Una modesta proposta

In questo periodo di crisi e sacrifici, di aumenti di tasse e riduzione dei posti di lavoro, vorrei avanzare una modesta proposta: prima di tagliare i redditi delle persone (in primis dei lavoratori dipendenti) non si potrebbero tagliare le spese platealmente inutili?

Comincio ad elencarne una: l’illuminazione notturna delle strade extraurbane.

Quanto ci costa tenere illuminati a giorno chilometri di svincoli, bretelle autostradali, viabilità secondarie? Le automobili non hanno forse già i fari per farsi luce? Che bisogno c’è di consumare terawatt di energia elettrica, di bruciare gas, carbone e petrolio acquistati dall’estero, per far luce alle tre di notte su un pezzo di asfalto dove passano solo autoveicoli già dotati di una propria fonte d’illuminazione?

Passi per le vie cittadine, per i piccoli centri urbani, per i paesini (dove pure si potrebbe ragionare di installare fonti luminose più discrete e meno energivore), ma a che serve siano illuminati i caselli autostradali, le aree industriali deserte, gli svincoli?

Ricordo quando iniziai a guidare l’automobile (parliamo della fine degli anni ’80, non dell’alto medioevo), tra le ore undici e mezzanotte l’illuminazione stradale veniva dimezzata, e si notava, rientrando a casa in macchina, lo spegnersi di parte dei lampioni.

Poi siamo diventati tutti più ricchi e spendaccioni, abbiamo piazzato luminarie dappertutto, anche dove non servivano, e le abbiamo tenute perennemente accese. Beh, la pacchia è finita, e non solo ci tocca pagare i debiti pregressi, ma nessuno ha l’intelligenza o forse il coraggio di cominciare a tagliare spese platealmente inutili.

Scusate questo piccolo sfogo, ma per un appassionato di astronomia come me oltre al danno si aggiunge la beffa dovuta al fatto che quest’illuminazione inutile e costosa ha pure cancellato la visibilità del cielo notturno. Spegniamo questi cavolo di lampioni e ricominciamo ad abituarci ai cicli naturali del giorno e della notte.

Cartoline dalle Canarie

Vodpod videos no longer available.
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Con qualche anno di ritardo pubblico le foto del viaggio alle isole Canarie dell’agosto 2009. Sono rimaste a lungo in attesa che ne completassi la revisione, vittime di una momentanea disaffezione per la nuova fotocamera e delle tante cose da fare.

Di quel viaggio, prima a Tenerife, poi a La Palma, serbo il ricordo dei vulcani, delle spiagge nere (a parte quelle “imbiondite” artificialmente con la sabbia del deserto…), delle scogliere, del monte Teide, della Caldera de Taburiente, dei mille pesci dell’oceano Atlantico, della vegetazione tropicale, del cielo notturno più spettacolare che abbia mai visto in vita mia.

Come al solito, per i buongustai, è disponibile lo slideshow in alta risoluzione.

Grande Sentiero Anulare – The Movie

L’idea mi frullava in testa da parecchio tempo: realizzare un video-documentario sul G.S.A. – Grande Sentiero Anulare. Fin qui, però, l’impresa mi era parsa sempre troppo ardua per le mie modeste forze, ed anche le richieste di aiuto ad amici del settore non avevano sortito l’effetto desiderato.

Poi, una settimana fa, l’esperimento col reportage sulla pista ciclabile di viale Palmiro Togliatti mi ha reso consapevole di essere ormai in grado di portare a termine l’impresa anche da solo, pur pagando il prezzo di una realizzazione stra-amatoriale.

Volendo lavorare su un formato a maggior qualità, in settimana ho provveduto all’acquisto di una scheda di memoria più capiente, ho atteso il primo giorno festivo utile (8 dicembre), mi sono alzato di buon’ora ed ho percorso l’intero anello di una cinquantina di chilometri guidando la bici con una mano sola, filmando con l’altra e blaterando qua e là commenti in gran parte eliminati in fase di editing.

La parte più impegnativa è stata però il giorno dopo, rimettere insieme i passa 250 spezzoni: tutto il pomeriggio del giovedì si è involato nella conversione di 20Gb di filmato formato .MOV in Full-HD 1080 in qualcosa di gestibile dal programma di video editing… quindi applicare gli effetti di transizione, tagliare le parti inutili, trovare le musiche adatte (open source su Jamendo.com, ché non ho soldi per pagare pure i diritti di riproduzione) montarle e confezionare il tutto.

Quindi, dulcis in fundo, esportare il tutto a bassa risoluzione per avere un file di dimensioni compatibili con l’upload su youtube (DivX) ed operarne il caricamento. E questo è il risultato.

