Il cielo a Lastovo, considerazioni finali

Location
L’isola di Lastovo è splendida, avrebbe valso la vacanza anche senza le osservazioni astronomiche. Non ci sono spiagge se non microscopiche e sassose, solo scogliere. La varietà di fauna subacquea è impressionante. Il nostro alloggio nel minuscolo porto di Pasadur affacciava in pratica su un molo dalle acque cristalline e piene di pesci, dove era possibile tuffarsi (e l’abbiamo fatto spesso). L’alloggio molto familiare e l’atmosfera tranquilla e rilassata ci hanno riportato alla memoria il film “Mediterraneo” di Salvatores. Si raggiunge dall’Italia col traghetto Ancona-Spalato, quindi Spalato-Lastovo (5 ore solo quest’ultima tratta). Andarsene via è stato un vero trauma…

Cielo ed inquinamento luminoso
Il cielo di Lastovo è superiore ai migliori cieli del centro Italia grazie all’assenza di fonti di IL in prossimità ed all’ottimo lavoro fatto sull’illuminazione pubblica, purtroppo l’attività dei pescherecci dotati di “lampare” lo rendono imprevedibile. Credo che in assenza dei pescherecci avremmo avuto letture costantemente tra 21.6 e 21.7. A detta dei miei colleghi sloveni, habituè del posto, siamo stati abbastanza sfortunati ad averli intorno all’isola quasi tutte le notti, e si impegneranno a fare in modo che anche questa fonte di IL sia bloccata. In fondo basterebbe che le lampade fossero orientate correttamente verso il basso, evitando dispersioni al di sopra dei 90° per risolvere il problema, una questione di semplice buona volontà che certo non danneggerebbe i pescatori. Fossimo in Italia non ci scommetterei un euro, ma in Croazia probabilmente hanno buone probabilità di riuscirci.
Un altro punto da considerare, secondo Andrej Mohar, è che in questo periodo attraversiamo il massimo dell’attività solare. In considerazione di ciò è difficile che il valore SQM salga al di sopra del valore 21.6, mentre di qui a qualche anno si potrà arrivare forse a 22.0 (il “forse” ce lo metto io, lui si è detto convinto). Oltre a ciò il seeing è stato quasi sempre più che buono, grazie al fatto che, nella maggior parte dei casi, il vento soffia dal mare.

Trasparenza ed assorbimento atmosferico
Nonostante gli elevati valori di SQM, la qualità del cielo è parzialmente penalizzata dalla bassa quota (400mslm al meglio, non sempre sfruttabili): la trasparenza alle basse declinazioni risente di un forte assorbimento dovuto agli strati bassi dell’atmosfera. Questo produce un bizzarro effetto “di inversione“, dove in pratica il cielo all’orizzonte, pur essendo più buio, appare meno “nero” di quello allo zenit per via della minor luminosità delle stelle di campo che fanno da contrasto. Per confronto la magnitudine limite allo zenit era stimabile intorno alla 6^, mentre a 10° dall’orizzonte si riduceva alla 4^ circa: in pratica un abbattimento della luminosità stellare prossimo all’80%. Il confronto coi cieli nostrani è in questo caso molto difficile, dato che il gradiente in un paese a forte IL come il nostro è invertito, con l’orizzonte molto più penalizzato dello zenit (mentre a Lastovo ho spesso rilevato il contrario).

Visibilità della Via Lattea
La Via Lattea è sempre apparsa molto brillante e contrastata, in particolare la zona del Sagittario, che essendo a Sud godeva della pressoché totale assenza di IL (tranne quando un peschereccio ci si è andato a piazzare proprio sotto). All’osservazione binoculare si rivelavano una quantità di chiaroscuri sorprendente per chi, come me, è ormai abituato ai pessimi cieli del centro Italia, risultando paragonabile solo al ricordo che ho della notte sul Roque de los Muchachos alle Canarie. L’arco luminoso risultava continuo da un capo all’altro dell’orizzonte, indebolito ma pur sempre evidente anche nella zona di Cassiopea/Perseo.
Ho potuto concentrare l’attenzione su un’intera classe di oggetti da me fin qui trascurata, le nebulose oscure, che sono state una vera e propria rivelazione. La zona accanto ad Altair (B142-3) risultava godibilissima sia al binocolo che al telescopio, mentre la pipe nebula in prossimità di Antares appariva come un enorme baffo scuro.
Niente Luce Zodiacale, né al tramonto né all’alba, e tantomeno gegenschein, anche se sul finire della quarta notte, intorno alle tre del mattino, mi è parso di ravvisare una leggerissima banda zodiacale dal Capricorno al Toro, ma troppo evanescente per poterne essere certi. M33, a lungo cercata ad occhio nudo, non si è mai mostrata, neppure in visione distolta.

