Nelle ultime settimane una novità un po’ "piovuta dal cielo" è giunta a movimentare l’esistenza dei ciclisti romani: l’approvazione del "Piano Quadro per la Ciclabilità del Comune di Roma". Quello che per anni non si era fatto si è materializzato davanti ai nostri occhi sotto forma di un plico di "buone intenzioni" sottoscritto dal sindaco e dalla giunta, e che a breve andrà in votazione presso il consiglio comunale.
"Buone intenzioni", dicevo, fondi da stanziare, ma non molto di nuovo, tanto da far apparire il tutto come uno stratagemma per agevolare la candidatura di Roma ad ospitare le olimpiadi del 2020 e nulla più. I tracciati sono quelli dei "Biciplan" municipali redatti ai tempi della seconda giunta Veltroni, disegnati in collaborazione con i ciclisti ma senza un piano preciso di cosa si volesse realizzare e come. Lo so perché ho fatto parte di quel lavoro e posso giudicarlo.
Quindi tutto questo lavoro, oggettivamente solo preliminare, viene ora impacchettato in bella copia e gettato in pasto alla stampa con una mossa mediatica quasi da manuale a significare l’impegno futuro del Comune sul fronte della ciclabilità. Peccato che l’impegno presente ci racconti di piste prive di manutenzione e semiabbandonate, corsie preferenziali per gli autobus cancellate, sosta tariffata fortemente ridotta e faraonici progetti di megaparcheggi attrattori di traffico in zone centrali (la stazione Termini, ovvero il punto meglio collegato di Roma da ogni tipo di servizio di trasporto pubblico…).
Interagire con questo progetto nei tempi stretti e nei modi discutibili dettati dalla burocrazia romana, oltretutto a seguito di una presentazione "ad effetto mediatico" che ha di fatto mantenuto occultato l’intero lavoro alle organizzazioni di ciclisti ben oltre la data di definizione ed approvazione da parte della giunta, si è rivelato discretamente faticoso. Coinvolgere altri ciclisti nel ragionamento e nell’elaborazione delle informazioni lo è stato quasi altrettanto.
Nel frattempo incombeva l’evento ciclistico per antonomasia della capitale, quella Ciemmona frutto delle pratiche ciclocritiche che nel corso degli anni si è imposta all’attenzione internazionale (è menzionata sulla guida Lonely Planet di Roma!) ed ha "figliato" iniziative analoghe in altre capitali europee come Madrid e Parigi.
La parte "organizzativa" della Ciemmona, a parte l’ospitalità serale per cene e concerti gratuiti presso spazi "di movimento" (leggi: Centri Sociali), consiste nella stampa di manifesti e flyer, e poco più. Come per ogni Critical Mass che si rispetti è sufficiente lanciare l’appuntamento, e le persone accorrono. Quest’anno erano ancora di più che negli anni passati, e l’atmosfera di festa carnevalesca ne ha tratto giovamento.
Di fatto la Ciemmona è l’unico vero "carnevale" che questa città conosca, ed una volta l’anno è utile e necessario. Un evento in crescita, pressoché ignorato dalla stampa e dalla stessa città, vissuto ancora dai suoi stessi partecipanti come una "crepa" nella realtà consolidata ed omologata, a rischio di venir represso ed annientato da un anno all’altro.
Insomma un maggio intenso sotto molti punti di vista, fatto di riunioni, pedalate, picnic serali, lunghe analisi sui forum dedicati e sulle mailing-list, qualche incomprensione e, alla fine di tutto, anche tanta stanchezza. Ma i risultati si vedono, e spingono ad impegnarsi ancora di più.