“Utente: Marco Pierfranceschi <marco.pie@gmail.com>
Rimosso da ruotalibera-list il giorno 24/10/2008,
come da sua richiesta.”
È strano come eventi ben più che prevedibili, direi anzi del tutto attesi quando non addirittura desiderati, finiscano col restituire un retrogusto molto più amaro di quanto ci aspettassimo. Questo è uno di quei casi. La mailing-list dalla quale sono stato da poco disiscritto, dietro mia precisa richiesta, l’avevo fortemente voluta far nascere, quasi dieci anni prima, per dare all’associazione di cui avevo ereditato la presidenza uno strumento nuovo, di dialogo e confronto.
Ed era servita, quella lista. Tra dibattiti, interminabili pippettoni e battibecchi (all’epoca ancora amichevoli e ben dentro la soglia di tolleranza) Ruotalibera-list è stata, a suo modo, la spina dorsale della nuova associazione che cominciava a prender forma. L’associazione di cui, ormai da qualche giorno, non faccio più parte.
Quando a lasciare un’associazione non è un semplice iscritto ma uno che ne è stato presidente per sei anni, probabilmente ciò avviene a causa di qualche tipo di evento catastrofico. Quella di Ruotalibera-Fiab è stata per me, negli ultimi tempi, una “catastrofe al rallentatore”, iniziata ben prima delle mie dimissioni dalla presidenza. Una catena di eventi che vorrei ripercorrere e fissare, prima che la memoria cominci a giocare brutti scherzi.
Quello che farò, tuttavia, non sarà un tentativo di “narrazione imparziale”, ché rimanere imparziale mi è impossibile, essendo parte in causa. Cercherò di raccontare quello che ho visto dal mio punto di vista, parziale e ristretto, e ci saranno di certo persone il cui punto di vista sarà diametralmente opposto al mio.
Come non mi è riuscito di dialogare con queste persone negli anni passati, mi aspetto di non riuscirci ora. Tuttavia non saranno direttamente menzionati nel racconto, quindi non potranno ritenersi oggetto di attacchi personali. Memore delle esperienze passate, il caldo invito che rivolgo è, se possibile, di evitare di scatenare l’aggressività personale nello spazio dei commenti. Questo è un blog pubblico, ma anche e soprattutto uno spazio personale, e non esiterò a rimuovere gli interventi che riterrò irrispettosi del mio pensiero e della mia persona. Punto.
La mia “carriera” (detta così fa ridere, lo so) all’interno di Ruotalibera era iniziata nel 1990, con la prima guida di un’escursione, ed era proseguita con diverse altre iniziative fino al 1996, anno in cui il “presidente-fondatore” Maurizio si era da un giorno all’altro trasferito in un’altra regione, lasciando una manciata di associati in stato semi-confusionale.
Ricordo frammenti di un’animatissima riunione in cui sembrava che l’associazione stessa, in assenza della sua principale “icona”, fosse sul punto di dissolversi nel nulla. Da quella riunione ne uscii fuori come neo-presidente, spuntandola sulla candidatura di Miguel. Quella mia prima presidenza durò solo sei mesi, che servirono più che altro per ridare alle “guide” (n.b. = accompagnatori delle escursioni) la fiducia in sé e nelle possibilità di un’associazione ancora viva e forte.
Poco dopo fu il turno di Miguel, che portò avanti l’opera per circa due anni, in piena continuità col passato. Furono anni di ricambio del gruppo di “guide”, con l’ingresso di diverse persone nuove che alla lunga non si trovarono in linea con lo “stile dirigenziale” del presidente, e nel 1999 ne chiesero ed ottennero le dimissioni. Per rieleggere nuovamente me.
Miguel mi disse, cedendomi il testimone, una frase lapidaria: “un anarchico non può fare il presidente”. Quella frase mi è tornata in mente spesso. Posso dire di aver passato i miei sei anni di presidenza nel tentativo di confutarla, temporaneamente riuscendoci. Ma sulla distanza si è rivelata una profezia esatta.
Molte delle persone che vissero quel periodo non fanno più parte di Ruotalibera, ma diversi di loro continuano ad animare la scena ciclistica romana in altri gruppi ed associazioni, o con attività di varia natura. Alcuni non vivono più a Roma, altri ed altre non si vedono più in bici ormai da anni.
Tornando alla posta elettronica, le e-mail più “antiche” che sono riuscito a recuperare datano agosto 2000, e la mailing-list esisteva già, nella sua prima “incarnazione” denominata “giollolist”.
Dopo un breve periodo passato a circolare fra noi messaggi con più indirizzi in copia, forte dell’esperienza datami dalla partecipazione alle liste di discussione del Linux User Group di Roma avevo chiesto a Giovanni, operante nel settore informatico e “guida” dell’associazione, di attivare una mailing list gratuita.