Visibilità degli oggetti deep-sky
Dopo aver letto la cronaca di una nottata sotto un cielo da Bortle 1 in cui, a detta dell’autore, la differenza nell’osservazione telescopica non era enorme quanto quella nella visione del cielo ad occhio nudo, ho approcciato questa materia con parecchia curiosità. Il risultato è stato che le differenze ci sono, ma variano per importanza da oggetto ad oggetto. Anche l’utilizzo di oculari abbastanza prossimi come il 24mm ed il 18mm, accoppiati con filtro OIII (Astronomik) ha dato esiti diversi rispetto ai cieli italiani. Con valori di SQM intorno a 21,0 o poco più il 24mm con filtro OIII mostra ancora un fondo cielo percettibile, mentre da Lastovo, con cieli tra 21,4 e 21,6 il fondo cielo risulta completamente nero, e diventa ragionevole lavorare con focali ancora più lunghe. Purtroppo ho fatto l’errore di non portare con me il 32mm Meade (che dall’Italia è del tutto inutilizzabile sul mio dob).
M8 – mi aspettavo di vedere l’intera estensione della “D” visibile fotograficamente ma non ci sono riuscito. La nebulosa risulta comunque molto più ricca di chiaroscuri ed articolata di quanto ricordassi. Purtroppo non ci ho speso tempo a sufficienza.
M17 – già ottima con l’OIII anche dall’Italia, non mostrava moltissimo di più
NGC 6888 – la Crescent invece ha tratto molto giovamento dal cielo di Lastovo: mentre dall’Italia se ne può cogliere a fatica il solo contorno, sotto un cielo da 21,4 mostra dei rinforzi filiformi sul bordo esterno e tracce di irregolarità all’interno. Decisamente un altro oggetto.
NGC6992 – la Velo risulta letteralmente stravolta dallo scurimento del fondo cielo: quelle che da noi appaiono come semplici irregolarità nella parte ad arco, a Lastovo acquistano nitidezza e contrasto, rivaleggiando con le immagini fotografiche. Il bordo della nebulosa appare addirittura “seghettato”. Questa parte della nebulosa era evidente anche nel binocolo 10×50 senza filtri
NGC253 – la galassia gigante nello Scultore mi ha mostrato per la prima volta nettamente separate la zona centrale, irregolare, dall’alone, mentre dai siti soliti (SQM intorno a 21.0 allo zenit, peggiorante avvicinandosi all’orizzonte) mi è sempre apparsa come una chiazza oblunga indistinta.
NGC7293 – anche per la Helix nebula tutta un’altra storia rispetto ai cieli italiani, già facilmente visibile nel binocolo 10×50 mostra all’osservazione telescopica una traccia delle irregolarità radiali evidenti nelle fotografie
M42 – osservata poco prima dell’alba ed ancora bassa sull’orizzonte non è apparsa significativamente migliore di quanto abbia potuto osservare dai cieli italiani. Credo che in questo caso abbia fortemente pesato l’assorbimento atmosferico, a dimostrazione del fatto che non è sufficiente un cielo buio, occorre anche che l’oggetto sia ragionevolmente alto sull’orizzonte.

In sostanza l’aumento di contrasto nelle parti più deboli delle nebulose consente di apprezzare dettagli finissimi che l’IL letteralmente “si mangia”. Se in passato ho attribuito alla scarsa risoluzione dei bastoncelli della retina l’impossibilità di confrontare la visione diretta con le immagini fotografiche, ora devo rivedere quest’idea, almeno per alcuni oggetti. La perdita di dettaglio è principalmente dovuta all’abbassamento del contrasto tra parti della nebulosa e fondo cielo, con conseguente incapacità da parte dei bastoncelli di restituire la nitidezza di cui sarebbero capaci.

