(quello che segue è un post di argomento astronomico abbastanza tecnico, lo piazzo qui per avere la possibilità, in futuro, di linkarlo senza dovermelo andare a cercare in giro per la rete…)
Come già narrato, partire per una nottata osservativa sotto un cielo decente è un gran trambusto, significa dover caricare in macchina materiali eterogenei e mettere in conto diverse ore di guida. Si rende quindi necessario ottimizzare tutte le varie fasi, e soprattutto non farsi cogliere alla sprovvista per quanto riguarda gli oggetti da osservare. La cosa peggiore del ritrovarsi sotto un buon cielo è non sapere dove puntare il telescopio.
Per piccoli strumenti è già sufficiente avere sottomano il catalogo di Messier. Compilato sul finire del diciottesimo secolo, vi sono elencati un centinaio di oggetti non stellari (nebulose diffuse, galassie, ammassi stellari ed altro) sparsi irregolarmente nelle costellazioni del cielo settentrionale. Il catalogo raccoglie gli oggetti più belli e vistosi del nostro cielo, nei telescopi di piccolo diametro sono praticamente gli unici che diano qualche soddisfazione.
Ovviamente, passando a strumenti più grossi si spalancano possibilità ulteriori: non solo quello che si vedeva bene con piccoli diametri si vede meglio, ma molto altro che prima era pressoché invisibile diventa decisamente interessante. Agli oggetti del catalogo di Messier si butta un occhio sempre volentieri, ma dopo un po’ li si impara a conoscere tutti come vecchi amici, si sa già dove andarli a trovare, e si comincia a desiderare di esplorare il resto dell’Universo.
Il guaio è che dal centinaio di oggetti "non stellari" del catalogo di Charles Messier si salta direttamente al New General Catalogue di Dreyer, che ne elenca quasi 8.000! Anche ammettendo che siano tutti visibili da cieli bui con un diametro adeguato, la maggior parte saranno minuscole galassie al limite della visibilità e pressoché prive di dettagli. Il problema diventa quindi scremare, in questo mare magno di oggetti non stellari, quelli più interessanti all’interno di una sessione osservativa, e non è esattamente un problema banale.
Esistono a questo proposito imponenti manuali osservativi, in genere in lingua inglese e di difficile reperibilità, come pure software dedicati in grado di stilare liste a partire dall’area di cielo visibile ed imponendo limiti a vari parametri come tipologia degli oggetti, dimensioni o luminosità superficiale, ma anche questi faticano a discriminare le cose interessanti dai succitati "batuffoletti" a spasso nel cielo.
Essendo per mia natura refrattario ai lavori "estemporanei", la preparazione a tavolino delle serate osservative è sempre stata uno dei miei grossi problemi. La soluzione, tuttavia, mi si è parata davanti mentre spulciavo il materiale messo a disposizione per il download dall’astrofilo giapponese Toshimi Taki, autore di un ottimo atlante stellare in 146 mappe adatto all’utilizzo con strumenti amatoriali di medie dimensioni. Dato che l’ho tirato in ballo, l’atlante di Taki merita un breve discorso a sé.
A differenza degli atlanti commerciali, in genere pubblicati in poche copie di alta qualità e necessariamente costosi, Toshimi Taki ha semplicemente elaborato un software in grado di prendere in pasto un database stellare (un elenco di stelle riportante per ognuna la luminosità, le relative coordinate e poche altre informazioni) ed in base a quello disegnare delle mappe di alta qualità nel formato di stampa PDF.
Quindi ha reso scaricabile da internet, gratuitamente, i files PDF così generati in modo che gli astrofili possano stamparsi direttamente le proprie mappe. È quello che ho fatto anch’io, ricavandone un bel librone in formato A4, su carta a doppia grammatura, molto pratico da gestire (anche se va detto che il formato delle mappe è a volte un po’ sacrificato, ed orientarsi rispetto alle stelle di campo non sempre comodissimo)
Oltre alle stelle l’atlante riporta anche quasi tremila oggetti non stellari, presi da diversi cataloghi. In una buona notte osservativa, con un 12", si possono individuare quasi tutti, ma ovviamente non per tutti l’osservazione risulta necessariamente appagante.
Fra i diversi files che Taki mette a disposizione per il download (oltre, va detto en passant, ad un ottimo e senza concorrenti atlante di stelle doppie) vi è anche la lista di oggetti contenuti nelle mappe, rilasciata sotto forma di foglio di calcolo per le suite da ufficio. Una lista non solo facilmente maneggiabile via software, ma anche molto comoda da "scremare".
In particolare vi sono una serie di colonne a sx della tabella che identificano se gli oggetti fanno parte di cataloghi amatoriali. Di uno di questi, il manuale dell’atlante riporta:
Catalog of deep-sky objects in
"Visual Astronomy of the Deep Sky"
by Roger N. Clark.
This catalog includes 611 deep sky objects.
Roger N. Clark writes:
"This appendix lists the 611 deep-sky objects that, in the author’s opinion, are the most interesting for amateur astronomers. The list represents a search of the literature for objects that are both interesting to observe and also have photographs widely available."
Ecco dunque la conclusione della mia ricerca: un catalogo di 600 tra gli oggetti più belli del cielo osservabili con strumenti amatoriali di medie dimensioni. Un numero congruo e gestibile esaurito il quale (e vi voglio ad esaurirlo…) potrò scegliere se dedicarmi ad oggetti "cavaocchi" o più semplicemente passare ad un telescopio di diametro maggiore e ricominciare tutto da capo.
Estratta la lista di questi 611 oggetti ho lavorato ad ottimizzarla per l’utilizzo osservativo. La prima considerazione è stata di raggruppare gli oggetti in base al periodo di visibilità ottimale, coincidente con la massima altezza sull’orizzonte. Ho quindi suddiviso la volta celeste in dodici "fette" di 2 ore (le coordinate celesti di longitudine, come quelle terrestri, si contano in ore, minuti e secondi) ed ho escluso tutti gli oggetti troppo meridionali per essere osservabili dalle nostre latitudini.
Ognuna di queste "fette" corrisponde al cielo osservabile intorno alla mezzanotte in ognuno dei dodici mesi dell’anno. Per maggior comodità ho indicato, nell’intestazione di ogni sezione, anche le costellazioni più vistose scendendo da nord a sud. In pratica è una sorta di piano osservativo permanente, valido tutto l’anno.
All’interno delle sezioni gli oggetti sono ulteriormente suddivisi per tipologie, in modo da aver immediatamente raggruppate insieme tutte le galassie, tutte le nebulose planetarie, tutti gli ammassi stellari, e potermi dedicare di volta in volta alle tipologie più adatte alla nottata.
In media ogni "fetta" comprende una cinquantina di oggetti, anche se c’è una enorme variabilità tra zone di cielo differenti. Per dire, nella zona tra 22h e 0h si trovano solo quindici oggetti non stellari, mentre quella tra 12h e 14h (corrispondente al Virgo galaxy cluster) ne contiene passa 150, quasi tutte galassie. Paradossalmente proprio quest’ultima è una zona di cielo difficilissima da osservare, in parte a causa dell’instabilità meteorologica primaverile, in parte per via del progressivo allungamento delle giornate che rosicchia ore alla notte.
A questo punto non mi resta, nella miglior tradizione dell’Open Source, che mettere il lavoro fatto a disposizione dei potenziali interessati. Ecco a voi, in tutto il suo splendore, il "Clark’s Deep Sky Catalog (Marcopie’s cut)".