Orfano della fantascienza

Torno su un tema già esplorato, e tuttavia con poco da aggiungere. Purtroppo sempre più spesso mi ritrovo a girare tra gli scaffali delle librerie ed a constatare la sostanziale estinzione di un intero genere letterario al quale sono da sempre affettivamente legato: la fantascienza.

La maggior parte di quelli che leggeranno questo post faticherà persino a farsi un’idea di cosa stia parlando, abituati a trasposizioni televisive o cinematografiche delle opere più celebri, spesso disastrosamente rimaneggiate, o a prodotti di puro intrattenimento depurati di qualsivoglia complessità.

Risulterà strano anche solo immaginare l’esistenza di una forma letteraria nata con l’intenzione di esplorare i mondi del possibile, le reazioni dell’essere umano all’aprirsi di nuovi orizzonti, la faticosa transizione dall’umano al post-umano, il confronto con forme di vita ed intelligenza diverse dalla nostra.

Tutto questo ha occupato per decenni centinaia, se non migliaia, di autori, alimentato tirature di riviste e collane tematiche, dato vita a case editrici di settore. Pur non rappresentando che una minima parte di quanto scritto e pubblicato in passato i miei scaffali sono pieni di centinaia di volumi, molti dei quali pubblicati in serie economiche, dei quali nelle librerie non vi è più traccia.

Ovvio, non tutti sono dei capolavori, molti rimangono indissolubilmente legati alle epoche in cui furono scritti ed alle conoscenze scientifiche dell’epoca, proporli senza una chiave di lettura critica rappresenterebbe un anacronismo.

Ma quello che colpisce e stupisce un lettore accanito come me è proprio la sostanziale sparizione dell’intero genere dagli appetiti letterari dei lettori. Quello che rimane in vendita nelle grandi librerie è solo la pallida ombra di una produzione letteraria sconfinata, una manciata di autori di culto scomparsi da decenni (P. K. Dick in testa), qualche contemporaneo (Evangelisti) e pochissimo altro.

Paradossalmente va un po’ meglio nelle edicole, dove Urania continua a proporre in collane parallele nuovi autori e classici, ma manca del tutto la permanenza, la possibilità di organizzare un percorso conoscitivo, dato che si tratta di materiale “di consumo” che viene ritirato e mandato al macero il mese successivo a quello di uscita.

Ma anche, va detto, la qualità dei nuovi autori spesso non regge il confronto coi grandi del passato: rara la capacità di stupire, più frequente l’abbandonarsi a cliché narrativi, situazioni stereotipate e prevedibili, prolissità che hanno più a che vedere col mestiere che con la creatività.

L’altra faccia della medaglia riguarda però il lato della domanda, ed è inevitabile constatare che l’abbassamento in termini quantitativi e qualitativi dell’offerta sia il riflesso speculare di un declino della “fame di novità” nei lettori.

Forse siamo soltanto iper-stimolati dalla società dei consumi, che continua a bombardarci di nuovi giocattoli tecnologici senza lasciarci il tempo di assimilare a fondo quelli acquistati pochi mesi addietro. Fatto sta che mai come in quest’epoca di incalzanti trasformazioni tecnologiche siamo divenuti collettivamente refrattari all’immaginario scientifico.

Ad oggi osservo gli spazi desolatamente esigui riservati nelle rivendite ad un genere un tempo floridissimo, mentre a breve distanza gli scaffali del fantasy traboccano di tranquillizzanti e prevedibilissimi vampiri e lupi mannari e maghi e cavalieri, domandandomi se mai la fantascienza si risolleverà dall’oblio, nelle future trasformazioni a cui andrà incontro la nostra società, oppure si stia avviando ad un definitivo tramonto.

2 pensieri su “Orfano della fantascienza

  1. Sì, anche a me manca un bel libro di fantascienza, uno di quei libri che ti apre le porte della mente e ti porta in mondi inesplorati e inabitati, ma paralleli e possibili alternative a questo……secondo me, è vero il contrario: siccome non ci sono più bei libri di questo genere, i cultori di questo genere si sono stancati di cercarli. Inoltre, secondo me, certe “aperture mentali” oggi sono vietatissime, meglio tenerci ristretti in piccoli pensieri….il pensiero è energia che si trasforma in azione e certi Signori lo sanno, meno pensiamo, meno agiamo!!! Carla

  2. Guarda ne ho appena iniziato uno e dopo nemmeno venti pagine ho già voglia di bruciarlo nel caminetto (se avessi un caminetto…). Roba scritta più di vent’anni fa e già vecchia all’epoca, che a ripubblicarla adesso… bah! Ci si domanda cosa passi nel cervello dei responsabili editoriali…

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