Conclusioni
Diverse cose credo di aver imparato dall’esperienza sotto il cielo di Lastovo. In primo luogo che un cielo buio è insostituibile per apprezzare nel dettaglio gli oggetti nebulari, che l’IL trasforma in chiazze confuse ed indistinte. Poi che il solo buio non è sufficiente, ma occorre anche una buona trasparenza dell’aria, condizione che si realizza al massimo in prossimità dello zenit per peggiorare progressivamente allo scendere di altezza sull’orizzonte, ed in misura maggiore per i siti a bassa quota. La stima di 0,3 magnitudini di assorbimento effettuata da Cinzano per un cielo al livello del mare vale solo per lo zenit, ma diventa progressivamente più penalizzante per oggetti bassi sull’orizzonte ed in presenza di polveri/umidità. Da ultimo che esistono le nebulose oscure, in questo caso: “meglio tardi che mai”

P.s.: il “diario astronomico” della vacanza lo trovate qui.

Lastovo 2012, diario astronomico

Ho saputo dell’esistenza dell’isola di Lastovo a gennaio di quest’anno, grazie ad un link sul forum Dobsoniani. L’articolo parlava di “uno dei cieli più bui d’Europa”… aggiungiamoci anche “una delle parti più belle del Mediterraneo” ed ecco ottenuta la meta perfetta per una vacanza che accontentasse sia me che mia moglie Emanuela. Altre mete in passato erano state le Canarie e la Corsica, ma siccome ci piace cambiare ecco arrivare la terza “C”, ovvero la Croazia.

Lastovo è la più meridionale delle isole croate e la più lontana dalle sorgenti di inquinamento luminoso, le aspettative in questo caso erano estremamente alte. Armati di un dispositivo per la misurazione dell’inquinamento luminoso (un SQM-L, gradito regalo di compleanno da parte della consorte), ci siamo mossi alla volta di questo paradiso dimenticato dagli uomini. Le aspettative notturne non sono state vanificate, pur con “luci ed ombre”, mentre quelle diurne hanno superato di gran lunga le pur elevate attese, regalandoci un mare strepitoso. Di giorno in giorno ho pubblicato i risultati di massima delle notti osservative sul forum Dobsoniani, ora le riporto anche qui.

Per i non esperti preciso che i valori “utili” della scala SQM vanno da 21.00 a 22.00. Al di sotto di 21.00 fare del buon deep-sky è praticamente impossibile, molti oggetti spariscono nel fondo cielo tropo luminoso. Per capirci, 21.00 è il cielo che trovo in media sulle montagne dell’Abruzzo, 22.00 quello dei deserti africani. Salire di qualità è estremamente difficile perché ogni punto decimale richiede di allontanarsi di ulteriori decine di km, ed in Italia finisce che ci si trova accanto una nuova fonte di inquinamento luminoso. Gli articoli su Lastovo parlavano di 21.70, e nella pratica non ci siamo andati troppo lontani.

14 agostoIeri sera la prima nottata osservativa da Lastovo è stata una mezza delusione. L’SQM dava letture tra 21.3 e 21.4 e la situazione all’oculare non era troppo migliore di quella dell’anno scorso dalle Marche (monte Nerone e dintorni), anche se ad occhio nudo ed al binocolo la via Lattea era molto dettagliata, con chiaroscuri sicuramente superiori a quanto osservato un anno fa. Le condizioni meteo erano tutt’altro che ideali, con cumuli a media quota in inizio serata e velature pesanti la mattina al risveglio, quindi mi attendo di trovare qualcosa di meglio nei prossimi giorni. Sicuramente non 21.7 o più. La situazione appare analoga, e forse leggermente peggiore di quella della Corsica di due anni fa. In Corsica almeno l’illuminazione pubblica veniva spenta intorno a mezzanotte, lasciando un cielo su cui le nuvole apparivano perfettamente nere. Ieri ho avuto l’impressione che anche i cirro-strati in quota fossero più luminosi del fondo cielo circostante. Il motivo principale appare l’illuminazione dei microscopici borghi sulla costa: Lastovo, Zaklopatica, Ubli e Pasadur. Temo che i nuovi lampioni recentemente installati siano responsabili del peggioramento poiché se anche emettono solo verso il basso la quantità di luce prodotta è decisamente eccessiva. Su questo punto credo occorra una riflessione seria: tagliare la luce a 90° dal suolo non basta. (anche se le fonti locali affermano il contrario…) Il punto osservativo invece è apparentemente perfetto, trattasi di una spianata asfaltata per l’atterraggio degli elicotteri posta quasi sul cocuzzolo più alto dell’isola. Purtroppo sul picco dirimpetto c’è una stazione radio militare con una coppia di lampade discretamente fastidiose e le antenne illuminate nella prima parte della notte (no comment, forse vogliono renderle dei bersagli meglio visibili???) Nel frattempo ci facciamo dei bei bagni al mare, speriamo che il meteo migliori nei prossimi giorni…

