Turisti a Berat

16 agosto
Ci svegliamo senza fretta, dal momento che oggi saremo soltanto dei normali turisti "appiedati". Il balcone della nostra stanza affaccia sul curioso ponte pedonale che unisce le due metà della città vecchia. Ci abbandoniamo ad una pigra colazione prima di salire alla rocca del castello che sovrasta la città.

IMG_2305.JPG

Il castello di Berat fu, di fatto, una città fortificata. All’interno della cinta muraria si trovavano alcune centinaia di edifici, tra i quali diverse decine di chiese di rito ortodosso. Al momento ne resta ben poco: una manciata di case antiche, alcune ancora abitate (prevalentemente da anziani), e tre o quattro chiese piuttosto malmesse.

IMG_2373.JPG

Iniziamo la visita dal museo di arte iconografica, ospitato nella chiesa principale, cui si accede da un piccolo chiostro.

IMG_2331.JPG

Faccio in tempo a catturare una sola foto dell’interno, dopodiché la guida mi informa che è vietato fotografare.

IMG_2330.JPG

Visitiamo pochi, rarissimi e preziosi reperti. Ci troviamo al cospetto di una cultura faticosamente sopravvissuta a quattro secoli di dominazione ottomana solo per ricevere il colpo di grazia dalla "rivoluzione culturale" di Hoxha, che negli anni ’70 fece abbattere chiese e moschee e spalmare calce su affreschi e icone sacre.

Facciamo così la conoscenza di Onufri, pittore albanese della metà del 1500. In una forma d’arte strutturata fin quasi alla fossilizzazione, come è l’arte iconica cristiano-ortodossa, la grandezza di Onufri consisté nel riuscire ad infondere umanità nei suoi personaggi, e ribadisco nonostante la rigida codifica richiesta dalla tradizione per tali opere.

Poi ho uno shock culturale, e mi mordo le mani per il divieto di fotografare. In un’icona vedo usata un’illusione prospettica del tipo esterno/interno (di quelle, per capirci, rese celebri da Escher agli inizi del ‘900)! Non riesco a crederci. Onufri ha avuto la stessa intuizione tre secoli prima! Viene da domandarsi cosa avrebbe rappresentato se fosse vissuto nello stesso periodo in Italia, o nelle Fiandre, e se avesse potuto esprimersi in schemi meno fissi e limitanti.

Proseguiamo nella visita, ed approfitto di una distrazione della guida per riprendere un paio di scatti di interni affrescati. Nonostante le "ingiurie degli anni" la grandezza dell’opera originaria è ancora apprezzabile.

IMG_2337.JPG

Continuiamo a camminare, il castello è un enorme spazio semivuoto, puntellato qua e là degli ultimi edifici rimasti, in primis quelli costruiti originariamente con più cura: le chiese.

IMG_2342.JPG

Chiese che, persi gli edifici che originariamente le circondavano, si affacciano sulla cinta muraria, e da lì direttamente sulla vallata sottostante. Lo sguardo spazia all’intorno e finalmente riesco a cogliere il respiro dei secoli trascorsi, la percezione di innumerevoli epoche che hanno modellato questa terra fino al qui e ora.

IMG_2346.JPG

Secoli e secoli di separazione di storia, imperi, culture, si riflettono oggi in differenze piccole ma significative, che forse si percepiscono meglio scrutando tra le bancarelle di anticaglie e souvenirs.

IMG_2378.JPG

Oppure differenze macroscopiche, come in questa moschea circondata da bus fatiscenti, immagine che rimanda più al vicino oriente che ad un paese a due sole ore di traghetto dalla costa italiana.

IMG_2381.JPG

L’Albania di oggi è una "terra di mezzo", sospesa tra oriente ed occidente, tra passato e futuro, tra islam e cristianità, che porta su di sé le ferite di conflitti millenari. Antichi problemi irrisolti competono con problemi assolutamente nuovi, in un accavallarsi inestricabile e caotico, a tratti lentissimo, a tratti frenetico. Non ho le categorie di pensiero adatte a comprendere veramente questo paese, questo popolo. E quel che è peggio, comincia ad insinuarsi il dubbio che non le possieda neppure per comprendere il mio, di paese.

IMG_2475.JPG

E poi anche oggi incontro con "le autorità", stavolta si tratta del vicesindaco. Siamo un po’ in ritardo sul previsto, ed essendo entrati nella fascia temporale di sospensione dell’erogazione elettrica dobbiamo fare a meno dell’aria condizionata, che in una sala al chiuso significa grondare di sudore dopo pochi minuti.

IMG_2394.JPG

Sbrigata la parte formale andiamo a visitare il museo etnografico, ricavato in una ben conservato edificio di epoca ottomana, e veniamo edotti circa abiti, utensili ed usanze di circa un secolo e mezzo fa.

