Vero viaggio è il ritorno

Rubo una citazione (a sproposito, com’è mio solito) ad una delle mie autrici preferite, Ursula K. Le Guin, per il titolo di questo post. Soltanto stamattina sono riuscito a rimettere le mani sulle due biciclette con le quali io e Manu abbiamo viaggiato in Canada, consegnate al check-in dell’aeroporto di Toronto più di una settimana fa. Le bici si sono rivelate inaspettatamente intatte, ma quello che gli è capitato dalla fine del viaggio ad oggi merita un racconto a sé.

Cominciamo col dire che già alla partenza si erano manifestati problemi, da quando cioè all’ingresso della stazione Termini avevamo scoperto l’annullamento del nostro Eurostar per Venezia, prenotato parecchio tempo prima, e ci eravamo recati al servizio passeggeri per trovare il modo di venirne fuori. Quel treno doveva portarci a Mestre, da lì avremmo pedalato fino all’aeroporto di Venezia, dove avremmo dovuto impacchettare le bici e caricarle sull’aereo. In buona sostanza i tempi non erano ancora drammaticamente stretti, ma l’inconveniente non avrebbe dovuto comportare uno slittamento superiore ad un’ora o poco più pena il rischio di non riuscire ad imbarcarci.

Di fatto i responsabili di Trenitalia ci hanno dirottato sul successivo ES, in partenza meno di un’ora dopo ed affollatissimo, consentendoci di rimanere comodamente all’interno della tabella dei tempi preventivata. Con un po’ di fortuna abbiamo trovato anche posto a sedere. Quello che non sapevamo ancora era che, a confronto del viaggio di ritorno, le peripezie sopportate all’andata sarebbero state poca cosa.

C’è un punto che mi son reso conto di aver fin qui sottovalutato dei viaggi in bici, e riguarda lo sbattimento necessario per portare le biciclette avanti e indietro dal paese di partenza a quello di arrivo. Fin qui l’ho sempre descritto come “carichi le bici sull’aereo, le riprendi alla fine del volo, ci monti sopra le borse e parti“. Bene, non è così semplice. Non sempre, almeno. Di certo non questa volta.

In ogni impresa relativamente “complessa” (e un viaggio in bici lo è, richiedendo competenze in ambiti molto diversi e la gestione di problematiche estemporanee ed impreviste), c’è sempre il momento in cui ci si rende conto di aver commesso un singolo, tragico, grossolano errore, non riuscendo a capacitarsi di come e quando ciò sia potuto accadere. Nel nostro caso ciò è avvenuto nel corso di una cena dopo diversi giorni di viaggio, quando abbiamo compreso che gli amici con cui stavamo viaggiando avevano prenotato il volo di rientro direttamente da Montreal mentre noi avevamo l’andata e ritorno da Toronto.

Tanto evidente deve esser parso a loro che un viaggio che finiva a Montreal poteva ben concludersi con un volo di ritorno da Montreal, altrettanto deve esser parso a noi che un viaggio con volo di andata su Toronto doveva tornare da Toronto. Al punto che non ce lo siamo mai detti e lo abbiamo scoperto solo dopo diversi giorni di viaggio. Ovviamente con nostro disappunto.

Dovendo scegliere tra il pagare un surplus per modificare la tratta aerea e il farsi in treno i passa 500km a ritroso abbiamo scelto per la seconda opzione, dato che il volo da Montreal sarebbe comunque partito in mattinata (come il treno) ed avremmo comunque speso di più per arrivare solo qualche ora prima. Detto fatto ci siamo recati in stazione a Toronto per acquistare i biglietti col necessario anticipo, scoprendo oltretutto che avremmo usufruito di una tariffa scontata (2×1) per una promozione in corso e confidando che i nostri problemi fossero risolti. Vana speranza.

Giovedì 25 agosto, di buon mattino, ci rechiamo in stazione a Montreal per consegnare bici e bagagli (dato che in Canada i treni a lunga percorrenza sono gestiti come il trasporto aereo) ed intraprendere la via del ritorno. Il responsabile delle ferrovie a cui consegniamo le biciclette parla un buon italiano e ci rassicura sul fatto che non subiranno danni e verranno trattate ammodo. Confortati, prendiamo posto sul treno ed aspettiamo pazientemente i 25/30 minuti che separano l’imbarco dalla partenza.