15 agostoLa seconda notte osservativa, per quanto inattesa (mi aspettavo altre nubi che invece non sono arrivate) si è rivelata molto migliore della precedente. Stante le previsioni non ottimali ho ripiegato su un sito osservativo a margine del borgo di Pasadur dove alloggiamo, fuori vista della maggior parte dei lampioni (l’ultimo l’ho coperto con l’automobile), esattamente qui. La scelta è stata determinata dall’occasione di far osservare un po’ di cielo ai nostri ospiti e ad un po’ di altre persone (alla fine eravamo una mezza dozzina) Questo ha fatto sì che la scelta degli oggetti si limitasse ai più vistosi del periodo, e che i tempi di osservazione si allungassero. In compenso le nubi non si sono presentate e l’SQM ha felicemente superato i 21.4 arrivando a lambire i 21.5, nonostante la prossimità dei lampioni ed il fatto che sulla riva opposta gli effetti dell’illuminazione locale fossero ben visibili.
Tra gli oggetti più significativi sicuramente la Velo, che mostrava chiaroscuri netti e quasi “fotografici”, e la Helix, anch’essa finalmente più che una chiazza confusa in cielo. Questo fa il paio con l’osservazione della Crescent nella prima notte, dove ho avuto la sensazione di cogliere strutture molto più sottili a quelle cui ero abituato “da casa”. Mi riservo di tornarci su nelle prossime notti, ma l’idea che mi sono fatto è che nell’osservazione di oggetti deep, più che la scarsa capacità di risoluzione dei bastoncelli pesi il calo di contrasto dei dettagli rispetto al fondo cielo. Questo implica fondamentalmente che il danno dell’IL non si limiti alla peggiorata percezione degli oggetti stessi, ma si estenda in maniera più subdola ai dettagli in essi contenuti.
Cmq. osservazione sotto cieli da montagna a bordo mare ed in maniche corte (o quasi)… e anche l’acqua dei bagni recenti mi pare adeguatamente calda.

16 agostoTerza notte non entusiasmante: l’SQM si è piantato su 21.35 (allo zenit, in basso anche peggio) e non si è mosso da lì per motivi non meglio spiegabili. Uno tra gli altri potrebbe essere la piccola flottiglia di pescherecci a pesca con le “lampare”. Ieri sera ce n’erano almeno quattro, tutti a poca distanza dalla costa dell’isola… uno si è piazzato intorno a mezzanotte in direzione sud e mi ha letteralmente ammazzato la parte dia Via Lattea tra Scorpione e Sagittario.
Ne ho discusso a lungo con un astrofilo sloveno (un astroimager) che è arrivato sul piazzale intorno alle 23.00 dopo un lungo viaggio in auto+traghetto. Lui ed altri amici che arriveranno tra oggi e domani resteranno a riprendere per circa una settimana, è un frequentatore abituale del posto e ne conosce molto bene le caratteristiche, tuttavia non sa spiegarsi le fluttuazioni del valore SQM da una notte all’altra. A suo dire si può trovare 21.3 una notte e 21.5 la successiva (a me è successo il contrario) senza un motivo preciso.
Poi mi ha parlato del lavoro di sensibilizzazione fatto sulle amministrazioni per modificare i lampioni, dell’IL proveniente dall’isola di Korcula e da Spalato, e mi ha raccontato di una notte incredibile, forse l’anno scorso, in cui sia la costa italiana che quella croata erano coperte da nubi, e l’SQM ha letto valori fino a 21.95. Mi ha anche detto che per sua esperienza il sito dell’Heliodrome (la pista di atterraggio per gli elicotteri dove eravamo) è per solito molto ventoso, e la cosa mi ha preoccupato un po’.
Con tutto questo lui ed i suoi amici continuano a preferire questo sito alle montagne per la maggior stabilità meteo e percentuale di notti utili. Alla mia domanda se le montagne del nord della Croazia potessero essere più interessanti ha risposto che sono siti discretamente bui, ma il seeing è disastroso. Mi ha raccontato anche di una “spedizione” sul Grossglockner, in Austria, nel corso della quale, dopo due ore di automobile, si sono ritrovati cielo coperto e pioggia battente.
Insomma, terza notte abbastanza deludente, speriamo meglio per le prossime. Ex post mi mordo le mani per non aver approfittato di più della seconda…