Per l’associazione fu un notevole salto di qualità. Persone che, per anni, trovandosi ad abitare ai quattro angoli di una grande e caotica città avevano solo potuto telefonarsi, o più raramente vedersi di persona una o due volte al mese, all’improvviso avevano modo di dialogare con continuità, quotidianamente, dibattere nuove idee, sviluppare progetti.
Fu un periodo di grandi cambiamenti, coinciso con un equivalente momento di crescita della FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, di cui Ruotalibera faceva, e fa tutt’ora, parte. Aumentò il numero delle Guide e dei soci attivi, l’associazione ebbe il suo primo sito web, si iniziò a prender parte alle campagne nazionali della Fiab.
Contemporaneamente era aumentato il mio impegno al “livello nazionale”, dopo un periodo di “partecipazione informale” ero stato accolto nel Consiglio Nazionale della Fiab, e partecipavo alla crescita della Federazione, non solo a quella dell’associazione della mia città.
Ma la prima “pugnalata alle spalle” arrivò proprio dalla Fiab, nella primavera del 2004 all’assemblea di Mestre, quando il mio incarico di consigliere non venne rinnovato. Fu una scelta distruttiva, in primo luogo nei miei confronti, in secondo nei confronti dell’associazione che ero lì a rappresentare, ma soprattutto delle potenzialità di crescita e sviluppo della Fiab in una realtà nodale come quella romana, crocevia di ministeri e movimenti politici.
Provai a reagire alla situazione che si era venuta a creare candidando Roma ad ospitare il Cicloraduno annuale nel 2005, anche se probabilmente sbagliai nel considerare i tempi maturi. L’evento fu un discreto successo ma il periodo che lo precedette, il sovraccarico di impegni e stress, l’assenza percepita della Fiab, furono micidiali per la serenità ed i rapporti interni dell’associazione. Passammo mesi pesantissimi ed il risultato fu, a mio parere, un “successo a metà”. I nostri eroici sforzi furono scarsamente premiati da un’adesione molto inferiore alle aspettative.
Interpretai questo come una scarsa volontà, da parte della Fiab, di valorizzare il peso e le potenzialità dell’esperienza romana. Quasi un volerci togliere importanza, anche a costo di perdere un nodo di collegamento cruciale tra la Federazione e le “stanze del potere”. Questione di scelte: la mia già traballante fiducia nel gruppo dirigente della Fiab continuò a declinare.
Preso atto della personale “inadeguatezza” a recepire i desiderata della Fiab, come pure delle numerose critiche che mi venivano rivolte dall’interno di Ruotalibera, il primo atto formale del progressivo allontanamento dall’associazione che avevo rifondato fu il rifiuto a candidarmi nelle elezioni dell’autunno 2005.
Sentivo sulle spalle il peso di troppi anni di decisioni e scelte, ero curioso di scoprire cosa sarebbe potuta diventare l’associazione senza la mia ingombrante presenza. Non intendeva essere un allontanamento definitivo, anche se di fatto lo diventò. Mi ritagliai un ruolo “propositivo” (che comunque avevo sempre svolto), pensando che Ruotalibera avrebbe potuto continuare a giovarsi delle mie idee senza subire la pressione della relativa volontà.
Inutile dire che non funzionò. Il progetto su cui più mi impegnai, la ristrutturazione del sito, fu un altro buco nell’acqua. L’intenzione era di aumentare il coinvolgimento dei soci mediante uno strumento informativo capace di creare un dialogo interattivo, e per far questo la struttura a pagine statiche era stata trasformata in un Blog, per facilitare l’inserimento dei contenuti ed il dialogo con iscritti e simpatizzanti.
Quello che invece accadde fu che sulla strada del “citizen journalism” in prima persona mi seguirono in pochissimi. Per settimane mi feci un punto di pubblicare con continuità resoconti, cronache, notizie e riflessioni personali, mantenendo il sito vivo e frequentato, ma in quest’opera di dialogo coi soci il grosso delle “guide” restò a guardare. Più tardi mi si accusò di averlo fatto solo per aumentare la mia visibilità, e di voler usare gli strumenti dell’associazione per diffondere le mie idee personali.
Fu la classica “goccia che fa traboccare il vaso”. Alla fine del 2006 mollai tutto, smisi di scrivere sul sito di Ruotalibera per continuare il mio “dialogo” su RomaPedala, un blog informativo di ciclisti urbani i cui obiettivi coincidevano coi miei. Poco dopo nasceva anche il blog Mammifero Bipede, sulla piattaforma Splinder (ora estinta).
Il 2007 fu un “anno sabbatico”, non mi proposi per effettuare escursioni e venni tacitamente depennato dal novero delle “guide”. Ma la decisione di recidere il cordone ombelicale che mi teneva legato a Ruotalibera ed al passato non era ancora sufficientemente matura.