Quando finalmente il treno lentamente si muove vedo passare fuori dal finestrino, vuoto, uno dei carrellini motorizzati coi quali si trasportano i bagagli ingombranti. Mi giro verso Manu e le dico: “Pensa se, adesso che il treno si è mosso, vedessimo le nostre biciclette ferme sulla banchina…”. Dopo nemmeno venti secondi scorre via dietro il finestrino un secondo carrello e SOPRA CI SONO LE NOSTRE BICICLETTE!!! (Panico…)

Lo dico subito a Manu e lei è incredula. Mi chiede due o tre volte se sono davvero sicuro di averle viste, poi parte in cerca del capotreno. Passano i minuti, quindi Manu mi informa: il capotreno ha verificato, le biciclette effettivamente non sono state caricate(!)

Arriva da noi il capotreno: “non c’è problema” cerca di tranquillizzarci “le biciclette verranno caricate sul treno successivo che parte fra tre ore. Arriveranno a Toronto tre ore dopo di voi”, ci dice molto sereno. “Purtroppo il problema c’è” ribatto io “perché dalla stazione di Toronto dobbiamo andare all’aeroporto, caricarle sull’aereo e tornare in Italia. Se arrivano tre ore dopo perdiamo l’aereo, o perdiamo le bici”.

Il capotreno perde la sua tranquillità. Attimo di panico. Seguono concitate telefonate in stazione. Alla fine, un po’ in imbarazzo, ci tranquillizza sul fatto che le bici sono state eccezionalmente caricate sul treno subito successivo (sebbene non dotato di trasporto bici tanto che le hanno infilate dentro un gabinetto…!), con arrivo previsto solo mezz’ora dopo il nostro.

Il ritardo di mezz’ora sul trasporto delle biciclette, unito ai tempi tecnici non brevissimi della consegna dei bagagli, ci fa saltare la possibilità preventivata di andare all’aeroporto con la metropolitana. Il bus navetta che fa servizio con l’aeroporto in tempi più rapidi si rifiuta di trasportarci le bici. Non ci resta che cercare un taxi in quello che, scopriamo lì per lì, è in pratica il momento di picco settimanale del traffico di Toronto.

Ci accetta, fortunosamente, un tassista di origini yemenite, ma con un ulteriore problema: il veicolo è una berlina, e le bici possono entrare nel bagagliaio solo smontate ed insaccate. Smontate, preciso, molto più di quanto avevo intenzione di fare per il trasporto aereo, trovandomi obbligato, praticamente sul marciapiede della stazione centrale, a tirar giù entrambe le ruote, staccare il manubrio dall’attacco e rimuovere i cavalletti, abbassare i sellini… ovviamente nel più breve tempo possibile.

In qualche maniera, trafficando, riusciamo a farcele stare tutte e due, anche se il tassista deve ricorrere ad una corda elastica per tener chiuso il bagagliaio. Le strade di Toronto sono intasate ma lui è tranquillo che riuscirà a portarci in aeroporto in poco più di mezz’ora, tanto che alla domanda da parte di Manu se ci sia la possibilità di passare anche all’ostello dove hanno ritrovato la sua carta d’identità smarrita due settimane prima (altro tormentone del viaggio) accetta di buon grado.

La mia ansia si placa solo dopo circa venti minuti, quando ormai imboccata l’autostrada per l’aeroporto comincio a vedere la “fine del tunnel” delle nostre peripezie. Arriviamo in tempo ma, nonostante la consegna tempestiva, il check-in si svolge a rilento (compreso un inspiegabile passaggio delle sacche con le bici nella macchina a raggi x…!), in tutto ciò non intravedo la possibilità di ricomporre le bici in un assetto più accettabile. Mi rassegno all’idea che viaggino, pur insaccate, con tutti i pezzi “a spasso“.