IMG_2409.JPG

Quindi, per me un po’ inaspettatamente, finiamo in una galleria d’arte, dov’è anche allestita una piccola mostra di foto d’epoca.

IMG_2429.JPG

La pittura contemporanea sembra lontana anni luce da una città come Berat, saldamente ed orgogliosamente aggrappata al proprio passato, ma forse proprio per questo non si può non apprezzare il generoso sforzo di aprirla e tenerla in vita proprio qui.

IMG_2427.JPG

E non dispiace trovare conservati, accanto alle opere recenti, i dipinti di maestri del periodo comunista. A riprova del fatto che una cultura vera non  cerca di cancellare il passato, o di riscriverlo, ma semplicemente di conoscerlo, in ciò che di buono, o di cattivo, abbia prodotto.

IMG_2424.JPG

Resta il tempo di una visita alla moschea. Ci togliamo le scarpe e, molto semplicemente, entriamo. È la prima volta che metto piede in un tempio dell’islam. Non so cosa mi sarei aspettato, provo una vaga inquietudine. Mi rendo conto che, nonostante abbia opposto tutta la resistenza possibile, le quotidiane ed incessanti strumentalizzazioni sul presunto "scontro di civiltà" hanno sedimentato in me sentimenti che io stesso stento a riconoscere.

IMG_2457.JPG

Quello che trovo è in fondo un luogo molto semplice, uno spazio dove persone che credono in una divinità fondamentalmente non dissimile da quella dei miei conterranei si riuniscono per pregare ed ascoltare la parola del profeta Maometto. E davvero, penso, quanto poco basta a creare barriere, ad innalzare la bandiera del "noi" contro "loro", a seminare prima incomprensione, poi conflitti, guerra, distruzione.

A ragionarci bene è proprio il concetto di "guerra di civiltà" che non sta in piedi. Le "civiltà" non si fanno guerre, si studiano tra loro, commerciano, scambiano cultura, arte, sapere. L’unico vero scontro di cui si può dar conto è quello tra due diverse "barbarie": l’arroganza integralista e talebana dell’islam più rozzo ed ignorante da una parte contro l’avidità di ricchezze e petrolio dell’occidente industrializzato dall’altra. Ottusità contro egoismo. Ma per favore, non parliamo di "civiltà". Civiltà è altro.

Dopo una serata da dimenticare, inclusa la "fuga" mia e di Manu da un ristorante incapace di gestire un numero di clienti superiore alla media, conclusa con una "cena" a base di "pita e birra" presso un ambulante, mi ritrovo sul balcone della stanza d’albergo, a fotografare di nuovo il ponte pedonale.

IMG_2470.JPG

Mi piace pensare che questo ponte possa simboleggiare un’Albania che si protende, metaforicamente, tra l’occidente ed il mondo musulmano. E che, dopo secoli di guerre più subite che volute, riesca finalmente ad essere luogo di pace, dialogo ed incontro.

10 pensieri su “Turisti a Berat

  1. Caro Marco, il tuo racconto è veramente bello, invidio un pò la tua abilità di osservatore attento nonostante i numerosi disagi che abbiamo avuto. Infatti, è molto facile essere travolti dalle incombenze del viaggio e diventare cieci e sordi anche ad una esperienza unica come quella della spedizione in Albania. Grazie al tuo racconto la recente esperienza è diventata, almeno per me, più chiara e ricca di significati. Complice è sicuramente la tua fida macchina fotografica che ti permette di vedere e capire, qualità essenziale di ogni buon viaggiatore. Vedrò di imparare a fare altrettanto.

    Un caro saluto

    Mauro Destino

  2. Ciao Mauro
    Ti ringrazio per le tue parole e per l’apprezzamento. La macchina fotografica è uno strumento, che ho usato in passato per affinare la capacità di attenzione. Ora la uso più che altro come un “bloc notes visuale”, al servizio delle cose che vedo e penso.
    Se un’immagine mette bene a fuoco un’idea, allora scatto. 🙂

  3. io sono di berat.e normale che per me e la citta biu bella del mondo.anche se ormai vivo qui da 8anni(torino) il mio cuore e sempre la giu.non lo so se vivrò qui per sempre,ma di sicuro tornero a morire li…

  4. Certo che Valona sempra un gigantesco bambino capriccioso,ma e un gigantesco bambino molto ambizioso.Tra 10 o 20 anni (da quello che ho letto )diventera una citta con influenza su tutto il mediterraneo i balcani e l europa sud-orientale.solo che il marre sara un po liu sporcho per via dell inquinamento.

  5. Come dice una canzone italiana: “lo scopriremo solo vivendo”.
    Con l’aria di crisi che tira in questo periodo il mare di Valona rischia di rimanere pulito per un bel po’, come rischiano di tornare puliti i mari italiani.
    E per me sarebbe una cosa positiva… come pure che l’Albania, dopo tanto isolamento, si guadagni il posto che le spetta in Europa, inquinamento o meno.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...