Mancano tre giorni alla fine del viaggio e, come al solito, il mio umore vira al peggio. Nonostante anni di esperienza mi abbiano insegnato che le sorprese possono arrivare in qualsiasi momento fatico a resistere alla sensazione che ormai quello che c’era da vedere lo si è visto, e poco di quello che troveremo più avanti sarà davvero significativo. Forse è un po’ anche la stanchezza accumulata a farsi sentire, e comunque quando è l’ora di partire si parte.
La strada verso Kruja non si può certo dire piacevole. Per fortuna ci allontaniamo subito da Tirana ed il traffico è meno terribile di quanto ci aspettassimo, ma l’attraversamento della cittadina di Fushë-Krujë si rivela a dir poco apocalittico: sono solo pochi minuti, ma l’immagine di un caos letale di traffico, smog, frastuono e povere si fissa indelebile nei nostri ricordi.
La polvere ci accompagnerà per il resto del tragitto. Nonostante le colline verdeggianti ed i boschi all’intorno questa è una zona di cave, e l’attività edilizia in Albania è onnipresente e frenetica. Camion polverosi ci sorpassano, sollevando polvere.
Salendo la strada passa attraverso un bel bosco di querce e pini marittimi, ma anche qui la polvere di pietra ricopre il fogliame, dando al tutto un aspetto opaco e malsano.
La spiegazione arriverà dopo poco, in cima alla salita una cava demenziale sventra la collina, e quella che potrebbe essere una strada bella e panoramica è irrimediabilmente deturpata. Il mio umore peggiora a vista d’occhio.
Kruja ci appare poco dopo, alle pendici di un’impervia parete montana. Chi si aspettava una città dall’aspetto antico resta in breve deluso, i soliti orribili palazzoni dominano incontrastati, facendo a pugni col resto del paesaggio.
Da un lato si scorge il castello antico, anch’esso assediato da vicino da villini e ristoranti.
Kruja è la città natale dell’eroe nazionale albanese, Giorgio Castriota "Skanderbeg", e non poteva mancare la statua a lui dedicata, che sotto un cielo grigio piombo ci accoglie con cipiglio arcigno.
Perlomeno la vista dall’hotel "Belvedere", dove siamo alloggiati, dà sulla città vecchia, ancora risparmiata dagli scempi architettonici che abbiamo alle spalle.
Per prima cosa, dato che la breve tappa giornaliera è già conclusa, andiamo ad incontrare, come da programma, il sindaco. Ci fa da interprete un suo amico d’infanzia, che ormai da molti anni vive e lavora in Italia e torna Kruja solo per le vacanze. Chiacchieriamo a lungo sullo stato attuale e sui problemi dell’Albania, anche nel corso dell’aperitivo che ci viene gentilmente offerto.
Dopo pranzo siamo lasciati liberi di girare per il mercatino della città vecchia, rinomata attrazione del posto.
Non sono un appassionato di artigianato, ma mi piace scattare foto agli oggetti in vendita. Penso che si può capire molto di un popolo dalle cose che le persone appendono, o mettono in vista, nelle proprie case.
E poi è tornato il sole, e la calda luce aranciata del pomeriggio modella ed esalta le forme ed i colori delle cose.
Mentre gli altri valutano, discutono e contrattano acquisti di tappeti, cucchiai in legno e centrini all’uncinetto, io mi arrampico su un lato della collina, e mi ritrovo dentro alla cinta muraria del castello.
L’edificio più rilevante, oltre all’antica torre, è il nuovissimo Museo Skanderbeg, ultima delle grandi realizzazioni del regime, progettato dalla figlia e dal genero di Hoxha.
Nonostante sia evidente che si tratta di un’opera recente l’edificio interamente in pietra ha un suo fascino, e la luce del tramonto ne modella le pareti curve in maniera decisamente efficace. Domani pomeriggio saremo qui in visita.
Complimenti!
Un viaggio bello ed affascinante nella terra delle aquile, nella MIA BELLA e strana terra, nella terra di passaggio tra oriente ed occidente, moderno ed antico. Bel diario!
La prossima tappa da fare, non in bicicletta ovviamente, sicuramente nella parte nord e nord-est albanese.
Liliana.
Ciao Liliana
Ieri sera ho incontrato Rosario e mi ha detto di averti segnalato il mio racconto.
Sono contento che tu l’abbia apprezzato, soprattutto dato che vieni da lì e conosci le cose che ho descritto per averle vissute in prima persona.
E’ difficile raccontare di terre e popoli che vivono momenti di transizione così sofferti, si rischia sempre di dare un giudizio troppo soggettivo e non rispettoso dell’altrui diversità.
ciao rragazzi mi fa molto piacere che siete andati nel nostro paese e poi avete fatto il giro in bici ,,cosa che a me personalmente mi piace da morire chissà un giorno lo farò pure io nel moi paese portando con me i miei amici di roma.Capisco che non è stato facile per voi ma spero tanto che siete stati bene nonostante tutto ciao da bulent ROMA ..ELBASAN