Diciamo che mi sono dovuto praticamente inventare un nuovo mestiere in due giorni, e che metà di questo ponte festivo l’ho passato a lavorare, ma sono contento del risultato. Credo che restituisca bene quello che vede un ciclista in giro per la città, e la bellezza di andare in bicicletta perfino a Roma. Mi piacerebbe che potessero vederlo in tanti, non tanto per narcisismo (mi vedo orribile ed odio il timbro della mia voce registrata) ma proprio per diffondere l’idea dell’andare in bici.

Il video è pubblico, segnalatelo, consigliatelo, “embeddatelo” nei vostri blog e nei social network… e se qualcuno vi chiede cosa si prova ad andare in bicicletta fateglielo vedere, non sia mai che si convinca.

Dr. Slime

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Dopo aver dotato due delle mie mountain bike delle camere d’aria Slime-Lite, ed aver constatato (pur se su un arco di tempo relativamente breve) la validità del prodotto, mi sono posto il problema di estenderne l’utilizzo all’intero parco bici, a cominciare da quelle che uso di più.

Il guaio è che una delle bici che uso di più è la Brompton, dotata di ruote da 16″ per le quali non viene prodotta la relativa camera d’aria. In compenso le camere d’aria esistenti hanno le valvole americane (schrader) che le rende facilmente riempibili. Deciso di partire in questa direzione mi sono procurato tutto il necessario, ovvero:

  • n°1 bottiglia di Slime “Refill” da 470cc (meno di 15€)
  • n°1 siringone da 60cc (1,5€)
  • n°1 attrezzino per smontare la valvola della camera d’aria (1,5€)

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L’attrezzino in primo piano ve lo faccio vedere un po’ ingrandito qui sotto:

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Per l’utilizzo si infila capovolto (dalla parte della “forchettina”) e si ruota in senso antiorario svitando il corpo interno della valvola.

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A questo punto è sufficiente prelevare col “siringone” la quantità di Slime desiderata (io ne ho utilizzato 30cc a ruota, per abbondare…) e iniettarla nella valvola. Il tubicino di raccordo è fornito a corredo della bottiglia di Slime.

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Fatto questo si riavvita il corpo interno della valvola, si gonfia la ruota e la si fa girare per un po’ per far distribuire bene il liquido. Tempo delle operazioni per entrambe le ruote: c.a 15 minuti, spesa complessiva: meno di 2€.

Detto questo non so se il prodotto a distanza di tempo potrà dare problemi, ho sentito dire che dopo un anno o due la valvola si blocca impedendo il rigonfiaggio della ruota, che comunque il prodotto non mette a riparo da tagli larghi e profondi nel copertone, come pure che lo slime alla lunga si secca e perde di efficacia, e c’è chi continua a propugnare lattici vari di analogo rendimento.

Per quanto mi riguarda già solo l’idea di non dovermi più preoccupare di forature da spine e o schegge di vetro per un anno o due vale la spesa (ridicola) ed il tempo perso nell’operazione.

(continua)

Misfatti e Togliatti – il Film

Ieri mattina mi sono alzato con un’idea bislacca in testa: realizzare un mini documentario sul disastro della pista ciclabile di Viale Palmiro Togliatti. Detto fatto, armato di bici, fotocamera ed un mini treppiedi mi sono recato sul “luogo del delitto” ed ho cominciato a riprendere diversi spezzoni commentando a braccio man mano che andavo.

Diciamo che sono stato fortunato perché arrivato alla fine della pista avevo del tutto riempito la scheda di memoria della macchina e sono riuscito a girare lo spezzone finale per il rotto della cuffia. Per contro il prodotto è stra-amatoriale e soprattutto la parte di ripresa audio nei punti in cui la bici prende velocità è pessima (la fotocamera ha i microfoni rivolti in avanti a prendere il vento, mentre io parlavo ovviamente da dietro).

Arrivato a casa mi sono dovuto scaricare dalla rete un programma di editing video ed imparare ad usarlo per il minimo necessario a tagliare i pezzi inutilizzabili dei filmati e riappiccicare tutto insieme, lavoro culminato con la compressione del file e l’uploading su Youtube. All’atto pratico ho tagliato pochissimo, ed anche per questo ne è venuta fuori una “mappazza” di tre quarti d’ora. In compenso il ritmo mi pare buono ed il “documentario“, sottoposto ai familiari, non li ha fatti addormentare (ridere sì, ma quello è un altro discorso…).

Insomma, ecco il risultato della “fatica” di ieri, senza titoli e con gli stacchi tagliati con l’accetta, e una piccola sorpresa (anche per me) nel finale.

P.s.: il guaio è che adesso ci ho preso gusto e già ragiono di farne un altro con l’intero G.S.A. (meno chiacchiere e più immagini, ovviamente)