(l’immagine è presa da qui)
“…Quanto al futuro, ascolti:
i suoi figli fascisti
veleggeranno
verso i mondi della Nuova Preistoria.
Io me ne starò là,
come colui che
sulle rive del mare
in cui ricomincia la vita.
Solo, o quasi, sul vecchio litorale
tra ruderi di antiche civiltà,
Ravenna
Ostia, o Bombay – è uguale –
con Dei che si scrostano,
problemi vecchi
– quale la lotta di classe –
che si dissolvono…
Come un partigiano
morto prima del maggio del ’45,
comincerò piano piano a decompormi,
nella luce straziante di quel mare,
poeta e cittadino dimenticato.”
Ieri pomeriggio ci siamo ritrovati in bici ad Ostia, a visitare il monumento a Pier Paolo Pasolini eretto nella desolazione della zona prospiciente il porto. Accanto al monumento una fila di lapidi con su incise frasi dal suo poema “Una disperata vitalità“. Quella della foto mi ha colpito come una manganellata nella schiena.
Sulla lucida visione profetica di Pasolini ho già in passato avuto modo di stupirmi (vedere i commenti di questa discussione), al punto da provare quasi timore nell’approfondire i suoi scritti per paura di leggervi la deriva attuale del nostro paese, immaginata e narrata con quarant’anni di anticipo.
I “figli fascisti” degli anni ’70 sono cresciuti, occupano posizioni chiave nella società attuale, sdoganati da un mondo imprenditoriale miope, arrivista ed ignorante. I loro eredi ostentano in maniera sempre più smaccata la venerazione per le epoche più buie della nostra società, preparandone il ritorno.
E nella complice indifferenza degli eredi della sinistra anche la memoria scomoda di Pasolini si dissolve, proprio come da lui anticipato, in vita, nelle ultime righe del frammento riportato. Una inarrestabile deriva verso la Nuova Preistoria che finirà con l’inghiottirci tutti.
“Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato «la società dei consumi». Una definizione che sembra innocua, puramente indicativa. Ed invece no. Se uno osserva bene la realtà, e soprattutto se uno sa leggere intorno negli oggetti, nel paesaggio, nell’urbanistica e, soprattutto, negli uomini, vede che i risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura, di un vero e proprio fascismo. […] Questo nuovo fascismo, questa società dei consumi, ha profondamente trasformato i giovani, li ha toccati nell’intimo, ha dato loro altri sentimenti, altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali. Non si tratta più, come all’epoca mussoliniana, di una irreggimentazione superficiale, scenografica, ma di una irreggimentazione reale che ha rubato e cambiato loro l’anima. Il che significa, in definitiva, che questa «civiltà dei consumi» è una civiltà dittatoriale. Insomma se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la «società dei consumi» ha bene realizzato il fascismo.”
(Pasolini – Scritti corsari)