La soluzione impossibile

Solitamente non amo scrivere di "massimi sistemi" perché ritengo di non essere un esperto (ammesso che ce ne siano, ed anche considerando il fatto che sedicenti tali non manchino di uscirsene con corbellerie stratosferiche), per questa volta farò un'eccezione dato che la situazione del paese si va avvitando in una spirale perversa.

Viviamo in questi anni gli effetti sommati di una crisi sistemica globale, di natura economica, e di una crisi tutta politica prodotta da scelte sbagliate e peregrine operate negli ultimi venti/trent'anni da parte dei nostri rappresentanti politici.

La fragilità politica dell'Italia, in questo periodo, la sta rendendo facile preda di attacchi speculativi, rendendo il rischio di default una prospettiva non più così remota. Occorrerebbero misure drastiche, ma né il governo appare intenzionato a prenderle, né l'opposizione appare in grado di rappresentare un'alternativa plausibile. In questa impasse il paese va lentamente sprofondando.

Il motivo per cui non riusciamo a sbloccarci sta nell'incapacità collettiva di ridefinire i termini della questione al punto da produrre una possibile soluzione. Allo stato attuale si continua a ragionare con categorie di pensiero vetuste, inadatte al cambiamento che, volenti o nolenti, andremo ad affrontare.

Il primo totem da abbattere è quel "mito della crescita" imperante ormai da decenni. Non si può crescere all'infinito, questo lo sa anche un bambino. Quelli che invece sembrano non saperlo, o l'hanno disimparato negli anni, sono proprio gli economisti. La deliberata cecità su questo punto nodale è il primo fattore a determinare l'insolubilità del problema.

L'altro punto nodale è l'enorme, e tuttavia non percepita, ricchezza in cui abbiamo vissuto negli ultimi decenni. Come è risaputo al "meglio" ci si abitua facilmente, molto più difficile è riabituarsi a minori comodità. La pigrizia mentale delle persone fa il resto, rendendo molto semplice agli imbonitori il continuare a raccontare la favoletta che la crisi è solo momentanea e se ne uscirà più ricchi di prima non appena ripartirà la "crescita".

Messo in questi termini, come già detto il problema non ha alcuna soluzione. Se la popolazione  non realizzerà al più presto che quello cui andiamo incontro a tutta velocità non è il radioso futuro che ci raccontano ma un precipizio, non ci sarà modo di rallentare e fermarci in tempo.

E questa è la soluzione: rallentare, fermarsi, smettere di voler "crescere" a tutti i costi indebitandosi, ipotecando il futuro dei nostri figli, distruggendo il territorio sotto colate di cemento e riempiendoci l'esistenza di balocchi inutili. Una soluzione per i più inaccettabile, prima ancora che impraticabile. La "soluzione impossibile" ad un problema che, molto presto, ci schiaccerà.