Alle volte tocca a noi

La vita, ogni tanto, ci spiazza. Imprevedibilmente ci si trova a dover esser da guide ad altri, a prendere decisioni per loro. E magari neppure ci si rende pienamente conto di quello che sta accadendo. A me è successo venerdì sera di dover gestire una situazione inattesa, al termine di una Critical Mass conclusasi in un posto imprevisto, in un modo imprevisto.

In breve la situazione: una neonata associazione romana (neonata come associazione, perché i partecipanti non son certo "nuovi") organizza la serata di inaugurazione della nuova sede, ristrutturata con grande impegno e fatica nei mesi scorsi, in coincidenza col termine della "Massa Critica". Se non che, dopo la solita oretta e mezza di pedalata, ci si ritrova fermi in quel di Porta Maggiore, senza un’idea precisa di cosa fare. Un gruppo preannuncia che se ne andrà via, altra gente che non sa che pesci prendere, c’è chi è perplesso, chi titubante, e io mi rendo conto che nessuno (!) dell’associazione suddetta è presente per "trascinare" i ciclisti alla festa.

Siccome, pur con mille distinguo, non mi piace vedere il lavoro delle persone sprecato, decido di cercare di coinvolgere tutti quelli che posso, mi muovo, convinco, spingo, insisto, fomento, finché, prima che il gruppo si polverizzi da sé per l’eccessiva attesa, parto… con uno sparuto drappello alle calcagna. Tempo di fare cento metri fino al semaforo successivo, mi giro, e vedo che un gruppo ben più folto ha deciso di seguirci, è quello che speravo.

A quel punto devo decidere il percorso, scegliere le strade più dirette e con meno dislivelli, l’ispirazione mi soccorre, suggerendo il passaggio per Piazza Vittorio. È un percorso che solitamente faccio all’inverso, ma si rivela la scelta giusta: poco traffico, dislivello minimo, liscio come l’olio. Alcune decine di metri alle mie spalle una quarantina di ciclisti seguono alla luce dei fari e dei lampioni.

Io mi muovo davanti agli altri, a volte molto più avanti, faccio tesoro dell’esperienza con Ruotalibera per cercare di gestire un gruppo di persone disabituate ad essere gestite (ma fortunatamente abituatissime ad autogestirsi). L’ultimo tratto dobbiamo imboccarlo contromano, temo il peggio, ma l’esperienza del fare Massa Critica aiuta a venirne fuori, e finalmente li traghetto di fronte all’entrata della festa.

Che sarebbe successo, mi sono chiesto, se non ci fossi stato io? Qualcuno/a se ne sarebbe andato per conto proprio, altri avrebbero fatto dei gruppetti, alcuni, pur volendo andare all’inaugurazione, non avrebbero saputo trovare la via. E invece poi la festa è stata molto apprezzata da tutti, la nuova sede tirata a lucido ed accogliente, e le chiacchiere vivaci si sono protratte fino a notte fonda. C’è stato persino chi mi ha ringraziato per aver insistito a che venisse.

Ma non vorrei che questo venisse letto come un post autoelogiativo, quello che mi premeva evidenziare è che tutti, nel proprio piccolo, possiamo a volte fare la differenza, dare il nostro contributo, usare le nostre capacità per qualcosa di utile. L’importante, quando questo avviene, è non tirarsi indietro, non aver timore della responsabilità. In molti casi ne vale davvero la pena.

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