In questo periodo di crisi e sacrifici, di aumenti di tasse e riduzione dei posti di lavoro, vorrei avanzare una modesta proposta: prima di tagliare i redditi delle persone (in primis dei lavoratori dipendenti) non si potrebbero tagliare le spese platealmente inutili?
Comincio ad elencarne una: l’illuminazione notturna delle strade extraurbane.
Quanto ci costa tenere illuminati a giorno chilometri di svincoli, bretelle autostradali, viabilità secondarie? Le automobili non hanno forse già i fari per farsi luce? Che bisogno c’è di consumare terawatt di energia elettrica, di bruciare gas, carbone e petrolio acquistati dall’estero, per far luce alle tre di notte su un pezzo di asfalto dove passano solo autoveicoli già dotati di una propria fonte d’illuminazione?
Passi per le vie cittadine, per i piccoli centri urbani, per i paesini (dove pure si potrebbe ragionare di installare fonti luminose più discrete e meno energivore), ma a che serve siano illuminati i caselli autostradali, le aree industriali deserte, gli svincoli?
Ricordo quando iniziai a guidare l’automobile (parliamo della fine degli anni ’80, non dell’alto medioevo), tra le ore undici e mezzanotte l’illuminazione stradale veniva dimezzata, e si notava, rientrando a casa in macchina, lo spegnersi di parte dei lampioni.
Poi siamo diventati tutti più ricchi e spendaccioni, abbiamo piazzato luminarie dappertutto, anche dove non servivano, e le abbiamo tenute perennemente accese. Beh, la pacchia è finita, e non solo ci tocca pagare i debiti pregressi, ma nessuno ha l’intelligenza o forse il coraggio di cominciare a tagliare spese platealmente inutili.
Scusate questo piccolo sfogo, ma per un appassionato di astronomia come me oltre al danno si aggiunge la beffa dovuta al fatto che quest’illuminazione inutile e costosa ha pure cancellato la visibilità del cielo notturno. Spegniamo questi cavolo di lampioni e ricominciamo ad abituarci ai cicli naturali del giorno e della notte.