Manfred mi segnala, linkandolo in un commento al penultimo post, un documento in formato PDF reperibile in rete, con su il programma del 26° convegno annuale della “Society For Scientific Exploration”. Ho cominciato a leggere e mi sono trovato come catapultato in una sorta di universo parallelo.“Interpretazioni quantomeccaniche della Consapevolezza collettiva”, recita il titolo di uno degli interventi, ed altri: “Sfide sperimentali alla seconda legge della termodinamica”, “Le conseguenze parafisiche dello spazio quadridimensionale”, “Può la teoria dell’Antenna Dielettrica aiutare a spiegare l’olfatto degli insetti?”; per arrivare ad un impagabile: “Ricerca sugli UFO: a che punto siamo?”
Poi ho rammentato la grande passione del mio amico per la parapsicologia (!), disciplina rispetto alla quale afferma da un lato di nutrire grande interesse, ma dall’altro di non credere alla maggior parte delle cose che vengono investigate, ed ho cominciato a riorientarmi nello spaccato di mondo che mi ha aperto davanti.
Confesso di non aver letto per intero il documento, ma almeno a metà delle sue 35 pagine ci sono arrivato… e l’ho trovato bizzarro. Un tentativo di essere contraltare ad una Scienza che viene definita “cattedratica”, che si accusa di non volersi confrontare con “fenomenologie non ripetibili”, e della quale pure si mutuano, in una involontaria parodia, forme e linguaggi.
Ebbene occorre, in questo mondo in cui le mistificazioni sono all’ordine del giorno, a volte perfino operate in buona fede, avere ben chiara la differenza tra cosa si intende per “Scienza”, e cosa invece non lo è. Non essendo questo lo spazio adatto per una trattazione approfondita (peraltro esistono ottimi trattati di filosofia della Scienza…) mi limiterò a mettere giù un po’ di paletti.
Per cominciare, la Scienza si occupa dell’osservazione e dell’interpretazione dei fenomeni naturali, e parte dall’osservazione di un evento per dedurne principi e comportamenti generalizzabili ad altre situazioni analoghe. La ripetibilità delle esperienze ne è uno dei capisaldi. Tutto ciò che non sia replicabile, semplicemente, non si presta ad un’indagine scientifica, attiene all’ambito del caso, o dell’arbitrarietà (a meno di appartenere a fenomenologie con connotati statisticamente trattabili).
Si può applicare un metodo scientifico a delle indagini senza che il metodo trasferisca la sua scientificità alle intenzioni. Esaminare con metodologie “scientifiche” degli eventi presumibilmente casuali, come la correlazione tra una serie di disegni effettuati durante il sonno e le copertine dei quotidiani dei giorni successivi (per cercare di dimostrare la possibilità anche remota delle capacità precognitive del cervello umano), pur utilizzando metodologie prese di peso dalla scienza statistica, non rende ipso facto “scientifica” la ricerca stessa.
Per meglio dire: è “Scienza” osservare un fenomeno e cercare di comprenderlo, mentre è “non-Scienza” partire dal presupposto che un fenomeno esista o possa esistere (la parapsicologia è piena di esempi di questo tipo: precognizione, telepatia, telecinesi, levitazione, esperienze extracorporee…) e cercare “a posteriori” un metodo per verificare l’attendibilità delle nostre aspettative.
Confesso, in passato, di essere anch’io rimasto affascinato se non dai fenomeni paranormali in sé (la cui esistenza, se fosse necessario ribadirlo, nessuno ha ancora inequivocabilmente dimostrato), quantomeno dalle possibilità che la concretizzazione anche di uno solo di essi ci schiuderebbe davanti.
Però di fronte a tutto prevale uno scetticismo critico: i fenomeni possono esistere o non esistere, ma non verificarsi in maniera del tutto imprevedibile. Anche se, magari a volte sarebbe bello illudersi che, da un giorno all’altro, il mondo possa subire positivi sconvolgimenti dalla scoperta, che so, della levitazione, o della telepatia (e nel contempo sperando anche di non aver perso, con questo post, il mio unico lettore/commentatore).