17 agosto – Quarta nottata, partita con aspettative basse e rivelatasi fin qui la migliore. In inizio serata velature in quota e nubi temporalesche sulla Croazia, con lampi in lontananza (a parere del mio collega sloveno le nubi bloccano in parte l’IL da quel lato), un solo peschereccio con lampara, più lontano e meno invasivo di quelli della notte precedente. Al crepuscolo astronomico si parte con un bel 21.4 che nel corso della notte salirà fino ad un tondo 21.60 (allo zenit ed in assenza di VL), la direzione più buia è Sud – SudEst. Via Lattea molto ben strutturata, per la prima volta riesco ad apprezzare le nebulose oscure in prossimità della testa dell’Aquila, prima col binocolo poi al telescopio. Intorno alle 3.30 ho la sensazione di intuire una fascia leggermente più chiara sul piano dell’eclittica, ma non avendola mai osservata non posso affermare con certezza trattarsi di banda zodiacale.
La distribuzione luminosa molto asimmetrica fa sì che il sud sia molto migliore rispetto a cieli con analogo SQM allo zenit e IL uniformemente distribuito sull’orizzonte. L’aria non è particolarmente tersa, ma col telescopio si riesce ugualmente a distinguere oggetti estremamente deboli e bassi. La galassia gigante NGC 253 nello Scultore mostra un nucleo più brillante ed un alone esteso intorno (simile ad M31 vista in un binocolo a circa 20x, per capirci) il che mi spinge a tentare con successo un oggetto parecchio più basso, NGC 300 (Caldwell 70), a -37°41’che mostra un nucleo più brillante ed un alone molto esteso. Non contento tento anche MCG 03-01-015 nella balena, meno grande ma dall’aspetto molto più “fantasmatico”.
Insomma, finalmente una serata all’altezza delle aspettative, una carrellata di oggetti deboli che dettaglierò in seguito ed una miglior comprensione di cosa sia un cielo stellato in condizioni di basso IL. Era ora!