In serata ci imbarchiamo stanchissimi, con la certezza di aver fatto tutto il possibile per gestire una situazione già del suo complessa, ulteriormente aggravata dai disservizi delle ferrovie canadesi e riuscendo, sul filo di lana, nell’impresa di imbarcare i nostri ingombranti veicoli. Dieci ore dopo, a Fiumicino, quando non vediamo arrivare le biciclette nella zona dei bagagli fragili ed ingombranti, cominciamo a temere che la compagnia aerea abbia una policy di gestione delle biciclette non dissimile da quella dei colleghi ferrovieri.

Mentre Manu continua ad aspettare speranzosa io intravedo una responsabile del volo canadese e la interpello. Breve telefonata agli “scaricatori” e conferma: nessuna bici è stata tirata giù dall’aereo. Ricontrollo della stiva e seconda conferma: le bici non sono state imbarcate a Toronto…! Lievemente inferociti ci rechiamo all’ufficio reclami della compagnia dove veniamo rassicurati sul fatto che saranno sicuramente caricate sul volo del giorno dopo, o al più di quello successivo, e consegnate a casa nostra a mezzo corriere.

Solo che “a casa nostra“, di lì a due giorni, non ci sarebbe stato nessuno, in partenza Manu per San Gimignano ed il sottoscritto per il paesello marchigiano. Breve consultazione quindi decidiamo di far consegnare le bici a casa dei suoceri, dove arriveranno il lunedì sera e ripartiranno per Roma solo stamattina.

Per gli appassionati del “bicchiere mezzo pieno” aggiungerò che in fase di rimontaggio non si sono evidenziati danneggiamenti, ed a parte una ruota a terra prontamente riparata le bici sono già pressoché tornate alla loro piena funzionalità. Il nostro entusiasmo nei confronti dei viaggi in bicicletta non versa tuttavia in condizioni altrettanto soddisfacenti…

11 pensieri su “Vero viaggio è il ritorno

  1. è come se aveste cominciato a leggere un libro dalla fine.. nella mia (navigata) esperienza ci sono viaggi di gran lunga più tranquilli del vostro.
    mi chiedo: ma in canada biciclette non ne affittano??
    sab

  2. affittare le bici?  e farci 1200 km?  e soprattutto: una volta noleggiate a Navara Falls, come gliele restituisci se tu sei arrivato pedalando a Montreal?

  3. In realtà fa parte del "misunderstanding" cui accennavo, i nostri amici milanesi non avevano intenzione di rientrare a Toronto per cui hanno rinunciato all'idea di noleggiare la bici. Poi, comunque, non saremmo riusciti ad incastrare prelievo e riconsegna nelle tempistiche… lo capirete dal resoconto di viaggio (se e quando troverò il tempo di scriverlo).

  4. Bello sapere che si condivide la cattiva sorte….. Mi tocca completare il quadro dall'altra faccia della luna…. i compari di viaggio "nordisti" che avevano dato per scontato che finendo il viaggio a Montreal, si tornava in Italia da Montreal.
    Il viaggio A/R sulla stessa destinazione (Toronto/Toronto) non ce l'eravamo proprio posto come ipotesi… forse deviati dalla lunga abitudine ai tour con viaggio iniziale in treno e destinazini di arrivo e partenza sempre diverse…
    Va detto – a di tutti scusante – che l'organizzazione del viaggio fatta tutta a 600 km di distanza (Roma e dintorni di Milano) ha posto inevitabilmente qualche ostacolo ad un perfetto coordinamento.
    Pare ridicolo, ma per il viaggio di andata in aereo (che era ovviamente condizio sine qua non del tutto) abbiamo avuto quasi interminabili contatti e telefonate; poi, esausti, sul ritorno ognuno s'è arrangiato in solitaria, ché tra l'altro era previsto in 2 giorni diversi quindi scontatamente "ognuno per sè".
    In realtà, mentre eravamo all'aeroeporto di Montreal, senza sapere ciò che era successo ai romani, quasi c'eravamo pentiti…. ecco il perchè:

    Raggiungiamo l'aereoporto in una dorata giornata di fine estate, con ridente percorso sul fiumo S. Lorenzo nel tardo pomeriggio.
    Per nostra fortuna, siamo giunti tutto in bici fin dentro l'aereoporto, tranquilli e con ampi margini temporali, 3 ore 3 prima della partenza.
    O meglio si credeva con ampi margini, perchè l'aereoporto di Montreal è decisamente sottodimensionato rispetto al traffico almeno dei momenti topici come un venerdì sera d'agosto!!
    Gia all'ingresso nell'area aeroportuale, sorpassiamo in scioltezza quasi 2 km di coda di automobili che tentano di penetrarla… perchè tutta 'sta coda?, ma non ci poniamo il problema, siam ciclisti!
    Dentro ci rendiamo conto: la ressa è pesantissima, gli spazi in proporzione angusti e – brillante idea – TUTTI i checkin dei voli TRANSAT sulla stessa, unica, infinita e chilometrica coda con 9 "tornanti" di 200 m.
    La Transat è la compagnia canadese economica per definizione, perciò metà dei voli dello scalo sono nella nostra coda….

    Per chiarire la demenzialità della strategia, per chi non fosse uso: di norma c'è una coda distinta per ogni volo, in modo che gli accodati condividono le scadenze temporali ed è facile per tutti – addetti e passeggeri – giudicare come sta procedendo la cosa. Con gente di tutti i voli insieme il delirio logistico è pieno: nella stessa fila c'è gente che deve partire in orari diversi, mischiata assieme in modo incomprensibile e casuale. Per cui davanti a te c'è magari qualcuno che parte due ore dopo di te ma, essendo paranoico, si è presentato un'eternità prima. E non c'è modo di capirlo, se non chiedendo a ciascuno dove diamine deve andare mentre fa la coda!!!!!
    Ci mettiamo in fila, per renderci conto dopo poco che non sarà breve…. gli addetti Transat di tanto in tanto girano depressi per il serpentone cercando passeggerri dispersi per un volo che deve partire, per prenderli e fargli saltare la coda ché altrimenti il volo deve ritardare o partire senza tutti i viaggiatori….
    Alla fine tocca anche al nostro volo, ci mancano 2 "tornanti" e ci vengono a prendere per piazzarci subito davanti ad uno sportello. I tempi sono orami ristretti per uno che ha una semplice valigia; per noi con le bici da passare ai bagagli speciali DOPO il checkin normale sono da acqua alla gola. Dopo di che accadono in successione le seguenti cose:
    – l'addetta al check in davanti al quale ci hanno messo ci annuncia che è spiacente ma ha finito il turno in quel momento… naturalmente in tutti quelli di fianco ci sono già code fatte e ben agguerrite, ci tocca sgomitare all'italiana per infilarci in una;
    – l'addetta del nuovo checkin parla inglese meno di uno studente italiano di scarso rendimento;
    – la stessa addetta è nuova del mestriere e per decidere che fare con le nostre borse per bici tergiversa, chiede ai colleghi prima da una parte  e poi d'altra;
    – poi ci dice che deve mettere il ticket sulle bici, che sono rimaste in un angolo dello stanzone (impensabile fare la fila con le bici, troppo stretta e accalcata): per portarle allo sportello ci mettiamo un altro interminabile tempo;
    – dopo di che dichiara che il trasporto bici non è stato pagato, quando noi abbiamo il biglietto elettronico che attesta il contrario, e all'andata infatti non abbiamo avuto problemi; chiede ai colleghi, telefona al capo, va a parlargli, i minuti scorrono e mancano ormai 40 minuti al decollo, e a noi ancora due code (sportello bagagli speciali e body scanner).
    – In definitiva ci manda allo sportello casi speciali, per pagare di nuovo il passaggio bici, ma nella fretta ci dà solo 2 delle 3 carte di imbarco, io pure nella fretta non me ne accorgo se non quando lo sportello speciale me le chiede e io ne ho solo 2. Torno indietro al checkin, cerco la 3a carta, magari mi è caduta in mezzo al caos dei passeggeri, niente da fare lo dico all'addetta, che mi dice di farne domanda agli affari speciali… argghhh
