la fragile biochimica delle strutture autoreplicanti dalla potenziale aggressività del mondo esterno.

Un esempio di questa proto-vita, talmente efficace da funzionare ancora dopo miliardi di anni, lo vediamo nei virus: semplici doppie eliche di DNA rivestite da una capsula protettiva. Il passo successivo, tra quelli che l’evoluzione ha conservato, è rappresentato dagli organismi unicellulari, alghe e batteri. Qui siamo già nel pieno dominio della “vita”, ed assistiamo ad una prima diversificazione tra organismi autotrofi, in grado di “nutrirsi” della radiazione solare grazie alla clorofilla, ed organismi eterotrofi, che si nutrono degli organismi autotrofi. I primi daranno vita col tempo al cosiddetto “regno vegetale”, i secondi al “regno animale”.

Quando arriviamo a parlare di organismi unicellulari il fossato tra “vita” e “non-vita” è già saltato. Se il virus può essere descritto come una semplice macromolecola autoreplicante rivestita da un involucro proteico, le cellule sono organismi già complessi, con strutture interne differenziate, e soprattutto in grado di agire/reagire all’ambiente circostante, di adattarsi a mutevoli condizioni, di dar vita, infine, ad organismi multicellulari complessi in attiva competizione per le risorse.

Se questo è ciò che chiamiamo “vita”, nel nostro mondo (per non dire nell’Universo) continua a prevalere la “non vita”. Degli oltre 6000 chilometri di crosta terrestre la “vita” è in grado di proliferare solo in un minuscolo spessore superficiale di poche decine di metri, il resto è roccia, ghiaccio e magma rovente. Anche l’acqua che riempe gli oceani, pur rappresentando un ambiente vivibile ed essendo ricca di creature che vi nuotano e crescono, non è di per sé “viva”, lo stesso dicasi per l’atmosfera gassosa (prevalentemente ossigeno ed azoto) che circonda il pianeta.

La vita è rara, preziosa, affine a sé stessa, necessaria a sé stessa. Eppure noi umani, creature viventi, subiamo la fascinazione del “non-vivo”, dell’inerte, al punto da dedicare immani sforzi collettivi all’edificazione di monumenti inerti, dalle piramidi ai grattacieli. Monumenti non già alla vita ma alla “non-vita”, o, se vogliamo usare un termine diverso e più ricco di significati, alla “morte”.

(Continua)

6 pensieri su “Il trionfo della morte – 2

  1. Pingback: Il trionfo della morte – 1 | Mammifero Bipede

  2. …Perfetto..Vorrei aggiungere che noi siamo la migliore possibilità che ha l’universo per conoscersi, e quindi meglio puntare sulla conoscenza che su opere faraoniche che saranno sempre minuscole; poi sulla centralità del Ferro: serve una stella di massa sufficiente a diventare supernova per creare gli elementi più pesanti del Ferro sulla scala periodica; poi una domanda : è la tua la foto dell’insetto in prima pagina? se si, che attrezzatura usi ? (corpo macchina, obiettivo) Che insetto è ? Un saluto.

    • La foto dell’insetto l’ho scattata in Croazia, durante la vacanza dell’anno scorso. Credo sia una cavalletta, anche se di una specie che ha perso la capacità di volare (si vedono sul dorso delle ali vestigiali). Era piuttosto grossa.
      Dal passaggio al digitale non ho più un’attrezzatura professionale, ora uso una “bridge” Canon STX1-IS, ad ottica non intercambiabile (ma molto flessibile). Dei tempi in cui maneggiavo le reflex mi è rimasto l’occhio e un po’ di “manico”. 😉

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