18 agosto – La quinta notte si è rivelata più un set da film astro-horror che una sessione osservativa. Partito sul tardi, dopo un’ottima cena a base di pesce, ho fatto un salto prima all’eliporto in basso (presso una base militare dismessa) verificando l’assenza di vento, quindi non soddisfatto della location (relativamente vicina al centro abitato e quindi più soggetta ad IL locale) mi sono mosso verso il solito punto osservativo in cima alla montagna (Hum), dove ho trovato sia l’astroimager sloveno (Jurij) che il suo amico appena arrivato (Andrej), intenti a sistemare un Riccardi-Honders da 8″ su una mastodontica montatura Astrophysics. Mi danno due notizie, una buona ed una cattiva: quella buona è che le letture SQM, a notte astronomica ormai completata, danno 21.55 (“better than yesterday!”), quella cattiva che il piazzale è impraticabile causa vento (50/60kmh) e quindi si sono piazzati una cinquantina di metri prima, a ridosso di una curva, bloccando di fatto la strada con l’automobile.
Il dilemma, per me, riguarda il fatto che lo spazio residuo per montare il mio dob è risicato, con un albero che mi copre il sud… decido quindi di partire alla ventura per cercare un punto schermato e mi avventuro su una strada sterrata che scende dal monte Hum a Skrivena Luka. Purtroppo la strada è in condizioni terribili, il fondo poco compatto e la pendenza notevole mettono a dura prova la mia capacità di controllo dell’auto (una Fiat 600!). Oltre a ciò non trovo un punto adatto a fermarmi, quindi dopo una interminabile discesa al buio sui sassi smossi torno a mettere le ruote sull’asfalto e decido di tornare al primo sito osservativo, ormai ad una decina di km. L’heliodrome dismesso mi accoglie con le sue sagome inquietanti di casematte in rovina ed una lepre che sgambetta in mezzo alla pista, ma per fortuna senza vento. Monto tutto solo per realizzare, a strumento ormai collimato e pronto all’uso, che il cielo è molto al di sotto delle aspettative, solo 21.2/21.3 contro i 21.55 del sito su in alto…!
Attribuisco la differenza all’IL locale del vicino porto di Ubli, dove (forse) potrebbe aver attraccato un traghetto, lasciando come d’uso le luci sui ponti tutte accese (Jurij me ne aveva parlato, pare che per motivi di sicurezza non le spengano mai). Decido che non sono venuto per osservare sotto un cielo peggiore di quello di casa, rificco lo strumento in macchina completamente montato, abbattendo un sedile, e riparto di nuovo per la cima della montagna. Quivi giunto scopro con orrore il motivo del peggioramento del cielo: c’è un peschereccio armato di una mostruosa “lampara” a poche centinaia di metri dalla costa! A chilometri di distanza fa luce a sufficienza per illuminare l’intera montagna e proiettare le nostre ombre nettissime sulla parete rocciosa…
Secondo Andrej tale comportamento è vietato, le barche da pesca dovrebbero mantenersi ad almeno 5km dalla costa, soprattutto in una riserva naturale come Lastovo, e quindi domani inoltrerà un formale reclamo alla capitaneria di porto (update: la capitaneria ha risposto che il limite è 500metri e che non possono farci nulla…). In compenso il vento è calato e le misure SQM sono un po’ migliori che non dal punto più in basso (21.35/21.40). Accetto il compromesso e mi metto ad osservare un po’di galassiette minori tra Pegaso ed i Pesci. Alla fine però è più una notte di chiacchiere che di fatti concreti, anche i miei colleghi sloveni hanno i loro problemi: un raccordo di prolunga tra la CCD ed il Riccardi-Honders è rimasto a casa (in attesa di verniciatura), quindi non è possibile ottenere le stelle a fuoco. Intorno alle 3.00 chiudo tutto e me ne vado a nanna lasciando i due sfortunati astroimagers ad armeggiare con la loro imponente ma al momento inutile strumentazione.

19 agostoLa notte di ieri, la sesta consecutiva, è partita con un forte vento fin dal pomeriggio, che mi ha messo in preallarme sulla fruibilità dell’Heliodrome. Dopo una rapida cena io ed Emanuela ci siamo messi in macchina ed abbiamo raggiunto la vetta del monte Hum solo per verificarne l’impraticabilità. Per fortuna il vento proveniva da nord, è quindi bastato scendere di quota per trovare uno slargo adeguato aperto a sud e completamente riparato da una “tagliata” nella roccia viva (qui). L’orizzonte è risultato sufficientemente aperto verso sud-est, direzione che si è poi rivelata la migliore per valori SQM (21.55/21.60), mentre allo zenit si viaggiava sui 21.40 (al di fuori della banda della Via Lattea), per scendere fino a 21.3 sul versante ovest, forse per qualche peschereccio relativamente poco invasivo, o per le luci del porto di Ubli. Un picco anomalo di 22.75 è stato misurato da Emanuela intorno a mezzanotte… purtroppo stava impugnando l’SQM capovolto ed ha misurato il terreno…!
Gli astroimagers sloveni sono transitati mentre assemblavo il dob, ed hanno proseguito per un sito da me non ancora esplorato in prossimità della vetta. Non li abbiamo più visti,quindi devono aver trovato una sistemazione idonea per le loro esigenze astrofotografiche. Da questo punto di vista la performance del mio Sumerian in presenza di vento è pari a quella di un aquilone… ho quindi preferito tenermi ben stretto il mio sito “antivento”. La temperatura per tutta la notte non è scesa sotto i 24°C ed ho quindi osservato in tenuta molto leggera.
Notte estremamente fruttuosa nonostante i limiti imposti dalla “location”, che mi ha consentito di pressoché completare la spunta degli oggetti dalle mappe preparate ex novo prima del viaggio. Il lavoro delle notti precedenti è apparso evidente man mano che procedevo, molte mappe erano già interamente spuntate mentre da altre mancavano pochi oggetti. Questo mi ha consentito anche un ripasso di alcune “new entry”, oggetti osservati per la prima volta nei giorni scorsi e particolarmente appariscenti. Ora come ora sono in forse se proseguire le osservazioni anche per la prossima notte, l’ultima, dato che a parte gli ammassi aperti che non mi entusiasmano proprio ho pressoché esaurito i target osservativi. Deciderò stasera.