    – Spieghiamo all'addetta speciale che abbiamo già pagato il passaggio bici, ci chiede una ricevuta cartacea che esiste solo in Canada, per lei il fatto di essere partiti dall'Italia è irrilevante, si becca un epiteto, al che va a chiamare il suo capo che non si trova perchè ha mille casini in tutto l'aereoporto, noi le diciamo in 6 lingue BASTA paghiamo che l'arereo parte tra mezz'ora ma lei non ci da retta, poi dopo un  po' torna con niet finale:  tocca ripagare.
    – Dopo la più lenta pratica di ri-pagamento della storia, l'addetta ci deve dare le sacche per le bici ma ovviamente il rotolo delle sacche è finito è deve andare a cercarne un altro chissà dove. macano 20 min. al decollo.
    – ora siamo allo sportello bagagli fuori misura, e per la prima volta ci dicono che le gomme vanno sgonfiate, non si transige. Peccato che le bici siano completamente imballate in cartoni e sacche, con le valvole altamente irraggiungibili… il fatto che l'aereo decolli tra 10 minuti non è rilevante per l'addetta.
    – Stiamo dando in escandescenze quando sopraggiunge il capo che ti tranquillizza…. "quell'aereo non parte senza di voi!" esclama roboante.
    – Dopo sgonfiate le ruote (mancano 5 minuti al decollo….. teorico) il boss ci accompagna alla bersagliera (nel senso di corsa!) alla coda al body scanner per farcella saltare tutta. Ci dice di passare velocemente e poi correre con tutte le nostre forze al gate. Siamo ai raggi X nel momento del decollo……
    – inevitabilmente il nostro gate è il 26 su una sequenza da 1 a 27, e al bivio tra il 26 e il 27 in fondo all'aereoporto, dopo una galopata stile 4000 siepi, sbaglio e vado sul 27 invece che sul 26;
    – Dieci minuti dopo il decollo (teorico, partirà mezz'ora più tardi in realtà) siamo sull'aereo, o meglio nel bagno dell'aereo a raschiare l'unto della catena dalle mani e il sudore freddo dalle ascelle per evitare di spaventare i vicini di posto.
    – chi poteva sperare che le bici fossero perfino caricate sul volo? Noi siamo volati, ma ai lavoratori del trasporto bagagli, chi glielo fa fare……
    – e invece le bici all'arrivo a Venezia ci sono!!!! Sul volo viaggiava anche una mega-comitiva di cicloviaggiatori canadesi organizzati dall'associazione Velo-Quebec, tutti con bici al seguito… probabilmente per questo le operazioni di carico si sono dilungate, e anche le nostre bici ce l'hanno fatta…… tutto è bene quello che finisce bene…..

  5. A leggere la vostra esperienza quasi quasi c'è da preferire la nostra (il che è tutto dire!).
    Cmq. se vi può consolare il trasporto bici l'hanno fatto ri-pagare anche a noi…
    Vabbé, tutto è bene quel che finisce bene…

    (…e l'ultimo chiuda la porta!    >>SLAM!<<)

  6. La scorsa settimana siamo tornati in agenzia viaggi dove avevamo fatto i biglietti TRANSAT, e nel giro di una settimana ci hanno restituito i 23€ cadabici pagati due volte!!
    Se non vi è troppo scomodo forse vale la pena verificare la cosa anche lì, alla fine x noi 69€ con 2 pedalate da 3 minuti e 10 minuti di attesa in Agenzia rappresentano un bilancio in attivo…

  7.  AHAHAHAH!!!!! Questa non l'avevo ancora letta!!!! Mi sono consolata delle mie poco interessanti vacanze in camping con il doublò possibilmente vicino Roma, banali ma tranquille e rilassanti. Quest'anno mi sono portata anche la bicicletta, quella che conosci anche tu, più che vecchia ANTICA oramai, ma mi è servita solo per attaccarci la busta dell'immondizia!!! Un bacione…….

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