Quando si è parte attiva di un’associazione che conta decine di iscritti gli attriti personali finiscono col riguardare al più una manciata di persone, mentre le relazioni restano buone con moltissimi altri. Oltretutto i disagi nei confronti delle scelte e dello “stile” imposti dalla nuova dirigenza non erano solo miei, e diversi iscritti continuavano ad auspicare un mio “ritorno”.
Di fatto, però, la distanza maturata nel frattempo fra me e l’associazione, o dovrei dire l’associazionismo tout-court era oggettivamente troppa. Le frequentazioni di altre realtà come Critical Mass, o i Ciclopicnic, mi avevano riportato a galla l’istinto libertario ed anarchico che per anni era stato tenuto a bada dalle esigenze di strutturare un’associazione funzionante.
A fine 2007 scelsi di ripropormi come “guida” per due uscite su un tracciato di mountain bike urbana, il Grande Sentiero Anulare, progetto maturato sulle pagine di RomaPedala e già variamente esplorato con gruppi estemporanei di amici.
Nel frattempo, tendenze e modalità relazionali già evidenti nei primi mesi del “nuovo corso”, anziché stemperarsi nel tempo, si erano andate via via esasperando. Al primo “nuovo Consiglio Direttivo” di Ruotalibera, in cui coesistevano (peraltro poco pacificamente) anime diverse, si era andato progressivamente a sostituire, con scelta ostinata e caparbia, un gruppo più omogeneo e “chiuso”.
Quest’ultimo anno di partecipazione alla mailing-list di Ruotalibera è stata per me una inaspettata sofferenza. Ho scelto di rimanervi iscritto per necessità legate all’impegno preso di condurre le due escursioni sul G.S.A. sforzandomi, soprattutto negli ultimi tempi, di non intervenire nelle discussioni, anche a fronte di situazioni estremamente sgradevoli.
Non sta a me giudicare o criticare il pensiero e l’operato altrui, non son qui ad affermare la supremazia della mia etica su quella di chicchessia, mi limito a registrare la condizione di permanente fastidio che mi ha condotto alla scelta di abbandonare al suo destino una realtà che per anni è stata per me una specie di “seconda vita”.
E se un insegnamento si può trarre da tutta questa vicenda, penso che sia proprio: “un anarchico non può fare il presidente”. O quantomeno non indefinitamente. Può farlo per un po’, finché la realtà che presiede cresce, prendendo forma dal caos. Ma quando quella realtà acquista una forma definita, si crea l’ambiente adatto a persone più amanti dell’ordine.
Negli anni a cavallo tra la metà dei ’90 e il fatidico 2005 Ruotalibera si è trasformata profondamente, tumultuosamente. Sono stati anni di continui cambiamenti, di innovazione, ed anche di strutturazione. Persone capaci di vivere con entusiasmo queste fasi caotiche e turbolente sono le meno adatte a gestire una realtà finalmente strutturata.
Quando un’associazione raggiunge una dimensione tale da coinvolgere molti iscritti deve necessariamente darsi delle regole nette, ed includere individui che in quelle regole si riconoscano, che le amino. A quel punto si innesca un conflitto tra la volontà di cambiamento di alcuni e la volontà di conservazione di altri, e dalla gestione di questo conflitto dipende la futura evoluzione di quella realtà.
Dentro Ruotalibera sono successe molte cose, durante e dopo l’organizzazione del Cicloraduno. Quello che posso dire per me è che lo spirito con cui si è cercato di lavorare insieme negli anni precedenti è andato a farsi benedire, sostituito da riluttanza ai cambiamenti, rigidità eccessive, innalzamento della soglia di conflitto interpersonale.
Si è venuto a creare un ambiente ostile alle innovazioni, ed ostile anche nei confronti dei soci “eretici” che si permettevano di mettere in discussione e criticare, anche costruttivamente, quanto veniva realizzato. Poco alla volta diverse persone hanno scelto di tirarsene fuori.
Va dato atto che, una volta rimossi i “dissidenti”, il lavoro ha potuto procedere molto più serenamente. Operato il necessario ricambio Ruotalibera va ora per la sua strada, senza impicci ed intralci. Cosa accadrà di qui ai prossimi mesi ed anni resta tutto da scoprire.
Per quanto mi riguarda penso di aver fatto tesoro dei miei molti errori ed ingenuità. Mi è stato chiesto di fondare una nuova associazione, ma siccome “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, me ne sono ben guardato.
Ho dato vita, piuttosto, ad un esperimento che si avvia a compiere un anno a breve: il Forum CicloAppuntamenti. Niente gerarchie, niente adesioni formali, niente regole, solo la voglia di pedalare e stare insieme in allegria.
Per ora, pare che funzioni…