Di fatto lo standard qualitativo che mi sono autoimposto, e che al momento non ho intenzione di cambiare, richiede una elaborazione di diverse ore per ogni singolo post. Questa consta di un periodo di riflessione pre-
scrittura, del tempo necessario alla prima stesura, delle successive riletture ed integrazioni, dell'upload, della formattazione (link, foto et similia) ed insomma impatta notevolmente sulle molte e varie attività che contemporaneamente mi trovo a svolgere.Attività che attengono spesso ad altre branche dei miei variegati ed ormai temo ingestibili interessi: la preparazione di uscite di osservazione astronomica, le escursioni in bicicletta nel weekend, il lavoro sulla mobilità ciclabile urbana diventato ultimamente continuativo ed assorbente, oltreché disperso su più spazi di discussione on-line.
Quanto sopra solo per rimanere nell'ambito della "vita reale", ed escludendo i fatti privati e gli affetti, anch'essi ridotti (temo da sempre) a contendere spazi alle necessità di dare continuità a progetti, sociali e collettivi, energivori e divoratori di tempo ed attenzione. E non finisce qui.
L'ultimo ambito ulteriore riguarda l'approfondimento di quello che avviene "nel mondo là fuori". Molti anni fa per questo c'erano i giornali, una forma di trasmissione unidirezionale del sapere. Oggi ci sono blog e strumenti analoghi di pubblicazione on-line, nati con la caratteristica di consentire una bidirezionalità di pensieri ed idee.
Questa caratteristica evolutiva dell'informazione comporta però un prezzo da pagare. Se un tempo potevamo sbrigare in una mezz'ora o poco più la lettura di un giornale, avendo completato le possibili opzioni offerte da quel medium, oggi la possibilità di interagire attraverso i commenti richiede uno sforzo ben maggiore: ragionare la riflessione proposta, individuare le possibili integrazioni, elaborare un commento, scriverlo, controllarlo, pubblicarlo.
Oltre a ciò saremo successivamente portati a seguire l'evoluzione della relativa discussione, leggendo nei giorni seguenti quanto ulteriormente commentato sia dagli altri lettori che dallo scrivente iniziale. Insomma un meccanismo meraviglioso ad una prima lettura superficiale, che si trasforma in una macchina mangiatempo se appena uno prova ad esplorarne le reali potenzialità.
Tornando al titolo di questo post, al momento, per fortuna, "vivere" mi occupa una quantità di tempo ed attenzione incompatibile con le esigenze di un blogger degno di questo nome. "Scrivere" scivola lentamente in secondo piano e, seppur a malincuore per le sorti di questo spazio on-line, non prevedo che tale stato di fatto possa mutare drammaticamente nel prossimo futuro.