20 agostoL’ultima notte sono salito al monte Hum quasi solo per i saluti. L’SQM dava letture abbastanza basse (21.2/21.3) a causa dell’ennesimo peschereccio con le lampare, stavolta a nord. Cielo ugualmente molto buono. Mi sono portato il binocolo e la sdraio, e mentre gli sloveni smanettavano con i loro ipertecnici setup fotografici risolvendo un problema via l’altro, io ho aperto la sdraio affermando “Now I setup my chair” e mi sono messo a ripassare le nebulose chiare e scure della via Lattea. Verso le 23.00, vedendo che i valori SQM non miglioravano ed in previsione di una partenza col traghetto delle 4.30AM (!) ho chiuso tutto, salutato e sono tornato giù.

Questa la cronaca, per le conclusioni vi rimando al prossimo post. Sicuramente l’esperienza di Lastovo mi ha insegnato molto sull’IL e sulla visibilità degli oggetti celesti in condizioni prossime all’ottimale (…ed anche sull’alterazione dei cicli sonno-veglia).

Out from the wild

Poche sere fa ho visto in tv “Into the wild”, il film di Sean Penn che ripercorre l’avventura di Christopher McCandless, un giovane statunitense deciso a fuggire dalla civiltà e finito a morire di fame e stenti in una sperduta foresta dell’Alaska. Ho affrontato la visione del film consapevole di essere fortemente prevenuto, in particolare nei confronti del tentativo di fare del protagonista una sorta di tragico eroe moderno.

Il film ha in parte confermato i miei pregiudizi. McCandless affrontò la vita selvaggia senza una preparazione adeguata, confidando unicamente su quanto appreso dai libri di Thoreau e London, oltre ad una manciata di manuali. Sottovalutò la difficoltà di procurarsi cibo, sottovalutò le trasformazioni ambientali nel corso della primavera ed estate (un fiume ingrossato che gli impedì di tornare indietro quando si rese conto di essere in difficoltà) e probabilmente altri fattori

Ma anche questo probabilmente non poteva essere sufficiente a giustificare una fine tanto drammatica,mi sono quindi messo in cerca di ulteriori informazioni, finendo con l’approdare su un articolo di approfondimento in rete. La causa principale viene qui individuata nella progressiva denutrizione, causata in parallelo dalla scarsa quantità di cibo ingerito e dallo sbilanciamento dell’apporto complessivo di nutrienti: in prevalenza proteine e poco o nulla grassi e carboidrati. Non si vive a lungo nutrendosi di scoiattoli.

In particolare colpisce un dato che nel film viene omesso, quando il corpo fu ritrovato si stimò che al momento della morte McCandless fosse arrivato a pesare solo 30 kg, con un indice di massa corporea inferiore al valore minimo necessario alla sopravvivenza. Se devo immaginare un maschio adulto del peso di 30 chili le immagini che mi vengono in mente sono quelle dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti subito dopo la liberazione. Una condizione fisiologica cinematograficamente non riproducibile.

Per raggiungere tale condizione la perdita di peso deve essere stata continua e progressiva. Probabilmente fin dall’inizio McCandless si ritrovò in condizioni di sottonutrizione, ma sottovalutò il problema, forse per ingenuità o per inesperienza. O, e questa è la mia tesi, perché non si rese pienamente conto di quanto il mondo fosse cambiato dai tempi in cui i libri che lo ispirarono furono scritti.

Thoreau visse un’esperienza simile, che narrò nel suo Walden, la vita nei boschi, ma era il Massachusetts a metà dell’800. McCandless per ripetere la stessa esperienza un secolo e mezzo dopo fu costretto a scegliere l’Alaska, terra ancora più estrema ed inospitale, con molta meno selvaggina (vuoi per la latitudine, vuoi per il periodo storico) e condizioni climatiche peggiori. Indubbiamente nel suo dramma personale anche questo ha avuto il suo peso.