Domenica 22 luglio 2007, ore 6.15, il sole fa capolino tra l’orizzonte di colline che circonda Foligno. Mi sono svegliato prima degli altri e cerco di tirare le fila di questa "mini tournee" di tre giorni che ci ha portato l’altro ieri a Lesignano ai Bagni, nel Parmigiano, e ieri qui in Umbria, all’agriturismo "I Cupacci".
Venerdì, spendendo un giorno di ferie, siamo partiti tutti quanti in auto alla volta di Parma. Un viaggio lungo, caldissimo, sfiancante, sei ore e mezza tra autostrade e stradine di campagna per arrivare al posto dove dovremmo tenere la nostra rappresentazione assieme ad un altro gruppo teatrale concorrente.
L’appuntamento di Lesignano fa parte del concorso "L’Ermo Colle", per il gruppo che risulterà vincitore ci sarà un premio in denaro ed una ulteriore data in Sardegna ad agosto. Arrivati troviamo il nostro regista intento al piazzamento delle luci, stremato ed in piena "eruzione" artistica, che comincia a spiegarci in che modo pensa di stravolgere ed arricchire l’azione scenica che abbiamo faticosamente organizzato, al Piccolo re di Roma, su un palco di quattro metri per sei, dividendola in due diversi spazi.
C’è un palcoscenico, dove organizzeremo "il corto", la parte più onirica della rappresentazione, e l’ingresso di un edificio abbandonato (le vecchie terme) dove tra porte e finestre metteremo in scena la parte finale, il fatidico terzo atto del "Giardino dei ciliegi" di Cechov.
La creatività di Gianluca risulta come al solito esplosiva e devastante, senza nemmeno darci il tempo di fare una prova tecnica comincia a darci istruzioni sulle cose da aggiungere: giochi d’ombre, interazioni interno-esterno, movimenti al piano superiore per aggiungere affacci alle finestre. Un utilizzo totale delle risorse sceniche che richiederà una notevolissima componente d’improvvisazione.
Per una compagnia di non professionisti come la nostra è normale gestire cambiamenti dell’ultimo minuto con estremo spirito di adattamento, ma l’incertezza sul risultato finale, unita alla fatica del viaggio, mette a dura prova i nervi di molti di noi.
Nel bene o nel male si va in scena. Il palcoscenico è uno spazio alieno, tutte le distanze e le traiettorie vanno ricalibrate, le luci sono irriconoscibili. Esaurito "il corto" rientriamo, mentre il famoso gioco di ombre su cui Gianluca ha speso tanto tempo va a farsi benedire perché il riflettore interno all’edificio semplicemente non viene acceso (!).
Ci muoviamo e ci cambiamo alla luce di un candelabro, poi partiamo con Cechov nel secondo spazio, usando porte e finestre un po’ secondo le indicazioni del regista, un po’ integrando con nostre idee estemporanee. Il risultato finale è più che buono, la vicenda si sviluppa con estrema naturalezza e senza artificiosità, il pubblico è coinvolto ed alla fine applaude con convinzione.
Passato il break eno-gastronomico offerto dall’organizzazione assistiamo al lavoro dell’altra compagnia, "La Gramigna", un trio di Roma. Il lavoro che presentano è basato su vicende che riguardano gli ultimi anni della vita di Vincent Van Gogh. Questi sono professionisti, e si vede.
Tuttavia al di là della padronanza tecnica e dell’allestimento curato fin nei dettagli il loro spettacolo mi risulta freddo e decisamente cervellotico, oltreché poco adatto ad una rappresentazione all’aperto, che disperde le voci ed i toni più interiori ed intimisti. Paradossalmente pur non essendo noi professionisti, tutto il lavoro di quest’anno svolto in spazi aperti ed in mezzo al verde ci ha reso in grado di rendere efficacemente il nostro spettacolo in una situazione atipica come quella del recitare in esterni.
Ormai a notte fonda raccogliamo le nostre cose e ce ne andiamo a dormire in un alberghetto poco lontano. Rapida doccia quindi piombiamo stremati sui letti.
Sabato mattina, dopo abbondante colazione, ci muoviamo di buonumore alla volta di Foligno. Purtroppo anche stavolta le distanze ci traggono in inganno, le quattro ore preventivate, complice anche l’esodo estivo verso le vacanze, diventano sei, e ci fanno arrivare ai "Cupacci" in ritardo sulla tabella e più stanchi del necessario.
Si ripete per la seconda sera la dinamica caotico-creativa di Gianluca, che a fronte di un gruppo stanco e stressato continua a proporre aggiunte, cambiamenti, integrazioni e stravolgimenti. Più le idee risultano inapplicabili ed ingestibili, più lui continua a sfornarne a getto continuo, mantenendoci sotto pressione fino all’ultimo minuto.
In partenza lo spettacolo sembra un disastro, tra candele romane e torce che non si accendono a causa del venticello che soffia, macchine parcheggiate che non sono state rimosse da punti strategici del "percorso itinerante", luci sistemate in fretta e furia che non ci lasciano vedere e gestire adeguatamente gli spazi, momenti di panico (come quando, appena prima di partire col "Giardino dei Ciliegi", vediamo entrare Gianluca nervosissimo che ci dice: "fermi, non iniziate, non c’è la musica! …avete per caso visto dov’è il tecnico del suono???")
E però, alla fine tutto più o meno funziona, senza tecnicismi esasperati, senza cura maniacale dei dettagli, colmando le lacune organizzative con spirito di adattamento ed un allenamento ormai collaudato ad improvvisare spazi, reazioni e movimenti all’impronta. Io mi accontenterei di aver finito, invece il pubblico è entusiasta e dopo il primo giro di applausi ci richiama fuori. Considerato che sono le dieci e mezza e che hanno dovuto aspettare la fine dello spettacolo per cenare (!), il fatto che siano lì ad applaudire invece di precipitarsi sul buffet è un segnale concreto che gli abbiamo davvero regalato delle emozioni.
Oggi, viaggio di rientro a parte, è il primo giorno di vacanza vera da due settimane a questa parte. Ce ne staremo sbracati in questo bellissimo agriturismo affacciato sulle colline umbre a ritemprarci, dopo lo scorso weekend speso interamente a fare prove ed una settimana in cui, oltre agli impegni lavorativi, siamo andati in scena cinque sere su sei, di cui le ultime due in trasferta.
Mi consola il fatto che ci resta ormai solo l’appuntamento del primo agosto, poi se ne riparlerà forse a settembre. Bello e divertente, sì, ma che sgobbata ragazzi! 